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Crisi di governo: l'ipotesi di un Draghi 2 e lo spauracchio del voto anticipato

15 luglio 2022 - 07:46

Il premier Mario Draghi ha chiesto le dimissioni al Capo dello Stato che le rifiuta e rinvia tutto alle Camere, dove se ne discute mercoledì 20 luglio.

Scritto da Ac
Crisi di governo: l'ipotesi di un Draghi 2 e lo spauracchio del voto anticipato

 

Alla fine sono arrivate davvero, le dimissioni del premier Mario Draghi che nella serata di ieri, come abbiamo ampiamento documentato, ha dato l’addio a Palazzo Chigi salendo al Quirinale, dopo il voto al Senato del Dl aiuti e lo strappo del Movimento 5 Stelle che ha fatto saltare il banco.

Ma il Capo dello Stato Sergio Mattarella, com'era ampiamente prevedibile, ha subito respinto al mittente le dimissioni, rinviando il premier alle Camere per “effettuare, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata”, proprio a causa del non voto della fiducia del Movimento al testo di legge, fondamentale per l'azione di Governo.

In questo modo, dunque, viene “parlamentarizzata” la crisi di Governo. In un tentativo, forse estremo, di ricucire uno strappo che sembra comunque impossibile da ricomporre. Ma il momento è altamente critico, per il Paese e per l'economia, e questo dovrebbe invitare tutti alla responsabilità. Come sembra auspicare il presidente della Repubblica, da cui il Governo ha avuto origine.


Per il comparto del gioco pubblico, come abbiamo già detto, lo scenario della caduta di Governo sarebbe il peggiore in assoluto: in primis, perché farebbe vanificare ogni minima speranza di riordino, mandando a vuoto quel tentativo di riforma contenuto nella proposta di legge delega che aspetta (teoricamente) soltanto di approdare in Consiglio dei Ministri. Non solo. Oltre a questo, salterebbe ogni altro tipo di lavoro e di tentata soluzione che il Governo sembrava voler trovare in questa legislatura: come per esempio quella di superare la Questione territoriale attraverso un accordo con le Regioni, che a quel punto andrebbe a decadere, insieme alla prospettiva del riordino.

Senza contare che in questo modo rischierebbero di andare perduti anche i lavori della Commissione di inchiesta sul gioco attualmente in fase di indagine, che potrebbe rappresentare una base di lavoro preziosa per un futuro cantiere di riforme. Insomma, per una serie di ragioni, il comparto del gioco non può che augurarsi che Draghi rimanga al suo posto. E, forse, ancora meglio con un nuovo Governo. Vediamo perché.

LA SPETTRO DELLE ELEZIONI ANTICIPATE - La situazione, tuttavia, sembra più che compromessa e potrebbe soltanto rinviare di qualche giorno le dimissioni “irrevocabili” del presidente del Consiglio. Mercoledì 20 luglio Draghi si presenterà dunque in Parlamento per spiegare le “profonde ragioni” che lo hanno portato a una scelta che, quando è ormai troppo tardi, i partiti chiedono a gran voce di rivedere. Dopo le comunicazioni in Parlamento, il presidente del Consiglio potrebbe annunciare di voler salire nuovamente al Quirinale per dimettersi, bloccando così il dibattito e il voto parlamentare sul suo intervento. Poi, spetterà al Quirinale valutare se conferire un nuovo incarico o, scenario che ogni ora che passa sembra più concreto, secondo quanto si registra sempre in ambienti parlamentari, sciogliere le Camere e andare a elezioni anticipate. Un'eventualità, questa, che sarebbe particolarmente infausta per il comparto del gioco pubblico, per le ragioni sopra esposte e per l'ulteriore mancanza di prospettiva, tenendo conto che qualunque riforma non potrebbe essere discussa e avviata prima di 6 o 7 mesi, dovendo ricostituire l'Esecutivo, le Camere e il nuovo Ministero, con nuovi sottosegretari e rispettive deleghe. Senza neppure fare ipotesi su quella che potrebbe essere la nuova maggioranza e il futuro premier, che difficilmente andrebbero ad occuparsi di gioco. E comunque, anche volendo, sarebbe molto più difficile farlo rispetto ad oggi, con una maggioranza così ampia e un Governo – o, almeno, un premier - che non punta al consenso.

L'IPOTESI DI UN “DRAGHI BIS” - Come detto, tra le ragioni che hanno spinto il Capo dello Stato a respingere le dimissioni del premier, c'è sicuramente la speranza che con alcuni giorni di riflessione, anche (e soprattutto) da parte dei partiti, si possa arrivare a un esito diverso che eviti la fine della legislatura. Ma l'idea che inizia a farsi avanti, come suggerita per esempio da uno “specialista” delle crisi di governo come Matteo Renzi, è quella di un “Draghi bis”. Soluzione che non dispiacerebbe neanche ai Dem, che per primi hanno inviato la richiesta di lavorare perché “si ricrei una maggioranza” e il Governo, con Draghi a capo, possa ripartire. Lo stesso auspicio che fa Forza Italia, che continua a sostenere la possibilità di un Governo anche senza il Movimento cinque stelle, su cui, anche nella lettura della Lega, ricade tutta la responsabilità della crisi d’estate.
Ed è propria questa ultima, possibile, soluzione alla crisi di Governo che potrebbe piacere di più all'industria, in generale, e a quella del gioco pubblico, in particolare. Sì, perché una nuova maggioranza, che possa fare a meno del Movimento 5 Stelle o comunque ridurne al minimo il peso, potrebbe creare delle condizioni ancora migliori per poter affrontare il tema della riforma del settore, che ha sempre trovato nei grillini i maggiori antagonisti, forse addirittura gli unici.

 

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