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Associazioni gioco a Regione Lazio: 'Tutelare lavoratori in difficoltà'

28 maggio 2021 - 09:34

Le associazioni che rappresentano il settore del gioco scrivono ai presidenti delle commissioni consigliari della Regione Lazio chiedendo tutela del lavoro e un'audizione.

Scritto da Anna Maria Rengo
Associazioni gioco a Regione Lazio: 'Tutelare lavoratori in difficoltà'

"Non chiediamo leggi speciali. In questo momento chiediamo solo la tutela del lavoro per migliaia di persone che in questo anno passato hanno avuto - come molti - grandi difficoltà economiche. Gentili presidenti, con questa nostra lettera aperta siamo a chiedere la vostra disponibilità ad essere auditi per motivare le nostre ragioni". Lo scrivono congiuntamente Comitato Donne in Gioco, Agire, Agas, Agisco, Ascob, Emi Rebus, Res Cogitans, Sapar, Utis, As.Tro – Assotrattenimento, Egp - Fipe, Fit – Federazione Italiana Tabaccai, Assotabaccai, Fiegl-Confesercenti, Sistema Gioco Italia – Confindustria e Acadi - Confcommercio, che si rivolgono ai presidenti delle commissioni consigliari competenti in materia di gioco della Regione Lazio (Fabio Refrigeri per la Bilancio, Rodolfo Lena per la Sanità, Marietta Tidei per la Sviluppo economico, Eleonora Mattia per la Lavoro, Sara Battisti per la Affari costituzionali) oltre che per conoscenza agli assessori alle Politiche sociali Alessandra Troncarelli e alla Sanità Alessio D’Amato, spiegando di essere "le lavoratrici, i lavoratori, le associazioni del gioco pubblico che vivono e lavorano nella Regione Lazio. In questi giorni abbiamo letto alcune prese di posizione pubbliche di realtà associative e politiche contrarie alla proposta della Giunta della Regione Lazio, che dovrà essere approvata dal Consiglio regionale, di prorogare per 12 mesi l’entrata in vigore della legge che prevede l’entrata in vigore del 'distanziometro' per le realtà esistenti".

Le associazioni vogliono concentrarsi su "un solo tema, che reputiamo importante e - ad oggi - centrale: quello del lavoro e della dignità di tutti i cittadini di fronte al lavoro, principio riconosciuto come imprescindibile dalla nostra Carta Costituzionale e su cui la nostra Repubblica si fonda".

E ricordano come la citata legge regionale, che introduceva il cosiddetto “distanziometro”per le realtà esistenti, prevedeva infatti un periodo transitorio di 18 mesi dalla sua approvazione all’entrata in vigore. "All’indomani della sua pubblicazione è però scoppiata la crisi pandemica che - oltre agli altri disagi - ha causato la chiusura di tutte le attività, azzerando di fatto il periodo transitorio. Oggi la Giunta regionale, con senso di responsabilità e a seguito di vari confronti con i lavoratori del comparto riconosce questa difficoltà e propone, nel Collegato al bilancio, una proroga naturale proprio perché per 12 mesi le nostre attività, come tante altre, sono state chiuse.

In questo periodo affronteremo quanto stabilito dalla legge e cercheremo di farlo con tutti i soggetti - lavoratori, aziende, istituzioni, associazioni del terzo settore - perché vogliamo tutelare il lavoro e la salute".

Le associazioni non capiscono però "per quale motivo alcune realtà vogliano cancellare con un colpo di spugna la nostra attività, il nostro lavoro. Non capiamo come alcune realtà, forse maggiormente tutelate, vogliano cancellare delle persone dal mercato del lavoro.
Stiamo parlando di essere umani, padri e madri di famiglia: di lavoratori, imprenditori, spesso imprese familiari che hanno investito tempo, energie, risorse e impegno per lavorare nella legalità e nel rispetto delle regole. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, poche settimane fa affermava che 'il lavoro porterà il Paese fuori dall’emergenza', che 'è necessario garantire a tutti l'accesso al lavoro' e soprattutto 'le istituzioni hanno una responsabilità decisiva di far prevalere la coscienza sulla tentazione di assecondare o cavalcare lo sconforto'. Ecco appunto, 'cavalcare lo sconforto'. Scagliarsi contro questa proroga proposta significherebbe cancellare, senza appello, migliaia di lavoratori perbene e condannare allo sconforto migliaia di famiglie".

 

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