Il lunghissimo lockdown imposto al settore del gioco legale, con l'ultima regione a riaprire i giochi che sarà la Valle d'Aosta dal 25 giugno, ha creato una situazione di fragilità economica per il settore e, d'altro canto, ha incanalato la domanda anche verso quello illegale.
Sono dati di fatto già noti, ma che ora vengono cristallizzati nella Relazione intermedia del XX comitato della commissione Antimafia per la prevenzione e la repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l'emergenza sanitaria coordinato dal deputato del Pd Paolo Lattanzio e nella quale si sottolinea subito, in premessa, come "il lockdown ha posto in serie difficoltà economiche il comparto del 'gioco legale' regolato dalle concessioni di Stato" e come "la prolungata chiusura e l’inasprimento fiscale progressivo degli ultimi anni stanno mettendo a dura prova la rete legale", mentre "la domanda di gioco, al contempo, resta stabile e rischia di spostarsi sul terreno delle gestioni illegali guidate dalla criminalità organizzata".
GIOCO LEGALE E ILLEGALE - Scendendo in maggiore dettaglio, la relazione dedica un capitolo al gioco legale e illegale ed evidenzia che nel periodo della pandemia "l'offerta legalizzata di gioco d'azzardo è stata interessata da fenomeni che devono essere attentamente analizzati per le potenziali correlazioni con le attività delle consorterie mafiose, che da tempo, oltre alla gestione di servizi clandestini, si sono adoperate per acquisire direttamente -o indirettamente tramite prestanome - il controllo di punti di raccolta regolari; i principali motivi di questo interesse risiedono nell'opportunità di riciclaggio di denaro e negli ingenti ricavi che tali l’attività consentono, soprattutto con l'adozione di sistemi di manipolazione delle modalità di gioco e di elusione fiscale".
Ascoltato dalla commissione Antimafia, il Comandante generale della Guardia di Finanza, ha riferito che "Il settore dei giochi e delle scommesse è un settore particolarmente esposto alle mire della criminalità organizzata” anche grazie alla “tendenza ad assumere la gestione dei circuiti legali, ovvero a fornire al pubblico tramite esercizi commerciali compiacenti o asserviti la possibilità di avvalersi dell’offerta clandestina su piattaforme online".
Inoltre, indagini recentemente acquisite hanno infatti rivelato l'esistenza di "estese organizzazioni che fin dal 2014 infiltravano le reti dell'offerta legale, attraverso connivenze o intimidazioni agli operatori autorizzati".
L'EFFETTO LOCKDOWN - In questo scenario, sottolinea il comitato, va considerato che "durante la pandemia, per lunghi periodi buona parte dell'offerta pubblica basata su rete fisica, analogamente ad altri settori commerciali (ristoranti, cinema, impianti sportivi e altri), è stata chiusa o limitata, al fine di contenere la circolazione del virus Sars-Cov-2" e tali disposizioni hanno dato luogo a "un parziale spostamento dei consumi verso altri canali non soggetti alle restrizioni, in particolare verso l'offerta 'a distanza' e l'online vero e proprio, entrambi con accesso dalla rete Internet".
Nei periodi successivi all'introduzione delle chiusure "si osserva in effetti un aumento della raccolta legale in questi settori che deve essere attentamente ponderato, anche alla luce del fatto che il volume di gioco online si mostrava in crescita già prima dell'emergenza pandemica, con una progressione lineare costante negli ultimi 4-5 anni e dunque, per stimare l'effetto delle chiusure, dall'aumento complessivo registrato
andrebbe scorporato il trend di crescita già in atto".
GLI STUDI DEL CNR - Nella relazione si ricordano anche i dati raccolti dall'Ifc del Cnr di Pisa durante il lockdown, dai quali emerge che "una minima parte di chi giocava nei punti di offerta fisici avrebbe iniziato a giocare online, quindi l'aumento dei volumi sarebbe determinato prevalentemente da giocatori che già praticavano gioco d'azzardo anche tramite la rete internet (indipendentemente dalla natura legale o illegale dei siti): tra questi uno su tre avrebbe aumentato i consumi".
Da queste analisi risulta pertanto che "solo una parte della domanda fidelizzata dai servizi di raccolta fisica si sarebbe effettivamente spostata sull'online" e che dopo la fine del lockdown "la quota di mercato online è tornata, in termini tendenziali, ai livelli precedenti".
Secondo il comitato presieduto da Lattanzio, "tali rilievi meritano di essere valutati secondo il generale profilo che attiene l'interezza delle questioni trattate in questa relazione: occorre cioè valutare se le trasformazioni e le variazioni occorse per via delle restrizioni attuate contro lo sviluppo della pandemia portino a delle mutazioni di carattere stabile e a regime, oppure non si risolvano in tendenze transitorie e quindi siano riassorbite, al momento del ritorno all'ordinario
svolgimento dell'attività".
