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Governo in bilico e gioco pubblico sul baratro: ore decisive in Senato

14 luglio 2022 - 11:27

E' ormai ufficilamente aperta la crisi di governo e il gioco pubblico rischia di perdere l'unica occasione di riordino.

Scritto da Ac
Governo in bilico e gioco pubblico sul baratro: ore decisive in Senato

Sono ore decisive quelle che si stanno vivendo, dentro e fuori Palazzo Chigi, per la sopravvivenza del governo Draghi. Che lasciano col fiato sospeso l'intero paese e, in particolare, l'industria del gioco pubblico. Sì, perché dopo la decisione presa dai Cinque Stelle di non votare la fiducia al decreto aiuti in programma oggi al Senato, come ha annunciato il leader Giuseppe Conte all’assemblea congiunta dei parlamentari pentastellati al termine di una giornata convulsa, e fallita anche l'ultima mediazione di questa mattina nella riunione dei capigruppo convocata dal ministro dei Rapporti per il Parlamento, Federico d’Incà, adesso si apre formalmente la crisi di governo.

Tutto questo, in un momento tutt'altro che semplice per l'intera nazione e per l'economia. Con l’estate che è partita con un carico di incertezze legate ai tanti fattori che destabilizzano il sistema economico: dal Covid-19 alla guerra in Ucraina, entrambi non ancora destinati a sparire a breve. Con l’incubo della recessione e dell’inflazione e di un ritorno agli anni Settanta, o forse anche peggio di allora. Per il gioco pubblico, oltre alle difficoltà generali che valgono per tutti i settori, quantificate nel dettaglio e certificate proprio oggi dalla Cgia di Mestre, si aggiunge la potenziale beffa rappresentata dal fatto che il governo attuale, nonostante i ritardi e le promesse mancate, sembrava essere l'unico effettivamente deciso ad attuare l'attesa riforma di riordino. Mettendola addirittura nero su bianco (seppure ancora in bozza, in attesa di un Consiglio dei Ministri utile, come ricordato anche dal sottosegretario all'Economia, Federico Freni). Ma oltre alla volontà, comunque fondamentale, c'è anche un discorso di opportunità, in quanto la maggioranza attuale che ha governato fino ad oggi il paese, praticamente trasversale, sembra essere l'unica che potrebbe affrontare una materia così divisiva come quella del gioco, mentre altre maggioranze più sbilanciate e comunque con numeri più risicati, difficilmente potrebbero affrontare un tema come questo, comunque non di interesse per i cittadini.
Ecco quindi che l'unica speranza, per il comparto del gioco, sembra essere quella di veder reggere l'attuale esecutivo. Ma è ancora possibile? Tecnicamente, sì. Anche se il nuovo ago della bilancia potrebbe diventare la Lega. Ecco perchè.

CRISI, ECCO I NUMERI IN SENATO - Senza i voti dei 5 Stelle in Senato la maggioranza sarebbe comunque salva a quota 204 voti. Ma se dovesse mancare anche il sostegno del Carroccio, dopo che il leader Maatteo Salvini ha parlato di impossibilità di governare senza il Movimento, allora si cadrebbe a 143 voti, 18 in meno rispetto alla maggioranza assoluta di 161.
Ecco quindi che una eventuale astensione o non partecipazione al voto sulla fiducia al Dl Aiuti nell’Aula di Palazzo Madama dei 62 senatori del Movimento Cinque Stelle non comprometterebbe, almeno tecnicamente, la sopravvivenza del governo di Mario Draghi. Il quale potrebbe contare anche sul potenziale voto dei sei senatori a vita che non sono sempre presenti e che comunque quando votano si schierano in genere a sostegno dell’Esecutivo. Anche se il premier ha sempre dichiarato che non può esistere un “suo” governo senza i grillini, come da mandato ricevuto dal Capo dello Stato.

COME FUNZIONA IL VOTO IN SENATO - Il nuovo regolamento in vigore a Palazzo Madama, a partire da questa legislatura, ha eliminato la precedente equiparazione degli effetti del voto di astensione con quella del voto contrario. Pertanto, dal punto di vista tecnico, il voto di astensione al Senato adesso equivale alla mancata partecipazione, e nient'altro. Mentre prima della riforma del regolamento, le astensioni avevano in più occasioni fatto scattare la crisi di governo, specie quando i numeri erano risicati. La Costituzione, infatti, prevede che il governo debba avere la fiducia in entrambe le Camere, e bastava che qualcuno si astenesse perché il suo voto pesasse come un no, e il gioco era fatto.

IL PESO DEI GRUPPI DI MAGGIORANZA - La maggioranza assoluta a Palazzo Madama è di 161. Attualmente (sulla carta) i voti per il governo sarebbero, 5 Stelle compresi, 266. Nel dettaglio, Forza Italia ha 51 senatori, Ipf 10, Iv 15, la Lega 61, il Pd 39, il gruppo Autonomie 8, il Misto 20 all’incirca (in totale i senatori del Misto sono 39 ma non tuti e non sempre votano a sostegno del governo). Nel Misto di palazzo Madama confluiscono i parlamentari di Leu, Azione/+Europa, Italia al Centro, NcI, Noi di Centro. Pertanto, se oltre ai Cinque Stelle si dovessero defiliare anche i lighisti, allora i numeri della maggioranza risulterebbero alquanto compromessi. Con il governo che potrebbe contare solo su 143 voti, 18 in meno rispetto alla maggioranza assoluta di 161. Per la possibile fine anticipata delle legislatura, che nessuno si augura. Soprattutto nel settore del gioco, tanto più in questo momento. Tenendo anche conto che, anche la “soluzione” proposta dal sottosegretario alle Regioni per superare la “Questione territoriale” è strettamente legata ai piani di questo esecutivo e andrebbe automaticamente a cadere insieme al governo.

 

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