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Riaperture e Sostegni in via di revisione: aprile mese decisivo, anche per i giochi

06 aprile 2021 - 08:30

Prime risposte del governo, anche se prudenziali, al pressing delle Regioni e prime riaperture possibile già a fine mese, mentre i giochi rinviati almeno a maggio.

Scritto da Redazione GiocoNews.it
Riaperture e Sostegni in via di revisione: aprile mese decisivo, anche per i giochi

Sarà un mese di fuoco, quello appena iniziato, per il governo Draghi. Dopo l'arrivo alle Camere del decreto Sostegni e delle risoluzioni sul Pnrr targato “Conte 2”, rispetto al quale i due rami del Parlamento indicheranno al presidente del Consiglio alcune correzioni di cui tenere conto nella riscrittura del Piano italiano da trasmettere a Bruxelles entro la fine del mese. Ma nello stesso momento l'esecutivo è chiamato anche a dettare la (nuova) linea sulle riaperture delle attività ancora sottoposte a lockdown, dopo il lieve miglioramento degli ultimi giorni del livello dei contagi e in risposta al pressing crescente delle Regioni e di una parte della maggioranza, oltre all'opposizione. Il governo sarà quindi chiamato, nelle prossime settimane, a una serie di passaggi chiave per invertire la rotta, oltre che sul piano vaccinale, anche sulle misure da adottare per favorire la ripartenza del Paese. Con le prime ipotesi che iniziano già a circolare. 

LA CABINA DI REGIA SU APERTURE - Archiviata la pausa pasquale, che ha visto tutta l'Italia in zona rossa, la ripartenza torna dunque al centro del dibattito politico. Con una cabina di regia che potrebbe essere convocata nei prossimi giorni - anche se al momento non è stata fissata alcuna data - per valutare la possibilità di riaperture (addirittura) dal 20 aprile. Il quadro epidemiologico è costantemente monitorato ed è sulla base dei dati elaborati settimanalmente dall'Iss, Direzione generale Prevenzione e Regioni che verrà valutata la situazione sulla diffusione del contagio e sulle misure e i tempi necessari. Giovedì 8 aprile ci sarà un primo appuntamento, segnato dall'incontro con le Regioni, anche se il tema all'ordine del giorno è quello del Recovery. I governatori, tuttavia, nel vedere anche il ministro Mariastella Gelmini, chiederanno all'esecutivo di valutare il quadro e di approntare, se dovessero calare i contagi, un calendario per ridare fiato alle attività danneggiate anche dall'ultimo lockdown di Pasqua. Con la data comunque più probabile per la ripartenza che potrebbe essere quella di lunedì 26 aprile, quando potrebbero tornare a lavorare bar e ristoranti a pranzo (magari con un orario in un primo tempo ridotto fino alle 16), anche se non si tratterà di un vero e proprio ritorno alla “zona gialla” ma quasi. Questo però potrà avvenire – attraverso l'emanazione da parte del governo di un provvedimento di deroga rispetto alle misure attuali previste dall'ultimo decreto – se e solo se l'indice Rt sarà sotto il livello 1, se le terapie intensive e i reparti ordinari saranno tornati sotto i livelli di guardia e - soprattutto – se la fascia di popolazione sopra i 70 anni sarà messa nel frattempo in sicurezza. Mentre da oggi, lunedì 6 aprile, tornano in “arancione” Veneto, Marche e Provincia di Trento, per un totale di nove regioni “rosse” e undici arancioni, in virtù del criterio vigente basato sulla soglia dei 250 casi per 100mila abitanti per la discriminazione della colorazione.

LE APERTURE ATTUALI - Nulla cambia, come noto, per i giochi, che continuano ad essere interdetti in qualunque località e di fronte a qualunque colorazione. Al punto che, anche durante il periodo di esistenza della zona gialla (e, addirittura, anche nel singolo caso della Sardegna in zona bianca per un breve periodo), non si è mai parlato di riapertura di questo tipo di attività. Ciò che cambia, a livello generale, in zona arancione – ricordiamo – è che ci si può muovere liberamente e senza obbligo di autocertificazione all’interno del proprio comune. Resta la possibilità di recarsi in una seconda casa, anche se si trova in una regione in zona rossa o arancione. La seconda casa qui segue le stesse regole (proprietà o affitto) della zona rossa e così per l’accoglienza limitata al nucleo familiare. In arancio si prolunga la possibilità di fare visita, una volta al giorno, ad amici e parenti nel comune: ci si può muovere in due persone (con figli under 14 al seguito). Poco cambia, invece, per bar e ristoranti che in zona rossa possono soltanto lavorare con l’asporto: dalle 5 alle 22 per i ristoranti e dalle 5 alle 18 per i bar (locali senza cucina e la cui attività prevalente è la vendita al dettaglio di bevande). Mentre in zona rossa è vietato consumare cibo all’interno e all’esterno del locale, per ristoranti, pizzerie, sushi bar è garantita, ovviamente, la consegna a domicilio senza limiti di orario. È consentita invee la consumazione negli alberghi e nelle altre attività ricettive per servire i soli clienti alloggiati all’interno. Anche in zona arancione si lavora solo con l’asporto (i bar fino alle ore 18 mentre i ristoranti possono restare aperti fino alle 22). Autorizzate anche le consegne a domicilio. E così sarà, almeno, per tutto il mese aprile, se non ci saranno allentamenti delle restrizioni che, comunque, nello stesso Decreto Aprile sono previsti. Il governo aveva comunque immaginato una revisione delle regole per l’intera ristorazione nel corso di maggio, ma potrebbe essere anticipato di qualche giorno se nei prossimi 15 giorni si avranno dati confortanti. Nel frattempo restano chiusi in zona rossa tutti i negozi “non essenziali”. Questo significa che fino al prossimo 30 aprile saranno aperte farmacie, i tabaccai, edicole e altri punti vendita come i negozi di informatica e di abbigliamento intimo, nonché le profumerie. Mentre rimarranno ancora serrati i parrucchieri, i barbieri e tutti i centri estetici e, al solito, i giochi

