Regione Umbria: sì a legge contro Gap, distanze sale gioco a 500 metri
Con 20 voti favorevoli, 1 contrario e 4 astenuti, il consiglio regionale dell’Umbria ha approvato il disegno di legge recante ‘Norme per l’accesso consapevole e responsabile del gioco lecito e per la prevenzione del gioco patologico’.
I 14 articoli della legge sanciscono, fra l'altro, l'istituzione di un numero verde per segnalazioni e richieste di aiuto, di un marchio 'no slot' per gli esercizi che rimuoveranno o sceglieranno di non installare apparecchi per il gioco lecito, con una riduzione dell'aliquota Irap dello 0,92 per cento, in parallelo ad un aumento di percentuale equivalente per quanti invece decidono nella direzione opposta.
Inoltre, stabilisce l'obbligo di effettuare "la rilevazione della presenza delle sale da gioco e degli apparecchi per il gioco lecito sul territorio regionale, in collaborazione con i comuni", promuove, senza maggiori oneri per il bilancio regionale "la progressiva introduzione di idonee soluzioni tecniche volte a bloccare automaticamente l'accesso dei minori ai giochi, anche mediante l'installazione di sistemi di lettura automatica dei documenti anagrafici rilasciati dalla pubblica amministrazione".
DISTANZIOMETRO E PUBBLICITA' - Il testo fissa in 500 metri la distanza delle sale da gioco "da istituti scolastici di ogni ordine e grado,strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio-sanitario, luoghi di culto, centri socio-ricreativi e sportivi, centri di aggregazione giovanile o altre strutture frequentate principalmente da giovani" (con la possibilità per i comuni di individuare altri luoghi sensibili) e vieta "qualsiasi pubblicità relativa all'apertura e all'esercizio" degli stessi locali.
CORSI DI FORMAZIONE PER I GESTORI - La Giunta regionale, "d'intesa con l'Associazione nazionale comuni italiani dell'Umbria (ANCI Umbria), sentite le organizzazioni di categoria e la competente commissione consiliare, disciplina le modalità attraverso le quali vengono attivati corsi di formazione obbligatoria per i gestori delle sale da gioco e dei locali in cui sono installati apparecchi per il gioco lecito e per il personale ivi operante, precisandone i tempi, le modalità, i soggetti attuatori e i costi a carico dei partecipanti. Tali corsi sono finalizzati alla conoscenza e alla prevenzione dei rischi connessi al gioco d'azzardo patologico, nonché alla conoscenza generale della normativa in materia di gioco lecito".
LE SANZIONI - L'apertura di locali da destinare a sala da gioco o l'installazione nei locali di apparecchi per il gioco lecito è "soggetta all'applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000,00 euro a 15.000,00 euro, nonché alla chiusura della sala da gioco o alla chiusura degli apparecchi per il gioco lecito mediante sigilli", mentre la mancata partecipazione ai corsi di formazione "comporta l'applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000,00 euro a 5.000,00 euro". I proventi delle sanzioni saranno introitati dai comuni per il 70% del totale sanzionato e per il rimanente 30% sono utilizzati per implementare il Fondo regionale per la cura del Gap. All'accertamento delle violazioni e all'irrogazione delle sanzioni provvede il comune competente per territorio.
GLI EMENDAMENTI – Nel corso della discussione in Aula sono stati presentati numerosi emendamenti e ne sono stati approvati diversi. Accolto quello di Zaffini (FDI) che inserisce il contrasto all'usura accanto a quello nei confronti del gioco patologico. Nonostante in fase di discussione sia stato accolto gli emendamenti che recitano: "alla lettera e) del comma 1 dell'articolo 3 le parole: "degli apparecchi per il gioco lecito" sono sostituite dalle seguenti: "dei locali in cui vi sia offerta di gioco lecito con vincite in denaro", succeccivamente sono stati cancellato attraverso il processo di drafting, come sottolinea Franco Zaffini. Quindi risultano bocciati gli emendamenti proposti dai consiglieri Nevi, Rosi, Valentino (FI) Mantovani e Monni (Ncd), che si proponevano di “non limitare la prevenzione dei rischi esclusivamente alle slot machine di Stato ma a tutti i tipi di gioco che permettono di vincere somme di denaro, quindi anche lotto, supernalotto, gratta e vinci, scommesse, per evitare lo spostamento dei giocatori verso altre tipologie non colpite dalla legge regionale”. Inoltre, chiedevano di “tenere presente la peculiarità del territorio umbro, che consta di centri abitati di piccole dimensioni e di non elevata densità abitativa, quindi la distanza di 500 metri da un così ampio elenco di luoghi sensibili sembra un esplicito divieto dei giochi controllati dallo Stato sul territorio umbro”.
Chiesta anche la sostituzione della dicitura “no slot” con “no azzardo”, proposta discussa e non approvata. Infine, gli emendamenti dei consiglieri di centrodestra richiamavano i dubbi sulla norma finanziaria: troppi 120mila euro di dotazione e sbagliato l'aggravio Irap che si configura come “strumento per fare cassa”.
