Collegato Lazio, operatori: 'Gioco, impossibile delocalizzare esercizi'
In audizione al Consiglio Lazio sul Collegato di Bilancio, gli operatori del gioco chiedono moratoria di 2 anni e confronto per trovare alternative alla delocalizzazione degli esercizi.
“Se non venisse abrogata, la norma entrata in vigore un anno fa porterebbe con sé tantissimi problemi, a fronte di risultati praticamente nulli nella lotta al Gap. Abbiamo fatto presente che durante la pandemia il gioco non si è fermato ma si è trasferito sull'online e sulla rete illegale.
Inoltre, abbiamo evidenziato che è veramente difficile, se non impossibile per gli esercizi generalisti delocalizzare la propria attività: quasi tutti hanno un 'luogo sensibile' nelle vicinanze.
Per le tabaccherie valgono le regole dell'Agenzia dogane e monopoli, che ne impediscono il trasferimento, per i bar si andrebbe incontro alla perdita dell'avviamento commerciale, senza contare la difficoltà di trovare locali idonei e che rispettino le distanze. Tutte ragioni per cui è impossibile pensare ad un trasferimento”.
“Nel Collegato – ricorda Bianchella – l'entrata in vigore della normativa varata nel 2020 viene posticipato a settembre 2022, ma sarebbero necessari tempi più lunghi. Non per consentire la delocalizzazione degli esercizi di gioco, ma per aprire un tavolo di confronto per trovare soluzioni idonee per tutelare la salute pubblica ma anche l'occupazione del comparto e gli investimenti fatti”.
“Il combinato disposto della crisi economica generalizzata e dei disagi sulla salute mentale di noi tutti cittadini impedisce di assumere atteggiamenti ideologici ed impone di guardare in faccia la realtà. Se a questi profondi disagi aggiungiamo un provvedimento di chiusura definitiva ad agosto2021 dobbiamo essere consapevoli che stiamo preparando una miscela esplosiva di disperazione per le imprese, per i loro lavoratori ed in concreto per le 16.000 famiglie che riguardano il comparto del gioco pubblico”, ricorda Cardia.
"L’esplosione del disagio innesca a sua volta la minaccia concreta dell’espansione dell’offerta illegale e dell’infiltrazione della medesima sui territori, per rispondere ad una domanda di gioco che comunque esiste. Mi limito a richiamare l’allarme previsto con saggezza dall’allora capo della Polizia Franco Gabrielli, le note sempre puntuali di Cafiero de Rhao – procuratore nazionale Antimafia del 2017 – ed i dati a consuntivo (a dicembre 2020 per esempio, ma anche dopo) presentati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che è il nostro ente regolatore, con le attività svolte anche in tandem con il Copregi, il comitato per la repressione del gioco illegale che vede uniti nel contrasto al gioco illegale appunto Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza”, prosegue il presidente di Acadi.
“E allora, che fare? Non è il momento di ideologie. Non è il momento di gioco si, gioco, no. Occorre guardare in faccia la realtà. E riassegnare i soli 13 mesi di chiusura già imposti dal lockdown non è sufficiente perché il comparto deve ritrovare le forze per ripartire, da un lato, e deve riuscire a restituire ai territori il presidio di legalità con l’offerta pubblica, dall’altro. Ricordiamoci che per distruggere basta un articolo di legge ma per ricostruire occorrono mesi e mesi di duro lavoro: per questo servono almeno 24 mesi prima che il distanziometro possa entrare in vigore per le realtà esistenti”.