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Riordino gioco fisico, Pucci (Astro) a Fedriga: 'Pronti al dialogo con le Regioni'

23 marzo 2024 - 11:02

Il presidente dell'associazione Astro, Massimiliano Pucci, chiede un confronto a Massimiliano Fedriga (Conferenza delle Regioni) sul riordino del gioco fisico, invitando a 'superare la logica del distanziometro' e puntare su una razionalizzazione dell'offerta che tuteli piccole e medie imprese dei territori.

Scritto da Redazione
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"La gran parte del documento risente di quell’approccio ideologico-proibizionista che ha contrassegnato, in ambito regionale e comunale, le scelte politiche degli ultimi anni in materia di gioco terrestre ma che non ha portato ad alcun risultato documentabile in materia di prevenzione della dipendenza da gioco (e questo è un dato incontestabile) ma, di contro, ha notevolmente accelerato quella tendenza (comunque fisiologica) che sta portando al soppiantamento del gioco terrestre a vantaggio del gioco on line.
Per inciso, rileviamo con stupore la sottovalutazione di questo rilevante fenomeno di spostamento della domanda dal gioco terrestre verso il gioco on line".


Lo scrive Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione Astro, a proposito del documento redatto dal “Gruppo tecnico delle Regioni e delle Province autonome sub area dipendenze” presentato al ministero dell'Economia e delle finanze nell'ambito del tavolo di confronto sul riordino del gioco fisico, in una lettera inviata al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Massimiliano Fedriga.

 

Pucci rimarca: "I dati riportati nella tabella presente nel documento in esame comprendono tutte le tipologie di gioco terrestre, anche quelle (come, tra le altre, le lotterie istantanee, il Lotto, ecc.) che non saranno mai interessate dalle pesanti limitazioni proposte, nel prosieguo del documento, dal Gruppo tecnico delle Regioni e delle Province; misure che, infatti, colpiranno quasi esclusivamente gli apparecchi di cui all’art. 110, comma 6 del Tulps (Awp e Vlt)".
Per poi evidenziare: "Ebbene, per quanto riguarda le Awp e le Vlt, Le segnaliamo, a smentita di quanto riportato nel documento, che la loro raccolta complessiva è passata dai 48,1 miliardi di euro del 2015 ai 34 miliardi di euro del 2022. Il dato riferito al 2022 registra, peraltro, una flessione anche rispetto al 2019 (l’anno precedente alla pandemia) durante il quale fu registrata una raccolta pari a 46,5 miliardi di euro. In termini percentuali si registra, quindi, una diminuzione di circa il 30 percento nel periodo temporale considerato.
Nello stesso periodo, la raccolta del gioco on line è, invece, passata da 16,9 miliardi di euro a 73,1 miliardi di euro, registrando, quindi, un aumento di oltre il 300 percento.
Sempre per evidenziare il trend negativo riguardante il settore apparecchi, rileviamo che il numero delle Awp è passato da 407.323 del 2016 a 256.252 del 2022, gli esercizi presso cui cono collocate le Awp sono passati dai 85.025 del 2016 ai 51.619 del 2022.
Alla luce dei suddetti dati non si può quindi negare, come invece fatto nel documento in esame, la tendenza verso un rilevante spostamento della domanda dal gioco terrestre (con particolare riguardo agli apparecchi) a vantaggio del gioco on line.
Questa tendenza verrebbe ulteriormente accelerata per effetto delle restrizioni alla dislocazione territoriale dei punti di gioco (mediante lo strumento del c.d. 'distanziometro) proposte dal Gruppo tecnico, il quale auspica un numero abnorme di luoghi sensibili e una distanza di rispetto di 350/400m (ricavata dalla media delle distanze minime imposte dalle vigenti leggi regionali)".

