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Marino (Senato): ‘Gioco, devastante la stratificazione normativa’

24 marzo 2022 - 11:16

Il presidente della Commissione gioco del Senato sottolinea il peso di troppe norme contrastanti, definendolo ‘devastante sia per gli operatori che per lo Stato’.

Scritto da Daniele Duso
Marino (Senato): ‘Gioco, devastante la stratificazione normativa’

"L'accordo Stato-Regioni del 2017 doveva essere un punto di arrivo, invece è stato l’inizio della fine". Ha sottolineato più volte l'esigenza di una legislazione più ragionata il senatore Mauro Maria Marino, nel corso del suo intervento all'evento di presentazione della ricerca "Il contrasto ai rischi derivanti dai disturbi da gioco d’azzardo” condotta da Bva Doxa, tenutosi oggi, 24 marzo, a Roma.

“Questa indagine ha alcune peculiarità che la differenziano da altre, nasce da un approfondito confronto con gli stakeholder. Brillante l’idea di confrontare le normative di Piemonte, Lazio, Emilia Romagna e Puglia, perché la stratificazione legislativa è uno dei problemi che rischia di diventare devastante per il settore del gioco e per lo Stato”.

“Parto da una considerazione di carattere sociologico: il gioco aleatorio ha sempre attratto il genere umano. Huizinga, nel suo ‘Homo ludens’, definisce il gioco il fondamento di ogni cultura, ci sono certe cose dalle quali non si può prescindere, bisogna trovare sinergie tra quelle che sono le pulsioni umane e le necessità di regolamentazione dello Stato. Se il gioco è importante per la specie umana, lo è anche per le istituzioni. Se non c’è capacità di normare, fenomeni che fanno parte della sociologia della specie umana questi finiscono per prevalere e per produrre effetti devastanti che finiscono per impattare negativamente sul giocatore e sulle istituzioni stesse.

La storia del gioco di fatto è evoluzione progressiva delle forme di regolamentazione. Il settore pubblico è in grado di garantire ordine e sicurezza pubblica, tutelando minori e fasce più deboli della popolazione, ed è in grado di garantire anche la libertà d’impresa. Perché, dobbiamo dirlo, l’industria del gioco è una delle più importanti del nostro Paese: in Italia abbiamo 300 concessionari, 6600 imprese del settore, un numero di addetti stimato tra i 100 e 150mila.

“Ogni forma di proibizionismo radicale produce un beneficio all’illegalità. In ogni settore le mafie danno risposte a ciò che altri non possono fare, il gioco legale è fortemente vulnerabile a infiltrazioni, al riciclaggio, all’usura”.

Il covid ha causato delle chiusure che hanno confermato l’equazione meno gioco legale più gioco illegale. Come ha sottolineato proprio stamani (24 marzo 2022) il professore Spallone in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, ‘è bastato un anno per un grande coinvolgimento’. Lo Stato ha grandi responsabilità, un compito complesso nel trovare un equilibrio tra la tutela dei giocatori e la tutela delle entrate erariali. Un compito che è stato perseguito in maniera organica, secondo quattro aspetti: la variazione dell’imposizione sul margine delle scommesse, la riforma superenalotto, l’inasprimento del prelievo su Awp e Vlt, e una riforma di tipo organizzativo che vede il suo punto di riferimento nell’accordo Stato-Regioni del 2017, che doveva essere un punto di arrivo e invece è stato l’inizio della fine. Questo perché alcuni di quelli che hanno firmato hanno poi disatteso gli accordi, a partire dalla mia regione, la regione Piemonte.

Si è fatto finta di arrivare a un punto che poi non è stato raggiunto. La raccolta complessiva nel 2021 è stata di 111 miliardi, superiore a quella del 2019. La spesa dei giocatori è nel frattempo diminuita (da 19 a 15 miliardi), con la diminuzione delle entrate erariali (da 10,7 miliardi a 7,7 miliardi di euro). 

