skin

Elezioni Lombardia, Majorino (Pd): 'Finanziare lo sport con i proventi del gioco'

04 gennaio 2023 - 10:09

Il candidato di Pd e M5S per la presidenza della Regione Lombardia, Pierfrancesco Majorino, illustra il suo programma di governo e la sua ricetta per un gioco sano e con risvolti positivi anche per lo sport.

majorinocandidatolombardia.jpg

Il 12 e il 13 febbraio 2023 in Lombardia si voterà per eleggere il nuovo governatore e il nuovo consiglio regionale.

I pronostici puntano sulla riconferma del presidente uscente, Attilio Fontana, sostenuto dalla Lega di Matteo Salvini, ma anche da Fratelli d'Italia e da Forza Italia.

Ad insidiarlo però ci sono Letizia Moratti, nominata dallo stesso Fontana come vice presidente della Regione e assessore al Welfare nel 2021 e dimessasi lo scorso novembre annunciando la sua discesa in campo alle Regionali per il Terzo polo di Calenda e Renzi, e Pierfrancesco Majorino, ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano e attualmente eurodeputato, appoggiato da Partito democratico e Movimento 5 stelle.

È proprio quest'ultimo – che ai tempi del mandato da assessore comunale è stato più volte in prima linea nel contrasto al gioco patologico - a presentare il suo programma a GiocoNews.

Quali sono, anche per sommi capi, i punti fermi del suo progetto elettorale per la Lombardia? 

“La Regione negli ultimi anni non è stata al passo delle grandi regioni europee, perdendo occasioni importanti e dopo 28 anni è tempo di voltare pagina. Credo, ad esempio, che la nostra Regione debba diventare protagonista di un grande piano di sviluppo che si fondi sui lavori 'verdi' per fare divenire la tutela dell’ambiente una grande occasione di crescita e occupazione. Il nostro tessuto produttivo è fatto di moltissime piccole e medie imprese che sanno investire in ricerca e sviluppo creando nuovi modelli di sostenibilità per il benessere dei lavoratori e delle comunità alle quali appartengono. I cittadini lombardi, poi, sanno bene che se è vero che ci sono eccellenze di cui andare fieri, il sistema sanitario regionale mostra ormai tutti i limiti di scelte sbagliate ripetute nei lunghi anni di governo della destra.

La Lombardia, ad esempio, è la Regione nella quale le famiglie spendono di più per la sanità. Un nucleo di quattro persone spende meno di 3.000 euro all’anno e questo perché i tempi di attesa per le cure nel sistema pubblico sono vergognosamente lunghi.

A pagarne le conseguenze sono i più deboli che non possono permettersi la sanità a pagamento: questo è intollerabile. Abbiamo tutti molto chiaro il ricordo dell’inefficienza della gestione del Covid da parte della Giunta Fontana/Moratti. Noi vogliamo eliminare le liste di attesa, promuovendo un sistema di regole dell’accreditamento che rilanci l’alleanza tra il sistema pubblico e il sistema dei convenzionati a beneficio dei cittadini e non dei privati, vogliamo dare slancio alla task force per il monitoraggio delle liste di attesa per definire le priorità di intervento e arruolare nuovi specialisti, vogliamo recuperare il ritardo accumulato da Regione Lombardia per la costituzione dell’agenda unica per tutti gli erogatori pubblici e privati e vogliamo investire su una pluralità di canali di prenotazione per facilitare l’accesso ai cittadini (call center, web, farmacie territoriali, sportelli). Vogliamo sostenere uno sviluppo attento e organico delle tele-visite e del tele-monitoraggio. Vogliamo riscrivere la riforma della sanità lombarda con il personale sanitario, medici e infermieri per primi.

Molti nostri concittadini, poi, sono in ostaggio del malfunzionamento del sistema di traposto pubblico locale che accumula tutti i giorni ritardi e cancellazioni di treni, lasciando studenti e lavoratori in balia del 'caso'. Non è accettabile che nel 2022 ci vogliano più di due ore per raggiungere Milano da Sondrio. Per certe percorrenze impieghiamo lo stesso tempo di 50 anni fa. Tutto questo non è accettabile e nei primi cento giorni darò segnali concreti di cambiamento. Anche e soprattutto dal punto di vista del bilancio e delle priorità di un’amministrazione che riporterà al centro il ruolo di una istituzione così importante per il destino dei cittadini e delle imprese lombarde e, quindi, per l’intero Paese”.

 

La sua regione, nel 2013, è stata una delle prime in Italia a dotarsi di una legge sul contrasto e la prevenzione del gioco patologico. Quali sono le sue idee su questa tematica? Secondo lei cosa serve 'davvero' per limitarne la comparsa e la diffusione? Proibire o prevenire?

“Per rispondere alla domanda voglio ricordare la mia esperienza quale assessore al Welfare del Comune di Milano. Il gioco patologico è stato uno dei primi temi che ho dovuto affrontare. Mi ha impressionato l’impatto che esso ha non solo sulla vita delle persone vittime di questa dipendenza ma sui loro nuclei familiari. Un’esperienza che può produrre effetti devastanti e di lunga durata. L’impegno al contrasto del gioco patologico e per la cura deve essere massimo e in questo ancora una volta penso che la Regione possa e debba avere un ruolo di coordinamento tra le diverse componenti coinvolte: il gioco patologico, infatti, ha implicazioni sociali, sanitarie ed economiche e chiama in causa attori diversi. È quanto abbiamo fatto negli anni della mia attività per il Comune di Milano. Abbiamo puntato su un percorso fatto di sensibilizzazione, di servizi molto concreti alle vittime e ai loro familiari e di coinvolgimento di tutta la Milano Possibile, come abbiamo sempre chiamato gli attori del 'sociale' milanese.

