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Elezioni 2022, L'Abbate (Ic): 'Ippica, risposte concrete e non vacue promesse'

06 settembre 2022 - 08:55

Giuseppe L’Abbate, candidato alla Camera per Impegno civico, torna ad auspicare una 'riforma strutturale dell'ippica' con la governance in mano al settore.

Scritto da Francesca Mancosu
Elezioni 2022, L'Abbate (Ic): 'Ippica, risposte concrete e non vacue promesse'

Proseguono gli approfondimenti di GiocoNews.it sui programmi elettorali dei candidati alle Politiche del 25 settembre, con speciale riferimenti a quelli che negli ultimi anni si sono maggiormente occupati di gioco pubblico e ippica.

Dopo Andrea Tronzano (Forza Italia), è il turno di Giuseppe L’Abbate, deputato di Impegno civico, già sottosegretario di Stato alle Politiche agricole con delega all’ippica, candidato nei listini plurinominali per la Camera in Puglia.

Cominciamo dalla nuova esperienza in Impegno civico, gruppo parlamentare nato da una scissione del Movimento 5 Stelle per iniziativa del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a seguito di un lungo periodo di divergenze con il presidente del movimento Giuseppe Conte.

 

Il progetto di Impegno civico nasce per andare oltre queste elezioni politiche: oggi c’è bisogno di un contenitore che dica la verità agli italiani sulla condizione del Paese e che inverta il trend di decrescita economica che viviamo da trent’anni. L’Italia ha bisogno di serie riforme strutturali che non sono mai state realizzate. Ad iniziare dalla riforma della Pubblica amministrazione dove dobbiamo introdurre il principio della carriera per merito e attivarci per una seria e concreta digitalizzazione”, puntualizza L'Abbate.
Serve una riforma dell’istruzione che possa dare finalmente ai nostri ragazzi quelle competenze per azzerare il mismatch tra richieste del mondo del lavoro e loro formazione. Una riforma del lavoro con una maggiore flessibilità contrattuale per venire incontro alle esigenze di assunzione delle imprese con un doveroso contrappeso di un welfare che ti aiuta quando sei in difficoltà ma ti sprona a ritrovare lavoro il prima possibile così da non perdere competenze e skill con il passare del tempo. Sul Fisco è necessario provvedere ai decreti attuativi della Delega fiscale approvata con il Governo Draghi: oggi le imprese sono vittima di un fisco cervellotico, che le limita nella crescita. Serve un intervento concreto sul cuneo fiscale, cioè la differenza tra lordo e netto in busta paga. Poi la riforma della giustizia, civile e tributaria. Senza queste riforme vengono meno tutti i diritti perché se non vi sono le risorse economiche non si possono aiutare le fasce più deboli della popolazione. Abbiamo bisogno di crescita, infatti. Nell’ultimo anno e mezzo, il Governo Draghi ha stanziato per combattere inflazione e caro-bollette ben 50 miliardi di euro senza fare alcun scostamento di bilancio, ovvero senza fare altri debiti che pesano sulle tasse dei cittadini. In definitiva, dobbiamo rendere strutturale la crescita economica post-Covid e ciò è possibile solo attuando queste riforme. Impegno Civico si candida proprio per portare avanti queste politiche di riforma per il progresso e lo sviluppo dell’Italia”.
 
