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Governo Draghi: via al totoministri, tra novità e riconferme le ipotesi sui giochi

05 febbraio 2021 - 09:10

Dopo la prima giornata di consultazioni circolano già i nomi dei possibili ministri del nuovo governo: da Ruffini a Scannapieco, solo tecnici per l’economia, ma con possibili conferme tra i sottosegretari.

Scritto da Ac
Governo Draghi: via al totoministri, tra novità e riconferme le ipotesi sui giochi

 

Bilancio più che positivo al termine della prima giornata di consultazioni condotte dal premier incaricato, Mario Draghi. Questo, almeno, è l'unico feedback che trapela in maniera piuttosto evidente da Palazzo Chigi - e, soprattutto, dal Quirinale -  anche in virtù del sostegno garantito al nuovo (possibile) premier da quello uscente, Giuseppe Conte. Il quale ha assicurato pubblicamente di non rappresentare “un ostacolo a Draghi”, mettendosi a completa disposizione. Un endorsement particolarmente significativo guardando soprattutto al Movimento 5 Stelle, che sembra essere il più scettico rispetto al sostegno al nuovo esecutivo, manifestando evidenti spaccature al suo interno. Con le parole di Conte che potrebbero favorire il disgelo delle frange più rigide del movimento, supportate anche dal ritrovato Beppe Grillo che è sceso a Roma per incontrare il ministro uscente Luigi Di Maio, indicando la strada da seguire che porta, ancora una volta, alla fiducia a Draghi. “Non si può non ascoltare il Quirinale”, ha detto il fondatore del Movimento.

Intanto, a destra, anche Silvio Berlusconi ha preso una posizione netta dichiarando che Forza Italia appoggerà Draghi. Una scelta che poteva apparire scontata, ma che potrebbe comunque creare qualche fibrillazione nell’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia. Visto le incertezze di Matteo Salvini (“O noi o Grillo”, ha detto il capitano) e il “niet” di Giorgi Meloni, che potrebbe tuttavia ricorrere alla semplice astensione.

IL TOTOMINISTRI - Nel frattempo iniziano già a circolare i primi nomi per i possibili incarichi nei vari ministeri, dopo che i partiti hanno capito che ci sarebbero comunque possibilità di incarichi anche nella nuova compagine, che non sarà esclusivamente tecnica ma più probabilmente tecnico-politica. E anche questo, non c'è dubbio, ha favorito il disgelo.

Per quanto riguarda la collocazione dei tecnici, tuttavia, non sembrano esserci dubbi: ovvero, nei tre ministeri di spesa, vale a dire Mef (Economia), Mise (Sviluppo economico) e Mit (Infrastrutture), destinati a giocare un ruolo chiave in questa “operazione salvezza” che è chiamato a compiere Draghi, prima ancora della ripartenza. Dopodiché è lecito attendersi la concessione di due ministri a partito, almeno per quelli più grandi, e di uno a Italia viva, promotore della rivoluzione istituzionale di questi giorni. Ma tutto dipenderà comunque dal perimetro che verrà scritto per la nuova maggioranza: più sarà larga e più diventa possibile immaginare una prevalenza di tecnici sui politici, proprio per dare campo libero al nuovo esecutivo, sterilizzando possibili conflitti e incompatibilità, o eventuali prese di posizione per lo più ideologiche, tipiche della parte “gialla” dei precedenti governi e che hanno caratterizzato, per esempio, anche e soprattutto le politiche economiche e quelle sui giochi.

In ogni caso quello che appare certo è che l’ex governatore della Bce non ha alcuna intenzione di fare consultazioni sui nomi, di cui parlerà probabilmente soltanto con il Quirinale. Anche se i beneinformati dicono che ha già stilato una serie di opzioni per le diverse caselle dell’esecutivo, ma l'ipotesi è che possa proporre un'offerta di governo in modalità: “prendere o lasciare”. In questo caso, dunque, al di là dei ministri, lo spazio maggiore spazio per gli equilibri dei singoli partiti potrebbe essere riservato nella scelta dei sottosegretari.

