Il settore del gioco pubblico è legale, in quanto tale non va criminalizzato e va anzi coinvolto nelle azioni collettive che puntano a combattere quello illegale e quello patologico. E questo è quanto sta facendo la Regione Campania, attraverso una legge regionale che prevede anche il loro coinvolgimento dell'Osservatorio in materia che è stato istituito.
A illustrarne pilastri e obiettivi, nel convegno promosso da Konsumer Italia su "Normativa, ruolo consumatore e prospettive di innovazione digitale", è Maria Antonietta Ciaramella, consigliera del Pd e prima firmataria della legge regionale approvata nel febbraio 2020.
"Nell'affrontare questo testo abbiamo seguito un approccio multidisciplinare, tenendo conto che ogni regione ha il suo contesto, oltre che la competenza nell'organizzare il servizio socio sanitaria del territorio". spiega. "Abbiamo dunque innanzitutto cercato di capire quali sono i soggetti coinvolti e i ruoli che a ciascuno spetta, partendo dalla Regione e dai Comuni per poi coinvolgere le Asl, il terzo settore, le associazioni dei consumatori, le comunità terapeutiche e il Corecom".
L'obiettivo, spiega la consigliera campana, è di "monitorare il fenomeno in tutti i suoi aspetti: dalla prevenzione alla cura, per proseguire con la presa in carico, la formazione e l'informazione". E si sofferma su questo punto: "La falsa comunicazione e la pubblicità ingannevole rappresentano un rischio. Abbiamo dunque voluto mettere in piedi un'organizzazione il cui fulcro è un Osservatorio dove è contemplata anche la presenza degli operatori del gioco legale. Dobbiamo infatti partire dall'assunto che il gioco è un esercizio legale, mentre dobbiamo contrastare quello illegalità e la patologia".
Ciaramella rimarca: "Le associazioni del terzo settore e gli esercenti sono consapevoli che devono essere i primi a vigilare sugli effetti patologici del gioco e sulla formazione degli operatori. Nessuno del resto vuole malati nei loro esercizi, ma persone che vogliono divertirsi".
Nel varare la legge, assicura la consigliera, "abbiamo agito non con senso di tifoseria. Siamo stati solo dalla parte dei cittadini, solo con equilibrio e buon senso possiamo fare un buon servizio al cittadino, qualsiasi approccio diverso è di tifoseria o di fanatismo, in un senso o nell'altro". Per sempio, "sugli orari abbiamo cercato di tenere fede a quanto stabilito in sede di Conferenza unificata, nel rispetto della filiera istituzionale e focalizzandoci sulla difesa dei minori; sulle distanze minime abbiamo stabilito che non è utile la marginalizzazione e l'emarginazione degli esercizi: nascondere aiuta chi si vuole nascondere".
Ciaramella sottolinea infine "il coinvolgimento dei Comuni" e ribadisce: "Ci vuole rispetto delle città e di come le abitiamo, perciò abbiamo ragionato con le associazioni, l'Anci e anche con gli operatori del gioco perché così come non sono deliquenti è giusto che si adoperino perché questo immaginario collettivo cambi".
In ultimo, l'impianto sanzionatorio "per chi non fa formazione obbligatoria, per chi non controlla che cosa succede nel proprio punto di gioco e non collabora con le istituzioni. Si deve andare nella direzione di una cittadinanza più consapevole e recuperare il senso del gioco".
Ciaramella evidenzia che "la sinergia, la collaborazione e il confronto sono sempre fatti positivi. Però non deve sembrare che tutto vada per la cosa giusta: in realtà siamo solo all'inizio di una consapevolezza. La ricerca è necessaria e imprescindibile".