"Occorre verificare che almeno le royalty che incassa lo Stato possano essere sufficienti alla cura dei giocatori patologici". Così Luca Coletto, assessore della regione Umbria, oggi, 7 luglio, nel suo intervento in audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, in sostituzione del presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, impossibilitato a partecipare.
"Dall’intesa in Conferenza unificata del 7 settembre 2017", ricorda subito Coletto in apertura, "doveva scaturire un coordinamento a livello nazionale per quanto dare uniformità alla normativa che doveva gestire il gioco pubblico sul territorio, ed era stato individuato, per il coordinamento, il ministero dell’Economia e delle finanze. Ciò nonostante non sono mai stati attivati questi canali e, come Regioni ci siamo trovati, già dal 2013, di fronte all’assenza di un intervento statale organico ed incisivo, nella condizione di dover attivare sul territorio, in particolare per le zone sensibili (scuole e oratori, per esempio), delle iniziative per tenere lontani i minorenni dalle sale slot".
"È stata imposta dalle Regioni anche la preparazione del personale in modo che ci sia un ulteriore controllo, oltre a una pubblicità negativa nei confronti del gioco d’azzardo per avvisare dei possibili rischi cui si va incontro. Un’attività che ha coinvolto anche i Comuni. Nonostante vi siano stati negli anni anche dei ricorsi alla Corte costituzionale da parte dei detentori delle concessioni, contro questa attività legislativa delle regioni, la Corte ha dato perfettamente ragione alle Regioni, ritenendo l’attività legittima soprattutto per la questione delle distanze dai luoghi sensibili".
"Nell’intesa della Conferenza del 2017 non si è minimamente fatto accenno al tema del gioco online, che sfugge alle possibilità di regolazione della legislazione regionale e che è invece urgente regolamentare, anche sotto il profilo fiscale. Va monitorato anche il fatto che le slot ormai si trovano anche fuori dalle cosiddette sale slot, si trovano in tabaccherie e negozi, ai quali garantiscono introiti importanti. Occorre quindi inserire anche questi negozi tra quelli da considerare per le distanze dai luoghi sensibili".
"Come chi va a comprare le sigarette deve presentare la tessera sanitaria, allo stesso modo credo sarebbe auspicabile l’uso della tessera per avere accesso ai luoghi da gioco".
"Altra questione, e la riporto come parere personale, è la necessità di riparametrare l’incasso con i costi per la cura dei giocatori patologici. Oltre ad un’accelerazione per avere una norma nazionale che renda ubiquitaria la gestione di tutte queste sale giochi, che tenga conto della distanza dai luoghi sensibili, ma anche del gioco online", continua Coletto, "e poi occorre verificare che almeno le royalty che incassa lo Stato possano essere sufficienti alla cura dei giocatori patologici".
"Sembra che tutte le apparecchiature del territorio siano dotate di un software per il monitoraggio dei giocatori patologici, ma che questo non sia ancora stato attivato".
Penso anche a una pianificazione condivisa con le Regioni di una norma nazionale, con la possibilità per le stesse di declinare anche in modo più restrittivo qualora le condizioni lo richiedano".
Rispondendo ad alcune osservazioni del presidente Mauro Maria Marino, il rappresentante della conferenza delle Regioni commenta che “una compartecipazione degli enti locali alle entrate dal gioco ci può essere, ma destinando le entrate solo al recupero di costi di monitoraggio e verifiche e alla cura dei giocatori patologici. I fondi a disposizione oggi sono assolutamente insufficienti a coprire i costi sanitari. Reputo”, aggiunge, “che dovrebbe anche essere costituito un fondo per chi ha perso tutto a causa del gioco patologico”.
E rispondendo ad alcuni quesiti posti dal vice presidente della commissione parlamentare Giovanni Endrizzi spiega che “raccolta e offerta sono da monitorare e da contenere entrambe. Non c’è, come normalmente avviene sul mercato, un normale rapporto tra domanda e offerta: qui abbiamo un aumento esponenziale della raccolta in base all’offerta di gioco".
Nota Endrizzi che "la Conferenza delle Regioni indica anche alcune linee di azione tra cui spicca il dimezzamento in tre anni dei punti di offerta. Questo dovrebbe derivare da una norma nazionale, lasciando alle regioni ulteriori interventi laddove necessario. Ciò comporta a mio avviso audire al più presto anche gli operatori del settore per gli inevitabili impatti che queste misure avrebbero e di cui in certa parte lo Stato dovrebbe farsi carico. Infine l’importanza fondamentale di una banca dati per le politiche di tutela, con comuni e regioni che hanno necessità dei dati territoriali sulla raccolta".
"Ritengo necessario", aggiunge Coletto, "che gli enti locali abbiano a disposizione i dati rilevati dalle macchine da gioco, proprio perché la raccolta dati, dal punto di vista epidemiologico, è fondamentale per gestire le patologie. Certo, non sono patologie infettive, ma sono patologie importanti. L’efficacia della norma la vedi proprio andando a verificare proprio i dati raccolti dal punto di vista del soggetto. Reputo che vada fatto un monitoraggio incrociato e suggerisco anche che la norma nazionale, che unifichi le limitazioni sul territorio, possa e debba essere retroattiva. Certo, sarebbe molto importante rendere ubiquitarie le limitazioni con una legge nazionale”.