“Il gioco d’azzardo patologico è a tutti gli effetti una patologia riconosciuta e per questo necessita di interventi pubblici dal punto di vista sanitario ma anche di interventi da parte delle amministrazioni che hanno il potere di tutela della salute pubblica, riconosciuto anche da alcune sentenze della Corte costituzionale. Nel corso degli anni gli Enti locali hanno intrapreso numerosi provvedimenti, il nostro più di altri, alcuni più efficaci e altri meno, in un contesto generale di grande disparità di mezzi a disposizione. Il gioco d’azzardo è ovviamente legale e la nostra Costituzione tutela la libera iniziativa economica, lo Stato incassa circa 10 miliardi di euro dai proventi del gioco. Il Comune di Modena negli ultimi anni si è distinto per un costante impegno nel contrasto, con interventi di limitazione dell’offerta e di formazione e informazione e promozione della cultura della legalità”.
A dirlo l'assessore alle Politiche per il lavoro e alla legalità del Comune di Modena, Andrea Bosi, in risposta al “question time” proposto dai consiglieri del Partito democratico in merito alle azioni portate avanti dall'Ente per il contrasto al gioco patologico, esaminato nella seduta di lunedì 4 ottobre.
In particolare i dem hanno chiesto lumi quali atti concreti negli anni sono stati messi in atto per disincentivare il gioco, quante persone sono in cura presso il Serd e quanti i malati stimati non in cura.
Bosi ricorda la continua attenzione del consiglio comunale sul tema. "Nel 2019 nella provincia di Modena la raccolta dei giochi ha superato un miliardo di euro mentre nel nostro comune si attesta ad oltre i 260 milioni di euro, un calo rispetto al 2018 grazie anche anche alle azioni promosse dall’Amministrazione.
Il quadro normativo in cui possono operare gli Enti locali appare fragile ed incerto, non essendo stato ratificato attraverso i decreti attuativi il famigerato accordo trovato in Conferenza Stato-Enti Locali, che riguardava ad esempio anche il numero di ore di apertura.
Possiamo affermare che manca una disciplina organica di riordino del settore dei giochi. Gli impegni politici sono tanti in questo senso: ministri e sottosegretari nel corso degli anni hanno promesso una legge quadro, promessa fino ad ora disattesa”, rimarca Bosi.
Venendo al proprio territorio, l'assessore quindi ricorda che “l’Emilia Romagna nel 2016 ha approvato un testo unico per la promozione della legalità e della cittadinanza responsabile, che contiene anche importanti disposizioni per gli Enti locali che vogliono intraprendere azioni concrete nel contrasto alle azzardopatie, non al gioco.
All'interno della regione il Comune di Modena si è distinto tra i più virtuosi, promulgando già nel 2017 l'ordinanza per la limitazione degli orari di gioco di ogni singolo apparecchio del territorio per tutelare la salute pubblica: ogni 'macchinetta' può operare per sole otto ore al giorno.
Successivamente, sul finire del 2017 la giunta comunale ha adottato e deliberato la mappatura dei luoghi sensibili presenti sul territorio: sono stati identificati oltre 400 luoghi sensibili dai quali le attività di gioco devono distare almeno 500 metri.
Questa delibera ha significato uno spartiacque per la regolamentazione e l'offerta di giochi nella nostra città: nel 2016 a Modena erano presenti 29 esercizi esclusivamente dedicati all'offerta di gioco. Oggi sono 8 ed è in corso anche una delocalizzazione di una sala bingo, che sta facendo un investimento di circa 5 milioni di euro per spostarsi oltre la tangenziale.
Questo negli ultimi 4 anni ha portato anche a ricorsi da parte degli operatori del gioco, poi respinti o rinunciati per la maggior parte. Presso gli esercizi di vicinato la situazione è più complicata, perché i locali non si configurano come case da gioco ma come corner, soggetta ad una disciplina parzialmente diversa con concessione in essere sino al 2022 a Modena. Nei giorni scorsi la Polizia locale ha compiuto un controllo presso esercizio collocato in un centro di vicinato che dista ad una distanza inferiore i 500 metri accertando la violazione della legge regionale. Il procedimento rispetto controlli, sanzioni e trasmissione delle informazioni presso la Procura della Repubblica è ancora in essere”, prosegue Bosi.
“L’amministrazione comunale negli ultimi anni ha sviluppato diverse azioni intersettoriali”, sottolinea l'assessore menzionando l'attività del tavolo contro il gioco d'azzardo, il coinvolgimento delle istituzioni e delle scuole, interventi coordinati verso i diversi target, la concessione di contributi per la riqualificazione delle attività economiche attraverso il marchio Slot Free, il sostegno al Terzo settore.
I dati sulle persone affette da dipendenza da gioco “sono incompleti, non rappresentativi del fenomeno nella sua complessità perché la maggior parte dei giocatori si rifiuta di ammettere la dipendenza e quindi evita qualsiasi percorso di cura. Nel 2020 nella provincia di Modena erano in cura 111 persone per gioco d’azzardo, mentre nel 2019 erano 147.
Tutto per dire che il Comune di Modena costituisce un esempio virtuoso sia per prevenzione che per contrasto ed è innegabile che il contesto in cui si opera risulta problematico per la scarsità di strumenti a disposizione. Bisogna cominciare a ragionare anche sul gioco telematico, che sfugge ad ogni controllo e in questi anni sta crescendo. Servono strumenti, conoscenze, prevenzione e informazione soprattutto per i più giovani”.