Quello che è appena cominciato sarà di sicuro un “autunno caldo” per il Piemonte, almeno dal punto di vista della regolamentazione del gioco pubblico.
Il consiglio regionale infatti sarà chiamato a confrontarsi nuovamente sulla normativa, con il ritocco della legge vigente dal 2021 – fortemente voluta dalla maggioranza di centrodestra guidata dal governatore Alberto Cirio – per rispondere a richieste interpretative, già oggetto delle Faq pubblicate sul sito istituzionale della Regione, a più riprese, al fine di supportare i Comuni nella corretta applicazione della normativa e riguardanti la formazione per la prevenzione della dipendenza da Gap, la verifica dell'età dei giocatori e il coinvolgimento delle forze dell'ordine, ma anche con l'esame della proposta di legge popolare per il contrasto del Gap, supportata da una raccolta di 12.000 firme e dalle delibere di decine di consigli comunali di diversi colori politici.
Per un dibattito che si preannuncia già serrato, stando ai punti di vista raccolti sul tema da Gioco News, con le interviste ai rappresentanti politici ed istituzionali coinvolti, dalla Regione Piemonte al Comune di Torino, passando per Avviso pubblico e l'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Città Metropolitana di Torino.
Oggi ecco la prima puntata del nostro speciale – pubblicato nella sua interezza nel numero di settembre della rivista cartacea (consultabile online a questo link) – dedicato alla parte “politica” regionale della questione.
RICCA (LEGA): “ATTACCO STRUMENTALE ALLA LEGGE VIGENTE” - La difesa della normativa in essere non può che passare dalla maggioranza politica che l'ha sostenuta e difesa. E da Fabrizio Ricca, assessore alla Sicurezza della Regione Piemonte, ma anche membro del consiglio comunale di Torino, dove ha votato contro la delibera presentata dal sindaco Stefano Lo Russo e supportata da diverse municipalità che vuole modificare tale legge, introducendo un distanziometro di 300 metri per i Comuni fino a 5.000 abitanti e di 500 per quelli al di sopra - quindi con una restrizione quindi più severa rispetto a quella in vigore, di 400 metri - e la possibilità per gli Enti locali di regolamentare l’orario d’uso degli apparecchi, da mezzogiorno in poi, al massimo per 10 ore al giorno, con due fasce orarie.
Una proposta fortemente avversata da Ricca: “Ritengo che chi ha scritto questa delibera non conosca né la legge del 2016 né la legge del 2021", in quanto “permette la continuazione di alcune realtà e invece trasforma in locali delle bische che ormai non lo sono più”, dimenticando che “il gioco legale, in Piemonte, vale 2miliardi di euro e nel comparto lavorano 5mila 200 persone. Non sono cifre da poco e non sono occupazioni di serie B. È il proibizionismo, semmai, il vero rischio di questa partita, un azzardo, quello del divieto di gioco legale, che potrebbe spingere sempre più persone tra le braccia della criminalità. A chi fa propaganda rispondiamo con regolamentazione pubblica, educazione, vigilanza contro la patologia e non con divieti e promozione indiretta del sommerso”.
Ricca a suo tempo, nel luglio 2021, accolse con soddisfazione l'approvazione della legge che sostituiva quella del 2016, eliminando la retroattività del distanziometro: “Quella che abbiamo approvato è una legge moderna che vuole fotografare il pericolo delle ludopatie in modo preciso e serio. La Regione, grazie a questo percorso che ha deciso di intraprendere, si doterà di strumenti di monitoraggio che potranno vigilare costantemente sul gioco patologico, su quello online e sul percorso di formazione che giovani e lavoratori del settore potranno iniziare grazie ai fondi stanziati contro la ludopatia. Oltre a questo, era anche nostra intenzione tutelare i posti di lavoro del comparto del gioco legale. L’istituzione che cede all’idea di non poter controllare i fenomeni in modo sano e responsabile è un’istituzione che abdica alla sua stessa missione”.
ROSSI (PD): “LIMITARE L'OFFERTA, SENZA PROIBIRE” - Alle parole di Ricca si contrappongono quelle di Domenico Rossi, consigliere regionale d'opposizione, nel Partito democratico: “La legge 144 del 2021 parte da presupposti errati, cancella una legge che produceva effetti positivi per i cittadini sul piano socio-sanitario e aumenta l’offerta di gioco sul territorio, quando è stata proprio l’aumento dell’offerta negli ultimi decenni a far esplodere le dipendenze da gioco. Una direzione contraria rispetto alla legge 9/2016 che regolava un settore cresciuto enormemente negli ultimi anni e, senza bloccarlo, portava un sensibile beneficio in termini di salute per i cittadini piemontesi. Ce lo dicono i numeri. Tra il 2016 e il 2019, infatti, i pazienti in carico ai servizi sanitari piemontesi per dipendenza dal gioco sono diminuiti del 20,6 percento: quante altre persone e famiglie avremmo potuto aiutare se la legge non fosse stata abrogata? Per non parlare della riduzione del gioco fisico e delle perdite diminuite del 16,5 percento nel periodo di applicazione in Piemonte contro la media italiana dello 0,9 percento. Ritengo quindi che si dovrebbe rimettere mano alla norma e riportarla sui binari del testo approvato nel 2016: riducendo (senza proibire) l’offerta di gioco si riduce la domanda”.
Abbiamo poi chiesto a Rossi un parere sugli studi della Società italiana di psichiatria per i quali distanze e orari non risolvono i problemi dei giocatori patologici ma, anzi, favorendone l'isolamento li esacerbano, e quindi sulla reale efficacia di tali strumenti per combattere efficacemente il fenomeno. “Lo studio della Società italiana di psichiatria evidenzia come i giocatori patologici non percepiscano l’efficacia del distanziometro o dei limiti di tempo di gioco, non che tali interventi non portino a risultati. Infatti, questa percezione cambia già nelle categorie dei giocatori problematici e non patologici. Si tratta di studi sulla percezione dei giocatori e non sull’efficacia delle misure. Ritengo che spostare l’occasione di gioco lontano da luoghi sensibili come scuole, ospedali, chiese, banche, sia importante per evitare di creare nuove dipendenze e certamente può essere efficace anche sui giocatori patologici, ma non basta. Serve un grande cambiamento culturale.
Per questo, già nella legge 9/2016, erano previsti corsi di formazione sulle ludopatie per tutti gli esercenti e i dipendenti delle sale da gioco, ma anche campagne annuali di informazione sui rischi e sui danni derivanti dalla dipendenza dal gioco. Era inoltre in programma la creazione di un marchio regionale 'Slot no grazie' da rilasciare agli esercenti che avrebbero deciso di non installare o di disinstallare apparecchi per il gioco. Un piano di prevenzione e comunicazione che avrebbe dato ulteriore slancio ai già significativi risultati ottenuti, ma che per due anni è rimasto chiuso nei cassetti della Giunta in attesa di modificare la norma. Va considerato, inoltre, che ogni legge è migliorabile e proprio per questo il confronto in commissione può essere determinante per valutare ulteriori proposte come l’uso della tessera sanitaria per accedere ai giochi, l’inserimento di un numero massimo di importo per la scommessa, fino all’adozione dei registri di esclusione”.