C’è stato poi lo sviluppo dell’online, con una serie di complessità enormi, perché ciò che è fisicamente accessibile è più controllabile di ciò che non lo è. C’è stato un passaggio del peso dell’online dal 33 al 61 per cento. C’è un’evoluzione del mercato per cui il legislatore rischi di non essere al passo con i compiti che gli vengono chiesti.

Un altro tema che ha fa molto riflettere è quello degli apparecchi di intrattenimento, che erano stati uno dei punti nodali dell’accordo Stato-Regioni. La raccolta totale da Awp e Vlt, dal 2019 al 2021, è diminuita di 46,5 miliardi, comportato una diminuzione delle entrate erariali di 3,5 miliardi. A fronte di una necessità di riordino dell’offerta in una logica strettamente proibitiva, chi doveva fare degli investimenti, non li ha più fatti. Se io non do a un imprenditore la certezza prospettica di quelle che sono le sue possibilità, questi non potrà andare da nessuna parte. Molti di questi punti sono finiti in canali borderline con l’illegalità.

Abbiamo necessità di ristabilire un principio di gerarchia delle fonti. Se poi ci frazioniamo tra livelli regionale e comunale diventa impossibile mettere a terra le concessioni e si danneggia in primis i concessionari e di riflesso, norme troppo restrittive a livello regionale, fanno del male allo Stato. Tante di queste norme, poi, sono solo norme manifeste, che mettono l’amministrazione di fronte alla necessità di fare proroghe su proroghe.

Nella parte conclusiva ancora Marino ha sottolineato la "buona notizia della giornata", il fatto che, come ha dichiarato il sottosegretario al Mef Federico Freni, la legge delega la prossima settimana arriverà in Consiglio dei ministri, ma poi" aggiunge Marino, "servirà procedere a tappe serrate. Se ci imbarchiamo in un processo di delega abbiamo la necessità di procedere velocemente, abbiamo un anno davanti, per fare sì che si ponga rimedio a quello che non è stato fanno negli ultimi cinque anni. Sulla basa dell'esperienza vorrei evitare che si ripetessero gli stessi errori del passato".

E ancora, ha aggiunto Marino, "bisogna lavorare insieme con gli operatori, non contro gli operatori. Dobbiamo porre in essere un circolo virtuoso di dialogo e di scambi, anche con gli enti locali, con i quali non può iniziare uno stillicidio di scontri. Purtroppo è vero che c'è una mancata valorizzazione del ruolo del concessionario. Il concessionario è un imprenditore creato dallo Stato", ha continuato citando Sabino Cassese (giurista e accademico italiano, già ministro per la funzione pubblica nel governo Ciampi e giudice della Corte costituzionale, ndr), "questi infatti agisce nell'ambito di vincoli che sono determinati dall'attività pubblica. Questo deve creare le condizioni per un discorso di onori e oneri che renda il ruolo del concessionario particolarmente importante, ma è evidente che, da parte dello Stato, deve esserci quella certezza del diritto che permette al concessionario di svolgere la sua professione".

Sul processo di radicalizzazione di una certa politica, Marino l'ha definito "frutto di una logica di semplificazione che serve poi per creare nicchie che sono dei ghetti, semplificando l'approccio. Se si ragione nella logica dei ghetti viene meno il controllo sociale e si finisce per disincentivare il giocatore sociale creando le condizioni per scivolare nella patologia.

"Abbiamo provvedimenti che sono troppo diversificati tra loro. I tre punti delicati finiscono per essere i distanziometri, gli orari e l'individuazione dei luoghi sensibili. Ma qui deve essere lo Stato a intervenire, altrimenti si finisce nella logica di un liberi tutti che finisce per essere assolutamente devastante".

E sul tema della pubblicità Marino ha sottolineato che "la pubblicità in Italia ha delle norme tra le più stringenti in Europa, ma viene aggirata nei modi più vari".

Conclude, Marino, sottolineando che "arrivare a un testo unico del gioco sarebbe la cosa migliore ma intanto fissare alcuni elementi di certezza permetterebbe di far ridecollare il settore creando un comportamento virtuoso tra Stato, concessionari e cittadino/giocatore, sono queste le logiche con cui io cerco di caratterizzare la commissione d'inchiesta".

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