“Voglio credere che il dibattito possa posarsi su valutazioni politiche di livello perché non è il tempo di valutazioni ideologiche. Peraltro, ed è un dato rilevante, le associazioni che si sono sentite in questi giorni hanno depositato un documento condiviso.
Il fil rouge del ragionamento politico è chiaro.
La legge regionale il 27 febbraio 2020 ha introdotto i parametri del distanziometro estendendoli alle realtà ed ai lavoratori preesistenti ma ha anche consapevolmente assegnato agli operatori del gioco pubblico il tempo materiale di delocalizzarsi, individuando in 18 mesi la misura adeguata e così la data dell’entrata in vigore per fine agosto 2021.
Tuttavia circa dieci giorni dopo è intervenuto il lockdown pandemico che ha serrato il comparto del gioco pubblico per oltre 13 mesi su 16, mettendolo letteralmente in ginocchio e rendendo impossibile una qualsiasi forma di riorganizzazione”.
È Geronimo Cardia, presidente di Acadi - Associazione concessionari giochi pubblici - aderente a Confcommercio, a ricostruire la genesi e gli effetti della normativa del Lazio sul gioco, di cui è in discussione la proroga dell'entrata in vigore prevista per fine agosto, attraverso un emendamento al Collegato di bilancio che farebbe slittare questa scadenza a settembre 2022.
“Il combinato disposto della crisi economica generalizzata e dei disagi sulla salute mentale di noi tutti cittadini impedisce di assumere atteggiamenti ideologici ed impone di guardare in faccia la realtà. Se a questi profondi disagi aggiungiamo un provvedimento di chiusura definitiva ad agosto2021 dobbiamo essere consapevoli che stiamo preparando una miscela esplosiva di disperazione per le imprese, per i loro lavoratori ed in concreto per le 16.000 famiglie che riguardano il comparto del gioco pubblico”, ricorda Cardia.
"L’esplosione del disagio innesca a sua volta la minaccia concreta dell’espansione dell’offerta illegale e dell’infiltrazione della medesima sui territori, per rispondere ad una domanda di gioco che comunque esiste. Mi limito a richiamare l’allarme previsto con saggezza dall’allora capo della Polizia Franco Gabrielli, le note sempre puntuali di Cafiero de Raho – procuratore nazionale Antimafia del 2017 – ed i dati a consuntivo (a dicembre 2020 per esempio ma anche dopo) presentati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che è il nostro ente regolatore, con le attività svolte anche in tandem con il Copregi, il comitato per la repressione del gioco illegale che vede uniti nel contrasto al gioco illegale appunto Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza”, prosegue il presidente di Acadi.
“E allora, che fare? Non è il momento di ideologie. Non è il momento di gioco si, gioco, no. Occorre guardare in faccia la realtà. E riassegnare i soli 13 mesi di chiusura già imposti dal lockdown non è sufficiente perché il comparto deve ritrovare le forze per ripartire, da un lato, e deve riuscire a restituire ai territori il presidio di legalità con l’offerta pubblica, dall’altro. Ricordiamoci che per distruggere basta un articolo di legge ma per ricostruire occorrono mesi e mesi di duro lavoro: per questo servono almeno 24 mesi prima che il distanziometro possa entrare in vigore per le realtà esistenti”.