LE NUOVE RESTRIZIONI - In ogni caso, "le ulteriori chiusure (avvenute a fine ottobre 2020 Ndr) hanno nuovamente cambiato il quadro e per capire se in questi ulteriori mesi si siano stabilizzati nuovi modelli di consumo dovrà essere valutata la situazione che si verrà a creare dopo le riaperture di luglio 2021" (la relazione è stata pubblicata in questi giorni, ma risale a qualche settimana fa, quando ancora si ipotizzava la ripartenza del gioco in zona gialla dal primo luglio 2021 Ndr).
LA COMPARSA DI NUOVI PUNTI ILLEGALI - Non può escludersi, secondo il comitato, che "una parte del maggior consumo online, possa essere intercettata -attraverso siti clandestini- dall'offerta illegale che in questo settore era già presente e in ascesa. Analogamente "va verificato se le chiusure abbiano determinato la comparsa di nuovi punti di offerta clandestina anche per il gioco d'azzardo su rete fisica".
A tale proposito, si riportano le parole del Prefetto Gabrielli nell'aprile del 2020 in qualità di Capo della Polizia: "La chiusura delle sale giochi e l’interruzione delle scommesse sportive e dei giochi gestiti dai Monopoli di Stato potrebbero aumentare il ricorso al gioco d’azzardo illegale online”, una preoccupazione che, sottolinea il comitato, "è stata immediatamente presa in attenta considerazione dalla commissione Antimafia, che sta organizzando e rielaborando i dati pervenuti, ma una valutazione in tal senso appare complessa e richiede l'acquisizione di maggiori elementi".
LO STUDIO DEL COMITATO - Ancora una volta si potrà procedere in tal senso "in sede di studio analitico da parte del IV Comitato - influenza e controllo criminali sulle attività connesse al gioco nelle sue varie forme - istituito in seno a questa Commissione. Atteso comunque che, trattandosi di attività illecite, non si hanno riscontri diretti sui volumi di affari e che un loro possibile aumento può essere unicamente stimato in via indiretta, sulla base di dati correlabili (numero di indagini, arresti, sequestri, numero di processi, condanne, ecc), il dato deve essere poi ponderato alla luce di altri fattori, che altrimenti potrebbero risultare distorsivi".
LE DIFFICOLTA' - Le attività investigative in questo settore "sono complesse" e non di rado "nascono incidentalmente come costola di altre indagini in corso, dalle quali in sostanza si manifestano come supplementi investigativi; possono dunque richiedere anni ed è necessario verificare quali fatti risalgano al periodo pre-pandemia e quali siano effettivamente riferibili al periodo delle chiusure".
Va inoltre considerato che "proprio gli allarmi lanciati dalla magistratura inquirente e dalle forze dell'ordine abbiano portato ad una maggiore pressione investigativa. Sarà necessario dunque acquisire i dati su più annualità e rapportare il volume emergente di attività criminali al volume di attività investigativa prodotta dalle forze dell'ordine e di polizia giudiziaria, inclusi quindi gli ispettori di Adm, la quale, come ci ha riferito in audizione il direttore Minenna, ha rafforzato i controlli e avviato il Coordinamento di Prevenzione del Gioco Illecito (Co.Pre.G.I.) di concerto con tutte le istituzioni preposte". Dunque, è possibile che "un aumento dei volumi di illegalità scoperti siano dovuti ad una maggiore efficacia dell'azione repressiva e preventiva e rappresentino dunque un dato in certa parte confortante".
Ultima valutazione è "se le chiusure degli esercizi di gioco legale non possano aver favorito le organizzazioni mafiose che, in certa misura ed in talune circostanze di conclamata infiltrazione, traevano vantaggio da tali attività".
Quest'ultimo quesito "potrà essere certamente evaso attraverso un attento e capillare studio svolto in sede di istruttoria del IV Comitato - influenza e controllo criminali sulle attività connesse al gioco nelle sue varie forme - istituito in seno a questa Commissione".
L'INVITO DEL COMITATO - In conclusione, si concorda nel "dover valutare un possibile incremento dell'attività criminale nei settori dell'offerta di gioco d'azzardo nel periodo della pandemia da SarsCov-2. Il possibile nesso di causalità con le 'chiusure' al momento rappresenta uno stimolo a mantenere alta l'attenzione e richiederà ulteriori approfondimenti per dare risposte più esaustive nel prossimo futuro".
LE SOS - Nella lunga relazione del comitato, che si occupa anche di altri settori, si fa riferimento anche alle segnalazioni di operatori sospette, sottolineando, per quanto attiene il comparto dei giochi, come si sia registrata una complessiva contrazione delle segnalazioni (-11 percento rispetto al 2019) attribuibile alle misure restrittive imposte per la gestione dell'emergenza. Il calo, come prevedibile, ha interessato gli operatori tradizionali dei comparti slot machine, videolottery e sale bingo, a fronte di un aumento di segnalazioni riferite al gioco online (+67 percento).