Come al solito, l'indizione delle elezioni ha messo un po' in stand by le vicende collegate al gioco pubblico, almeno per quanto riguarda il dibattito nei consigli regionali e comunali.
Ma subito dopo l'appuntamento del 25 settembre il tema dovrebbe tornare di nuovo “attuale” in diverse zone d'Italia, nelle quali le normative di contrasto al Gap sono tutt'altro che granitiche, o dovrebbero subire nuovi ritocchi.
Ad esempio in Piemonte, dove la ripresa dei lavori consiliari – al momento non figurano convocazioni neppure per le commissioni permanenti – dovrebbe portare con sé due discussioni parallele.
Una riguarda il disegno di legge già approvato dalla Giunta, che prevede modifiche di natura esclusivamente tecnica alle norme in essere dall'estate 2021 e intendono rispondere a richieste interpretative, già oggetto delle Faq pubblicate sul sito istituzionale della Regione, a più riprese, al fine di supportare i Comuni nella corretta applicazione della normativa e riguardano la formazione per la prevenzione della dipendenza da gioco d’azzardo patologico, la verifica dell'età dei giocatori e il coinvolgimento delle forze dell'ordine.
L'altra ha per oggetto la
proposta di legge regionale d’iniziativa popolare, per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico
promossa dall'associazione Libera di don Luigi Ciotti, insieme con Acli, Arci, Cgil, Ordine dei medici e associazioni del sociale, che ha superato le 10mila firme a supporto.
Iniziativa caldeggiata anche
dalle municipalità di Torino, Grugliasco, Nichelino, Mongrando (BI) e Baveno (Vco) e che propone un distanziometro di 300 metri per i comuni fino a 5mila abitanti, e di 500 metri per quelli che ne hanno di più.
Altra regione su cui puntare lo sguardo nelle prossime settimane è la Calabria. Come si ricorderà, probabilmente, lo scorso maggio il consiglio regionale ha approvato la proposta di legge "Modifica all'articolo 16 della legge regionale 26 aprile 2018, n. 9 (Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della 'ndrangheta e per la promozione della legalità, dell'economia responsabile e della trasparenza)”,
presentata da Giovanni Arruzzolo, presidente del gruppo Forza Italia (
candidato alla Camera con il centrodestra), tesa a dare ai titolari delle sale da gioco, delle rivendite di generi di monopolio e delle sale scommesse esistenti alla data di entrata in vigore di tale legge
un nuovo termine per adeguarsi. Entro il 31 dicembre del 2022.
Quando ancora si pensava che il riordino nazionale del settore potesse realizzarsi, in virtù del disegno di legge delega proposto dal sottosegretario all'Economia Federico Freni, mai esaminato dal Consiglio dei ministri e quindi mai approdato in Parlamento per iniziare il suo iter.
La scure della crisi di Governo ha poi fatto il resto, facendo sfumare ogni ipotesi di riforma, dopo quella già scomparsa dai radar dal 2017 in poi, anno in cui ci fu l'accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni.
Basteranno quattro mesi in Calabria per intervenire nuovamente sulla normativa? Al momento le attività consiliari sono riprese, ma non è ben chiaro quale possa essere lo “strumento legislativo” attraverso il quale intervenire. Il tempo è sicuramente poco, ma sarà necessario dare una risposta e un orizzonte agli operatori del comparto.
Sembra lontana, ma non lo è poi molto, la scadenza del 31 luglio 2023 fissata nelle Marche per consentire alle imprese di adeguarsi alla legge attualmente in vigore varata nel 2017.
La proroga si deve alla proposta di legge “Disposizioni di adeguamento della legislazione regionale” ad iniziativa del consigliere Renzo Marinelli (Lega) e presidente della commissione Affari istituzionali e bilancio, approvata in Consiglio lo scorso novembre.
Fra settembre di quest'anno e luglio del prossimo si pone la scadenza delle concessioni in essere, slittata al 29 giugno 2023 in forza di un
provvedimento della Direzione giochi dell'Agenzia accise, dogane e monopoli dopo la fine del periodo di sospensione della loro scadenza prevista dal decreto Cura Italia lo scorso 30 giugno.
Provvedimento che, come abbiamo visto, ad esempio ricade sulle attività del
Friuli Venezia Giulia, e per questo attaccato dal consigliere regionale del Movimento cinque stelle,
Andrea Ussai, e dell'
Emilia Romagna, mettendosi di traverso rispetto ai provvedimenti con i quali molti Comuni della Regione stanno comunicando agli operatori l'obbligo di dismettere gli apparecchi in forza della legge vigente.
Circostanza – vedi Cesenatico, ad esempio – che ha visto scendere in campo l'
associazione As.tro a difesa del comparto, ed è al centro di alcune pronunce del Tar attese per la metà di settembre.
Tutto questo per dire che una volta tornati sui banchi, "le cose da fare" non mancheranno, a prescindere dall'attesa del riordino, ormai sempre più nel segno di Godot.