LE IPOTESI AL MEF E I RISVOLTI SUI GIOCHI - Ed è proprio qui che potrebbero svilupparsi dinamiche di interesse (anche) per il comparto del gioco pubblico, con una riconferma dell'attuale sottosegretario all'economia, Pier Paolo Baretta, che non appare impossibile a nessuno. Del resto, l'ex sindacalista in forza al Pd, ha già affrontato diverse legislature e varie compagini governative, anche piuttosto difformi tra loro, ricoprendo lo stesso incarico, dimostrando una vera e propria longevità politica. Non è quindi escluso che possa essere ancora una volta chiamato a gestire alcune questioni complesse, tenendo conto che la maggioranza in parlamento rimane la stessa, al di là dell'esecutivo. Ma tutto dipenderà, anche qui, da chi saranno i ministri. Anche perché all’ex governatore della Bce non mancano certo contatti sul fronte dell'economia, avendo sviluppato, nelle varie fasi della sua carriera, un network amplissimo di contatti. In queste ore, per esempio, circolano i nomi di Davide Colombo e Carlo Marroni, o quello del direttore generale della Banca d’Italia, Daniele Franco, oltre all’economista Lucrezia Reichlin. Tutte figure vicine a Draghi che potrebbero assumere un ruolo attivo nel prossimo governo.

TRA DESIDERI E SPERANZE - È comunque ancora prematuro immaginare la futura squadra di Mario Draghi, con il momento della verità arriverà solo al termine delle consultazioni, dopo che l’ex governatore avrà chiara la dimensione del sostegno politico al suo esecutivo e sarà pronto a giurare nella mani del capo dello Stato. Tra le varie ipotesi che circolano, pensando a un esecutivo tecnico-politico, spuntano i nomi di Marta Cartabia, ex presidente della Consulta, alla Giustizia, Enrico Giovannini al Lavoro, Dario Scannapieco, attuale vicepresidente della Bei, in un dicastero economico così come Ernesto Maria Ruffini, già direttore delle Entrate e vicino a Italia viva, oltre al docente di economia industriale, Patrizio Bianchi all’Istruzione, Antonio Malaschini, ex segretario generale del Senato e già membro del governo Monti, che potrebbe essere destinato ai rapporti con il Parlamento. 

Mentre tra le possibili riconferme, si parla ancora degli attuali ministri uscenti di Salute e Affari regionali, Fabio Speranza e Francesco Boccia, oltre a Luigi Di Maio e Dario Franceschini: anche se tali ipotesi sembrano più desideri e proposte dei singoli partiti, più che reali intenzioni del premier, che non ha affatto intenzione di sbottonarsi. Ovviamente resta in campo anche l'ipotesi che lo stesso Giuseppe Conte possa restare al governo in un altro ruolo, una mossa utile a conquistare quella parte del M5s che non vorrebbe Draghi. Circolano anche altri nomi, anche se ciò che ci si dovrebbe davvero attendere è che alla fine saranno più le sorprese che le conferme delle varie indiscrezioni.

I NUMERI IN PARLAMENTO - Ma prima di tutto, dunque, si dovranno fare i conti – letteralmente – con la futura maggioranza, tra Camera e Senato. A Montecitorio l'ex presidente della Bce, con l’appoggio di M5s, arriverebbe a 441/451 voti: 191 del Movimento, 93 del Pd, 91 di Fi, 28 di Iv, 4 di Azione, 15 di Centro democratico, 4 del Maie, 4 delle minoranze linguistiche, 12 di Nci. Leu al momento è spaccata tra i 7 di Articolo 1 che sembrano più favorevoli e i 5 di Sinistra italiana che stanno riflettendo, in attesa delle decisioni di M5s e anche della Lega e Fdi, con i quali Si non vuole “mischiare i propri voti”. In più ci dovrebbero essere 3-4 voti dal gruppo Misto. La maggioranza assoluta di 316 voti verrebbe ampiamente superata anche in caso di fuoriuscita dell’ala legata a Di Battista. La Lega, se passasse la “linea Giorgetti” porterebbe in dote ulteriori 131 voti.

A Palazzo Madama per raggiungere la maggioranza occorrono almeno 161 sì (il plenum è costituito da 315 senatori eletti e 6 a vita), soglia ampiamente superata con l'appoggio di M5s. Ii sì infatti raggiungerebbero quota 231: 92 del Movimento, 35 di Pd, 18 di Iv, 52 di Fi, 10 Europeisti, 7 delle Autonomie, 17 su 22 del gruppo Misto (tra essi anche i senatori a vita Cattaneo, Segre e Monti, mentre non votano da tempo Rubbia, Piano e Napolitano).

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