Marchetti (Luiss): 'Riordino gioco, no a interventi tampone'
Per Fabio Marchetti (Luiss e Fondazione Visentini) la riduzione delle Awp ed il dimezzamento dei punti gioco non sono la soluzione.
In attesa che la politica approdi all'atteso riordino del gioco pubblico, forse nella seduta della Conferenza unificata Stato-Regioni ed enti locali in calendario il 7 settembre, il mondo accademico illustra altre possibili proposte, che in qualche modo bypassano quella del Governo e vanno oltre la riduzione delle Awp ed il dimezzamento dei punti gioco. Ne è un esempio quanto afferma il professor Fabio Marchetti del dipartimento di Giurisprudenza della Luiss Guido Carli di Roma, condirettore del Comitato scientifico della Fondazione Bruno Visentini, per il quale "le misure indicate dal Governo, pur volendo rappresentare un intervento volto ad una regolamentazione del gioco attenta anche alla tutela della salute, non sembrano tener conto della complessità della situazione e rischiano, pertanto, di tradursi in un ulteriore intervento estemporaneo, tampone e non risolutivo, il cui effetto nel breve periodo potrebbe essere solo quello di penalizzare certe forme di gioco, vale a dire le Awp".
"Come emerso dalla ricerca della Fondazione Bruno Visentini 'La percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia' (presentata lo scorso maggio), l‘industria del gioco è un settore complesso, estremamente articolato, che da un lato è in continua evoluzione e dall’altro appare rispondere alle scelte, ai 'gusti', del consumatore (giocatore) che si modificano tempo per tempo. Se è vero che attualmente i dati quantitativi mostrano che le Vlt e le Awp rappresentano circa il 51 percento della raccolta non può non evidenziarsi che tale settore è relativamente giovane e che, di converso, la patologia del gioco d’azzardo è un fenomeno ‘antico’, sicuramente preesistente all’avvento delle Vlt e delle Awp", prosegue Marchetti.
"Se si vuole affrontare la ludopatia bisogna andare alla radice sociale, psicologica, direi, medica del fenomeno. Rendere meno agevole il gioco fisico con le Vlt e le Awp non risolve il problema, ma lo tampona sul momento: è altamente probabile che il giocatore ludopatico o patologico, se non trova più agevole giocare alle Vlt o alle Awp, si rivolga ad altre, più agevoli, forme di gioco, non modificando il suo approccio patologico. E qui veniamo a quello che – secondo me – è il profilo più carente della proposta governativa. Le misure proposte appaiono delle misure tampone, là dove non tengono conto della necessità di un approccio complessivo al fenomeno e, in particolare, dell’evoluzione che sta avendo il settore del gioco (al pari di tanti altri settori economici) verso l’online. Non vorrei essere facile profeta nell’affermare che, una volta limitato il gioco fisico patologico attraverso misure - quali quelle proposte - che lo rendano meno fruibile (ammesso che tale risultato possa essere raggiunto con le misure sopra indicate), si ottenga come risultato quello di un travaso dei giocatori ludopatici verso il gioco online, sicuramente pronto (soprattutto da parte dei numerosi operatori illegali) ad accogliere i giocatori compulsivi e patologici", afferma ancora il professore.
Il problema con tutta evidenza è, peraltro, diverso. Il fine non è quello di curare i giocatori patologici, ma di non far entrare nel circolo del gioco (patologico) i giovani. A tal fine più che la riduzione del numero delle Awp, potrebbe essere efficace la proposta di limitare i 'punti gioco'
"L’intervento da ultimo proposto è il più facile (basta cambiare un numero per alzare l’aliquota del Preu), ma anche il più ingiusto perché colpisce solo alcune tipologie di gioco.
Anche per tale profilo si nota la totale dimenticanza del legislatore, oltre che per tutte le altre forme di gioco, per il gioco online, che pure gode di una forma di tassazione (sul margine) sicuramente più corretta e moderna. L’intervento, invece, sul payout non sembrerebbe un metodo giusto e corretto per ottenere maggiori entrate a favore dell’erario sia perché penalizzerebbe i giocatori sia perché potrebbe determinare una riduzione della domanda e, quindi, anziché maggiori entrate una contrazione delle stesse".