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Il sociologo Bettin: 'Una sacrosanta voglia di divertirsi'

27 luglio 2022 - 09:59

Secondo Gianfranco Bettin comunque non sarà facile dimenticare il peso tragico della recente pandemia.

Scritto da Dd
Il sociologo Bettin: 'Una sacrosanta voglia di divertirsi'

Prosegue con Gianfranco Bettin, sociologo, scrittore (ha pubblicato sia saggi che romanzi), pubblicista (collabora con diverse testate quotidiane e periodiche) e ricercatore (in Università e nel settore privato) nel campo degli studi socioeconomici e politici, lo speciale pubblicato nell'ultimo numero della rivista GiocoNews per “celebrare” la bella stagione.

Un focus sulle tendenze del turismo post pandemia e dell'intrattenimento, da cui sempre di più emerge la voglia di condivisione, socialità e di “normalità”. Come ci dicono alcuni illustri studiosi e anche gli operatori del settore. Dopo l'intervento di Paolo Corvo, professore associato presso l'università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e docente di Progettare l'esperienza turistica presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore e quello di Mara Giglio è docente presso il corso di laurea di Psicologia dello Iusve, l’istituto Universitario salesiano di Venezia, nell’area della Metodologia del lavoro scientifico, della Psicologia delle organizzazioni e dell’Etica della cura, ecco dunque l'intervento del sociologo Bettin, che in passato ha avuto esperienze amministrative in consiglio comunale (Venezia) e regionale (Veneto e legislative in parlamento (italiano). 

Il suo ultimo libro si intitola “I tempi stanno cambiando. Clima, scienza, politica”, parla di un processo iniziato diverso tempo fa. Cosa aggiunge, a suo parere, l’esperienza più recente della pandemia e le restrizioni che questa ha comportato a livello sociale e personale?

“Penso aggiunga una più intensa, acuta percezione del rischio che sempre incombe sulla nostra condizione umana e dell’importanza che rivestono le nostre possibilità di tutela, di assistenza, di prevenzione e cura. Spero che questa consapevolezza rimanga nel tempo. È più chiara rispetto alla pandemia, in realtà. Sul problema della crisi climatica mi sembra lo sia meno, forse perché la si ritiene da un lato più vasta, sfuggente, dall’altro meno immediatamente pericolosa, anche se non è così, anzi”.

Lei parla anche di scienza, che forse qualche errore l’ha fatto, ma cosa ha scatenato l’avversione (la più eclatante forse quella ai vaccini) che abbiamo visto acuirsi negli ultimi anni?

“Per quanto sia utile un certo disincanto, per quanto nemmeno la scienza vada mitizzata e dunque vada ogni volta verificata nel suo agire, penso che in realtà la clamorosa e aggressiva avversione a cui abbiamo assistito e assistiamo sia in gran parte figlia di una diffusa ignoranza – o “mezza ignoranza”, cioè ignoranza malnutrita da Internet – anche al netto delle speculazioni politiche che la alimentano, un vecchio deficit italiano soprattutto, prodotto da un troppo scarso sviluppo e una troppo scarsa promozione e valorizzazione della cultura scientifica”.

Questa del 2022 sarà la prima estate con le limitazioni ridotte al minimo. Pensando a come la gente si godrà le prossime vacanze, nello scenario attuale (segnato, giusto ricordarlo, anche da una preoccupate guerra alle porte dell’Europa), pensa che prevarrà la paura o sarà più forte la voglia della gente di divertirsi?

“Penso che si vedrà una sacrosanta voglia di divertirsi, nel senso etimologico del termine, ma che non sarà facile dimenticare né il peso tragico della recente pandemia, e lo strascico che lascia, né la contingenza drammatica, anche economicamente, prodotta dalla guerra – e neanche, lo si vede già da questo esordio torrido d’estate, la crisi climatica in atto: siccità, afa, eventi estremi e ritardo nell’attivare rimedi, combinati con l’emergenza energetica (compresi i costi crescenti che produce). È un duro mix di fattori che non favorisce la spensieratezza e il relax, spesso legati alla bella stagione. Ma la “voglia d’estate” – l’antica e vitale voglia di una bella stagione dell’anno e della vita, forse della Storia – dovrebbe, potrebbe, comunque motivarci a fronteggiare meglio questo passaggio cruciale e difficile del nostro tempo”.

Ritiene che cambierà anche il modo in cui le persone cercano momenti di evasione nel quotidiano? Sempre considerando il fatto che le generalizzazioni possono essere fuorvianti e imprecise, pensa ci sia più voglia di occasioni di incontro e divertimento o paradossalmente le persone si sono abituate a stare da sole?

“Penso che sia soprattutto la voglia di ritrovare socialità, dialogo, incontro a spingere oggi le persone, dopo i tempi ristretti e soffocanti della pandemia, non solo durante il lockdown, e dentro mesi in cui, tra clima di guerra e crisi climatico-energetica, paure e incertezze fanno desiderare un senso di condivisione di destino, una speranza che non può essere solo individuale, e quindi a cercare gli altri, a darsi forza e sentirsi in comunione se possibile”.

Le convivenze forzate di molte famiglie negli ultimi mesi potranno lasciare il segno? Pensa che possa modificarsi il modo in cui la gente, e le famiglie in particolare, cercheranno momenti di intrattenimento, o tornerà ad animare sale bingo, bowling e cinema?

Il peso della forzata condivisione di spazi, spesso ristretti per molti, la rinuncia a una abituale socialità, spingerà a cercare luoghi da condividere, probabilmente i soliti (piazze, locali) e riti normali (lo spritz, la passeggiata in piazza, le chiacchiere sui mezzi di trasporto, le cene conviviali…), e a ritrovare certe abitudini (cinema, teatri, spettacoli in piazza magari). Forse il lungo periodo di “clausura” forzata modificherà infine qualcuno di questi atteggiamenti (per ragioni varie: economiche, di gusto, per riflessioni e ripensamenti favoriti dalla solitudine ecc.), ma credo che almeno all’inizio sarà soprattutto la voglia di riprendere abitudini, spazi, frequentazioni a prevalere. Tuttavia, una fase come quella che abbiamo attraversato non sarà senza effetto, qualcosa cambierà”.

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