Il gioco, sia esso con vincita in denaro che non, può essere responsabile ma sono necessarie adeguate linee guida, a maggior ragione quando si parla di giovani e minori. Il tema è quanto mai caldo, specie ora che in Italia è stata (finamente) presentata in consiglio dei ministri il disegno di legge Delega in materia fiscale che prevede anche il riordino normativo dell'offerta di gioco. Dunque, gli interrogativi sono molti e mai come oggi, con lo sviluppo della rete, una campagna di sensibilizzazione unita al parental control e ad altri strumenti di monitoraggio può essere uno strumento efficace per un corretto utilizzo dei videogiochi. Di questi argomenti parla a Gioco News l’onorevole di Forza Italia Isabella Adinolfi, europarlamentare del Partito popolare europeo. Fondamentale, per ottenere dei buoni risultati, è il coinvolgimento attivo dei giovani a cui si aggiungono il sostegno della scuola e soprattutto il dialogo con i genitori che devono accompagnare la loro formazione.
In una sua nota in merito all’uso videogiochi ha affermato che è necessario sensibilizzare i minori sui rischi connessi a questo mondo. Secondo lei come si dovrebbe impostare una campagna informativa di questo tipo?
“Sono ancora molti i rischi legati ai videogiochi che vengono trascurati. È necessario far, quindi, comprendere ai giovani che il gioco può essere sano e consapevole, ma che allo stesso tempo può comportare dei disturbi che possono sfociare in problemi più seri. Una campagna informativa andrebbe impostata, a mio avviso, con il coinvolgimento attivo dei più giovani, parlando loro in maniera semplice e diretta, con l’aiuto anche della scuola e con la presenza di testimonial, che hanno sempre un potere attrattivo forte sui ragazzi.”
Molto spesso anche i genitori potrebbero non essere a conoscenza degli strumenti di controllo parentale. A proposito è necessaria anche una campagna informativa per gli adulti? E in tal senso come si dovrebbe sviluppare?
“Tutte le piattaforme e i dispositivi di gioco dispongono, e non da oggi, sistemi di controllo parentale molto elevati che consentono ai genitori di monitorare e controllare i comportanti di gioco dei propri figli, secondo diversi parametri, dal tempo di gioco all’interazione online, e così via. Detto ciò, al di là di ogni strumento di controllo e di ogni campagna informativa, è molto importante che i genitori dialoghino con i propri figli per un utilizzo consapevole dei videogiochi.”
In generale quanto è importante che i genitori controllino i giovani e quali sono gli strumenti che dovrebbero avere a lor disposizione?
“È importante, e non solo in questo ambito, che i genitori accompagnino i propri figli nel loro percorso di crescita che oggi, a differenza di qualche anno fa, può nascondere maggiori pericoli, e non solo ovviamente per i videogiochi. Non deve essere una questione di mero controllo, ma proprio di formazione, di educazione, nei confronti dei nostri ragazzi.”
L’incitamento all’odio e il cyberbullismo sono senza dubbio due tematiche molto presenti nel mondo del web. Quali potrebbero essere le iniziative per limitare questi atteggiamenti?
“Ricordo ancora un episodio avvenuto un po’ di tempo fa negli Stati Uniti nei confronti di una donna che, accedendo con il suo avatar al gioco Horizon Worlds, è stata assalita da quattro avatar maschili. Episodi come questi ormai sono all’ordine del giorno e possono avere un impatto devastante sul piano psicologico. In passato, sono stata promotrice dei progetti pilota Media Literacy for All, iniziative finalizzate a promuovere un uso corretto sia dei media tradizionali che dei nuovi media, come i social.”
Se da un lato si parla di disturbo da gioco, dall’altro possiamo dire che una larga percentuale di ragazzi fa un uso più responsabile dei videogiochi non incappando in aspetti patologici. Partire da un confronto tra queste due tipologie di giocatori potrebbe essere la giusta strategia?
“Il dialogo è sempre lo strumento più potente che abbiamo a disposizione. Il confronto con i propri coetanei può rappresentare una buona strategia, ma non può essere l’unica. Sappiamo bene quanto un ragazzo possa influire nella scelta di un amico, però non sempre purtroppo prevale l’esempio positivo. Credo nel giusto apporto della famiglia, della scuola e di tutto il contesto in cui il ragazzo cresce e vive.”
Come si potrebbe impostare secondo lei un corretto utilizzo dei videogiochi facendo sì che i minori non incappino in alcun rischio?
“Il rischio, probabilmente, in un ecosistema così variegato, non esiste. Parliamo di un’industria in continua crescita con un fatturato più elevato anche di imprese musicali e cinematografiche. Ci sono vari sistemi di parental control, di cui abbiamo parlato, e soprattutto è importante, come già detto, parlare con i propri figli e le proprie figlie perché qualsiasi filtro non potrà mai sostituire il ruolo educativo di un adulto, di un genitore.”
Guardando, invece, le due facce di una stessa medaglia, come andrebbe regolato il gioco, anche quello con vincita in denaro, da un lato per proteggere la libertà di impresa e dall’altro per salvaguardare i giocatori?
“Continuare ad investire, come si sta facendo, in algoritmi di protezione capaci di riconoscere ed intervenire in situazioni di violenza o cyberbullismo, destinare una parte dei ricavi a progetti formativi sui rischi legati al mondo dei videogame e di recupero per coloro che hanno sviluppato il cosiddetto disturbo da gioco.”
Secondo lei il decreto Dignità che vieta la pubblicità di giochi con vincite in denaro, ma anche misure varate a livello locale e in attesa di regolamentazione nazionale come il distanziometro dei locali e degli apparecchi da gioco dai cosiddetti “luoghi sensibili”, sono degli strumenti utili di prevenzione, oppure potrebbe essere più efficiente portare avanti una campagna di sensibilizzazione, utile anche per il controllo dei minori?
“Si tende troppo spesso a sottovalutare i rischi e l’impatto sociale che ha il gioco d’azzardo. La verità che si cela dietro le pubblicità in cui si prospettano vincite milionarie è fatta di migliaia di giocatori patologici che si indebitano, perdono le proprie famiglie e i propri cari a causa del gioco. Le campagne di sensibilizzazione e soprattutto di recupero sono indispensabili ma in particolare per quanto riguarda i minori è giusto accompagnarle a strumenti di limitazione”.