LE DICHIARAZIONI - “Saluto positivamente la conclusione di questo iter – afferma Sandra Monacelli (Udc) – con un obiettivo che si sta consolidando. Il cambio di mentalità va introdotto anche attraverso azioni che possono apparire come crude, come quello dell’inasprimento della tassazione”. Il relatore Franco Zaffini (Fdi) aggiunge: "Abbiamo approvato una buona legge e sono molto soddisfatto del lavoro fatto". Critico Raffaele Nevi (Fi), che sottolinea: "Stabilire l'Irap allo 0,92% significa mettere in ginocchio i piccoli esercenti.Il gruppo di Forza Italia è senza alcun dubbio contrario alla ludopatia, semmai stiamo discutendo su quali siano le ricette migliori per combatterla. Da liberale non posso certo sostenere il proibizionismo, una scelta che tutte le statistiche dimostrano essere inefficace nel contrasto al gioco d'azzardo. Tendo a non scaricare le responsabilità di tutto sulla società, giustificando il singolo. Siamo in presenza di una patologia e di persone che quindi vanno curate. Con questa legge colpiamo anche i videogiochi, forse per una svista. Il tema vero invece è che occorre dividere la ludopatia dal gioco lecito, che non è una patologia. Per combatterla servono interventi importanti, che nella legge sono anche citate all'articolo 3. Non serve un logo 'No slot' ma piuttosto uno 'No azzardo', per colpire anche altri eccessi, come i gratta e vinci. Non servirebbe poi prevedere che i minori non possono giocare, visto che è già un reato introdurre minori in questi locali. Dobbiamo diminuire la tassazione per chi non ha questi giochi e lasciarla invariata a chi li ha. Presenteremo un emendamento al bilancio affinché una quota delle risorse dell'Irap vengano destinate alla prevenzione e alla cura della ludopatia. È impossibile colpire il gettito delle macchinette, quindi la tassa che imporremo non risolverà il problema: giusto invece far pagare meno chi sceglie di non installare macchinette”.L’assessore regionale Carla Casciari sottolinea: “Vi sono aspetti importantissimi in questa legge voluta anche da tutte le associazioni, comprese quelle delle imprese, elementi che possono essere di enorme aiuto come il numero verde per chiedere aiuto, che sarà curato del Ser.T di Foligno, specializzato sulle dipendenze non derivanti da tossicodipendenze e che sarà per questo potenziato. Ricordo il coinvolgimento di tanta parte della società, nella prevenzione, nell'informazione e nella formazione sulla materia, che coinvolge le scuole, le istituzioni, le associazioni e il Servizio sanitario regionale. Ricordo anche che il decreto Balduzzi sta completando l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza (Lea) le prestazioni sanitarie relative al gioco d'azzardo patologico. C'è enorme attesa da parte di tutta la società sulla legge che andrà ad intervenire su una materia tanto delicata”.
Dopo il relatore unico Zaffini (FdI), sono intervenuti nel dibattito Dottorini (Idv), Sandra Monacelli (Udc), Brutti (Idv), Mantovani (Up-Ncd), Goracci (Comunista umbro), Cintioli (PD), Nevi (FI), Valentino (FI), assessore Carla Casciari.
FRANCO ZAFFINI, RELATORE UNICO DELL'ATTO: “Parliamo di un problema enorme, che sta dentro un altro problema ancora più gigantesco, quello dei disagi della società relativi alle dipendenze. Quella relativa al gioco patologico costituisce la parte buia di un orientamento invece naturale per l'uomo, che è l'intrattenimento ludico. Però, attenzione, non è di questo che parliamo, ma degli aspetti patologici. Nessuno vuole perseguire il gioco legale, ma contrastare un fenomeno che col gioco non c'entra niente e determina patologie gravi, pericolosissime per la nostra società. L'entità del problema è chiara, le cause vengono da lontano ma non ne parlo ora, presumo tutti siate consapevoli che stiamo trattando di problema grave ed evidente. Ed è solo una piccola fetta della torta enorme che riguarda il gioco patologico. Su quello on line non possiamo intervenire perché internet è libero, riguarda solo la piccola parte degli apparecchi automatici. Non posso non dire anche in quest'Aula che lo Stato si comporta da biscazziere e fa cassa sui giochi. Anziché proteggere i cittadini, li stimola a giocare, superando la soglia di ciò che è normale, dato che c'è una percentuale mostruosa di gioco patologico: il 3 per cento della popolazione nazionale, un milione e mezzo di persone in preda al gioco patologico.
Nel merito, dovevamo definire nel testo di legge come
Ricordo che al momento l'unica cosa supponibile, non sapendo nemmeno quante sono le sale giochi e quindi quale sarà il gettito Irap, è che lo sgravio compenserà l'aggravio, questo è nello spirito della legge, un aggravio peraltro limitato Alle entrate dovute ai giochi. Comunque, solo dopo almeno sei mesi dall'entrata in vigore della legge, si potrà decidere come regolarci, fermo restando che la norma finanziaria potrà impegnare solo risorse certe. Vi invito a fare attenzione su questo problema, viste le conseguenze sul tessuto sociale. potremmo scrivere una pagina importante per la mitigazione di questo grave problema, perché solo di riduzione del danno si parla, e farlo meglio di come altre regioni hanno fatto finora grazie alle caratteristiche individuate nella nostra proposta di legge. Il problema resterà, perché possiamo intervenire su meno del dieci per cento del volume di affari, non essendo da noi controllabile nella sua interezza”.