Noi, afferma ancora il presidente di Astro, "contestiamo in toto l’efficacia del 'distanziometro' come strumento di prevenzione dei fenomeni di dipendenza: l’esperienza, la logica e il buon senso ci portano infatti a ritenere che una persona affetta  questa patologia non si faccia scoraggiare dalla necessità di percorrere un centinaio di metri in più per trovare un posto dove giocare.
Peraltro, dallo studio presentato il 18 ottobre 2018 dell’Istituto superiore di sanità emerge che 'capillarità e prossimità non sono elementi favorenti la problematicità (…) tra le principali motivazioni che muovono il giocatore problematico nella scelta del posto in cui giocare c’è proprio la riservatezza che gli viene meglio garantita nelle zone distanti dai centri urbani e, ancor di più, lontani dai luoghi in cui è radicata la sua vita familiare e lavorativa'.
A conferma di ciò, pur essendo ormai passati più di dieci anni dall’introduzione di questo strumento da parte delle Regioni, non esiste alcuna evidenza empirica (e, tantomeno, scientifica) della sua efficacia nella lotta alla dipendenza da gioco.
La pervasività della diffusione degli strumenti digitali e l’affacciarsi, nel panorama collettivo, dell’intelligenza artificiale, rende velleitaria, se non addirittura malinconicamente grottesca, l’idea di arginare i fenomeni di dipendenza mediante strumenti come il 'metro' e l’orologio (distanze minime e limitazioni orarie)".

Ciononostante, sottolinea Pucci, "come associazione di categoria siamo disposti ad accettare l’idea di una razionalizzazione della dislocazione territoriale dei punti di offerta di gioco, purché sia condotta con spirito razionale (e non con l’intento di espellere il gioco legale dal territorio) e salvaguardando gli investimenti già esistenti.
Seguendo questa ottica potrebbe, quindi, avere un senso inibire l’insediamento dei punti di offerta di gioco nei centri storici e ad una distanza inferiore a 200 - 250 metri dalle scuole medie e dalle scuole superiori.
Inibire, invece, l’offerta di gioco al di sotto di una distanza minima dagli asili nido o dalle scuole elementari non ha alcun senso, a meno che non si creda che i bambini che sono ospitati negli asili nido o che frequentano le scuole elementari possano recarsi nei bar o nelle sale giochi per giocare con le slot machine.
Scorrendo, invece, l’elenco dei luoghi sensibili proposto dal Gruppo Tecnico notiamo, oltre agli asili nido e alle scuole elementari, anche le università, i luoghi di culto, gli impianti sportivi, le stazioni ferroviarie e di autocorriere.
Il decreto-legge 158/2012 (meglio noto come Decreto Balduzzi) aveva coerentemente individuato la ratio del distanziometro nella necessità di evitare la prossimità dei punti di offerta di gioco rispetto a determinati luoghi istituzionalmente destinati ad ospitare soggetti particolarmente vulnerabili ai fenomeni di dipendenza o i soggetti minorenni (non certo i neonati o i bambini delle elementari).
Se questa è la ratio, la volontà di includere tra i luoghi sensibili gli asili nido, le scuole elementari, le stazioni ferroviarie e di autocorriere, le università, i luoghi di culto e gli impianti sportivi esprime soltanto l’intento di eliminare surrettiziamente il gioco legale dal territorio.
Se questo sarà l’orientamento che verrà fatto proprio dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ci permettiamo di segnalare che l’unico effetto che produrrà sarà quello di favorire ulteriormente il progressivo ridimensionamento del gioco pubblico terrestre mediante apparecchi, fino alla sua definitiva sparizione.
Parliamo di un comparto industriale e commerciale composto prevalentemente da Pmi italiane e piccoli esercizi di prossimità che occupano decine di migliaia di lavoratori. Eliminare o ridimensionare ulteriormente questo comparto avrebbe, inoltre, l’ulteriore effetto di privare i territori di quel presidio di legalità garantito dalla visibilità (che equivale a controllabilità) dell’offerta legale, venuta meno la quale si aprirebbero praterie
all’offerta clandestina gestita dalle organizzazioni criminali.
Come associazione di categoria continuiamo a confidare che il buon senso orienterà la politica verso decisioni pragmatiche, scevre da influenze ideologiche, che tengano conto dell’esigenza di salvaguardare le Pmi italiane e i loro lavoratori, di consentire a chi vuole giocare responsabilmente e per divertimento di continuare a farlo utilizzando prodotti garantiti e senza dover entrare in contatto con le organizzazioni criminali e, non da ultimo, di continuare a garantire allo Stato quei 6 miliardi annui (con un imponibile non occultabile) che gli derivano dal gioco pubblico mediante apparecchi.
Per tale ragione, ci mettiamo fin d’ora a disposizione per ogni forma di interlocuzione che vorrà cortesemente accordarci".

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