Il nostro focus quindi si sposta sull'ippica, tema molto caro a L'Abbate, che l'ha seguita dapprima come deputato poi come sottosegretario al ministero delle Politiche agricole, presentando nel 2020 un suo progetto di riforma del settore con risorse garantite, governance e gestione affidate agli ippici, ipotizzando di far passare sotto il ministero dello Sport le funzioni operative e di servizio.
L’ippica italiana necessita di una riforma strutturale che possa rilanciare l’appeal di questo comparto che, credo ancora oggi, ha grandi potenzialità di crescita. Bisogna lavorare su ciò che non funziona per trovare soluzioni ottimali. Quel che ho visto nell’ultimo periodo, però, sembra essere piuttosto il frutto di un lento trascinarsi del settore che continua imperterrito a compiere le stesse azioni, aspettandosi risultati differenti. L’aver optato per una Direzione generale, oltre a riempire la bocca del prestigio di una poltrona dedicata, non si comprende a cosa serva concretamente per gli operatori del settore”, sottolinea.
“La mia proposta di riforma l’ho presentata l’8 ottobre 2020 al ministero delle Politiche agricole davanti ai rappresentati delle società di corse, delle categorie professionali, delle associazioni agricole, dei sindacati dei lavoratori, dai proprietari agli allevatori, nonché ai sindaci delegati Anci. Risorse certe e definite, regole chiare e avvio di una strategia di politica sportiva attraverso una governance in mano agli ippici che trovano una nuova casa, persa con la soppressione dell’Assi/Unire, all’interno del ministero dello Sport dove sarebbe nato un organismo unico in grado di rappresentare il 'mondo del cavallo'. Queste le linee guida di un percorso di riforma che mirava al superamento di quella spirale depressiva che ha da tempo eroso il prestigio dell’ippica, tra calo di scommesse e rallentamento nei pagamenti. Eppure io continuo a vedere nell’ippica italiana un grande potenziale: le punte di eccellenza che si riescono tuttora ad esprimere sui palcoscenici internazionali ne sono la conferma.
Dopo anni di studio e mesi di confronto all’interno e all’esterno del Mipaaf, sono giunto alla conclusione che l’unica speranza di rilancio dell’ippica sia fuori da via XX settembre. Qui dovrebbero rimanere quelle specifiche competenze che lo rendono un asset strategico per lo Stato: ovvero la valorizzazione e lo sviluppo dell’attività zootecnica con funzioni di indirizzo politico e di programmazione e controllo.
All’organismo unico in seno al ministero dello Sport, invece, dovrebbero andare attribuzioni operative e di servizio, divenendo il fulcro strategico per il futuro del comparto ippico. Non si può certo sperare che le decisioni manageriali sportive per rendere l’ippica attrattiva per giovani e famiglie possano essere partorite da un ministero dove la governance degli ippici è praticamente pari a zero. Allo Stato deve essere richiesto di fare lo Stato, mentre imprenditori e lavoratori del settore devono essere messi nelle condizioni di potersi esprimere. Il controllo amministrativo e contabile non più sottostare alle rigide regole della Pubblica amministrazione e, dato che di rifondare l’Unire il ministero dell’Economia non vuol per nulla sentirne parlare, l’unica soluzione per ridare l’ippica in mano agli ippici è quella che ho presentato due anni fa. Se ci sono altre proposte, sarò lieto di ascoltarle”.
 
L'ultimo commento, sempre in materia di ippica, è relativo a una recente presa di posizione di Paolo Russo, candidato per Azione, per il quale dovrebbe essere  “il gioco, e non le tasse del cittadino, a dover garantire le risorse necessarie per sostenere la filiera ippica”.
Chiara la risposta di L'Abbate. “Sulla riforma delle scommesse ippiche ho lavorato duramente facendo diverse proposte sia in Parlamento come componente della commissione Agricoltura della Camera sia come sottosegretario al Mipaaf. Chi conosce il mondo ippico sa che si tratta di qualcosa non più rinviabile. Detto questo, l’ippica è sganciata dalle scommesse da anni oramai. Il sostegno statale non è più legato alle scommesse. Facciamole ripartire e raggiungere raccolte ragguardevoli e potremo tornare al Mef, che ha coperto con le tasse dei cittadini i buchi di gestioni allegre del passato, chiedendo di staccare contributi maggiori o di tornare a legarli alle scommesse. Al momento, una proposta così formulata al comparto non conviene: è necessario prima attuare una riforma, altrimenti l’ippica muore per mancanza di fondi. E l’unico modo – come detto – per avere meno Stato e più libertà d’investimenti è la mia riforma della ‘Casa del Cavallo’. Se ve ne sono altre, si facciano pure avanti. Altrimenti discutiamo del nulla e credo che gli ippici e le loro famiglie – nonché persino i nostri valorosi cavalli – meritino risposte e non vacue ed efficaci promesse”.
 

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