De Bertoldi (FdI): 'Gioco, anarchia normativa di enti locali deve finire'
Il senatore di Fratelli d'Italia Andrea de Bertoldi ritiene difficile il riordino dell'offerta di gioco entro questa legislatura.
Scritto da Ca
Roma - "Perché non parliamo di gioco pride? Parliamo di concetti di libertà perché nessuno deve essere giudicato per quello che, se gioca o beve alcol o fa sport". Parole del senatore di Fratelli d'Italia Andrea de Bertoldi, intervenuto alla presentazione dei risultati dell’Osservatorio sul gioco realizzato da Swg in collaborazione con Igt, oggi, 5 luglio, a Roma, nell'ambito dell'evento "Giocare da grandi. Le rilevazioni dell'Osservatorio sul gioco pubblico 2020-2022" promosso dal progetto culturale ed editoriale Formiche.
"Per anni per essere politically correct bastava parlare di gioco. Ma parlarne male non era corretto ma scorretto e favoriva l’illegalità. Quest’ultima è cresciuta e anche il giocatore patologico ha visto peggiorare la sua situazione".
De Bertoldi così prosegue: "Non credo che questa legislatura vedrà il riordino del gioco. I tempi sono stretti e settembre è vicino e poi la legge di bilancio. Sarà forse la prossima a tenere conto del riordino". Ma "di sicuro deve finite l’anarchia normativa degli enti locali e le regole devono tornare ad essere centrali e devono valore per tutti".
E chiede: "Che riforma vogliamo fare? Meno sale in periferia o una riforma che punti di più sull’intrattenimento? Questo è un primo bivio da affrontare.
Se lo Stato deve garantire all’imprenditore di poter lavorare (vedi ad esempio sistema bancario) e la riforma dovrà essere fondata sulla lotta alle ludopatie. Il primo avamposto dell’ illegalità e della difesa dei giocatori non può che essere la casa da gioco. Lì deve esserci la prima barriera.
Un altro passaggio da considerare è il ruolo della nostra imprenditoria rispetto ai grandi player. La Pmi italiana del sistema va tutelata. Il sistema di bandi deve basarsi su più concessioni e non su una concentrazione estrema. Questo per noi è un aspetto fondamentale della nostra azione.
Sul decreto bancario mi sono e ci siamo dati da fare e dobbiamo e vogliamo andare avanti. Forse c’è maggiore considerazione del settore presso la politica", è la sua chiusura improntata a un cauto ottimismo.