Abbiamo creato e sviluppato una rete civica (prima Milano No slot, poi divenuta Rete Civica No slot Milano Città metropolitana), che nel tempo ha sviluppato questo approccio soprattutto culturale in modo laboratoriale e sempre più efficace.

Abbiamo censito, invitato e coinvolto tutti gli operatori di qualità che a Milano nel tempo si sono con competenza occupati di questa materia, coordinando la loro azione come assessorato al Welfare, creando un modello pubblico preso ad esempio a livello nazionale.

Ricordo solo alcuni degli attori coinvolti: Caritas, Comunità Nuova, Ordine Avvocati, Exodus, Sunncoop, Fondazione somaschi Ceas, Banda degli Onesti, Telefono Donna.

Ognuna di queste realtà ha continuato a svolgere il proprio ruolo con competenza, coordinato però in un’ottica di rete. Oltre ai percorsi di presa in carico e cura, partendo da una linea telefonica dedicata, si è arrivati alla tutela legale, alla comunicazione rivolta ai cittadini, sino alla promozione di diverse iniziative culturali.

Tali iniziative sono state sviluppare nell’ambito di un apposito protocollo d’intesa con il Miur – Ministero istruzione università e ricerca, contro ogni tipo di dipendenza, e ne sono nati un vero e proprio palinsesto di testi teatrali tematici, presentati gratuitamente in ogni occasione alla cittadinanza (teatri cittadini, Castello sforzesco, carcere minorile Beccaria, aula magna della Statale, …) in presenza e online durante la pandemia, e alle periodiche rassegne cittadine, come Digital week, Civil week, Estate sforzesca, Bookcity.

Abbiamo realizzato e distribuito gratuitamente l’edizione italiana del primo studio globale su come in tutto il mondo vengano prese in carico e cura le donne che soffrono di dipendenza da gioco d’azzardo: 'Donne e disturbo da gioco d'azzardo' di Fulvia Prever, terapeuta di fama internazionale, operativa presso l’Ospedale San Paolo sino ad un anno fa, e Henrietta Bowden Jones, titolare di una clinica dedicata a questo tipo di patologie e membro del Royal College nel Regno Unito.

Il libro, nato come manuale tecnico è stato da noi editato in modo più accessibile per consentire la divulgazione a più ampie fasce di popolazione.

È stato quindi realizzato un metodo che si può riassumere: per affrontare questo tipo di tematiche e problematiche usiamo le risorse migliori, non quello che avanza.

Il Comune sotto la guida del mio successore Rabaiotti, che ha firmato l’introduzione al libro, ha voluto organizzare un evento tematico online in orario d’ufficio per tutte le donne della nostra amministrazione comunale, proprio partendo dal libro coinvolgendo figure come Diana De Marchi, presidente della commissione comunale per le Pari opportunità.

A seguito di quell’appuntamento è stato avviato un road show presso 16 biblioteche rionali milanesi con la partecipazione all’ultima Bookcity con l’Università Bicocca. In passato la stessa cosa era stata fatta con Università dell’Insubria ed il Comune di Varese.

In quella occasione coinvolgemmo i cortili dei quartieri più periferici della città, con la proiezione di un cortometraggio sul Gap, filmato eccezionalmente girato negli spazi di Palazzo Marino, la casa dei milanesi, oltre a proporre attività di gioco sano, per sottolineare che l’azzardo non è gioco. Il gioco crea ritualità, passatempi, socialità. Il cosiddetto gioco d’azzardo crea solitudine, povertà economica e sociale”.

 

Ai tempi in cui era assessore comunale a Milano, chiese 'più poteri ai Comuni' per contrastare il gioco patologico. È favorevole alla proposta di un riordino nazionale del settore per dare regole omogenee in tutta Italia e a quella sulla compartecipazione degli Enti locali alle entrate erariali derivanti dal gioco?

“Certamente sì. Sono favorevole a un ruolo pro-attivo e di sistema di Anci Lombardia nella sollecitazione ai Comuni affinché comprendano la necessità di dotarsi di un proprio regolamento locale del gioco d’azzardo. Ancora oggi molte amministrazioni non si dotano di regolamenti locali perché temono costosi ricorsi legali. L’impegno di Anci Lombardia, per come lo immagino, non è da considerarsi in sostituzione del ruolo e dei poteri dei Comuni, ma deve far riflettere il fatto che - ad esempio nell’hinterland milanese - poche siano le Municipalità che hanno adottato regolamenti od ordinanze per regolare orari, distanze ecc. Gli esempi virtuosi esistono, come a Peschiera Borromeo, Buccinasco; e ancora a Bergamo, dove l’amministrazione svolge un ruolo attivo importantissimo in tal senso e fa scuola, anche nei rapporti con l’industria del gioco legale. Forse il modo migliore per pensare di impiegare la quota di fondi che spetterebbe agli Enti locali, oltre alle attività di sollecitazione culturale, dovrebbe essere quella di finanziare lo sport con i proventi del gioco d’azzardo, come avviene nel Regno Unito. Tutto questo con un duplice vantaggio stimolare corretti stili di vita e promuovere socialità e rapporti di qualità, cosa invece negata dal cosiddetto gioco d’azzardo, che se non ben inquadrato crea isolamento e povertà sociale ed economica”.

 

Altri articoli su

Articoli correlati