In zona arancione invece tutti i negozi sono aperti, anche quelli di abbigliamento e in generale di categorie merceologiche considerate “non essenziali”. Nei giorni festivi e prestivi non possono lavorare i punti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, a eccezione di farmacie e parafarmacie, dei presidi sanitari, di lavanderie e tintorie, dei punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, ancora tabacchi, edicole e librerie. Parrucchieri, barbieri e centri estetici tornano al lavoro (il precedente Dpcm ne aveva imposto la chiusura).

IL POSSIBILE CAMBIAMENTO – Qualcosa, tuttavia, potrebbe cambiare, e a breve. Come anticipato in premessa, il governo potrebbe decidere di allentare le maglie già alla fine del mese qualora i dati lo consentano. Nel caso di scenario migliore, dal 26 aprile potrebbero tornare a lavorare fino a sera bar e ristoranti, mentre per le attività di gioco si potrebbero rialzare le saracinesche a partire da maggio. Come promesso e auspicato anche dal sottosegretario all'economia, Claudio Durigon, che si sta occupando della materia anche alla luce della possibile delega al settore che dovrebbe ricevere nei prossimi giorni. Del resto il pressing della Lega (a cui appartiene lo stesso sottosegretario) per le riaperture è già forte e rischia di farsi ancora più forte quando dovrà essere decisa l’entità del nuovo scostamento. Il Carroccio, ma anche il Movimento 5 Stelle, e un pezzo di Partito Democratico e di Forza Italia, puntano ad allargare il nuovo spazio di deficit fino a 30 miliardi, mentre Palazzo Chigi e Mef sembrano intenzionati, almeno per ora, a rimanere sotto i 20 miliardi. Anche se da alcune proiezioni tecniche – come riporta IlSole24ore - emerge già un fabbisogno di nuovi aiuti per 25-30 miliardi. Gli interventi scatteranno comunque con un nuovo decreto da varare nella seconda metà di aprile con l’obiettivo di estendere le misure per garantire la liquidità alle imprese e di far scattare nuovi meccanismi selettivi per l’erogazione dei sostegni. E anche su questo punto restano diverse sensibilità nella maggioranza.

TRENTA GIORNI DI FUOCO – Per tutte queste ragioni, il mese di aprile sarà dunque assolutamente decisivo per il paese, con il governo che dovrà riscrivere i piani, in tutti i sensi: compresi quelli di Recovery plan, Def e scostamento di bilancio. Il nuovo quadro di finanza pubblica e il Pnrr “rivisto” sono attesi in Parlamento per la seconda metà di aprile, mentre si apre il dossier nomine. Oltre a dover riscrivere il Recovery plan e il Def, infatti, l'esecutivo dovrà definire il nuovo scostamento di Bilancio ed emanare un altro decreto legge per garantire la liquidità alle imprese e nuovi sostegni a categorie e settori messi in ginocchio dalla pandemia. Tutto in soli 30 giorni, nel corso dei quali dovranno essere tracciate anche le nuove coordinate per le chiusure anche sulla base della colorazione delle Regioni, come sopra indicato. Sarà dunque un mese di fuoco, per il governo Draghi, già iniziato nei giorni scorsi dal parlamento.

Dove la richiesta di autorizzazione alle Camere per un’ulteriore tranche di indebitamento arriverà insieme al Def, che con tutta probabilità verrà presentato a cavallo della metà del mese, con qualche giorno di ritardo rispetto alla scadenza del 10 aprile. Questo perché il Mef sta mettendo a punto un Documento di economia e finanza abbastanza ampio e solido, visto che sarà direttamente collegato alla nuova versione del Recovery plan. Il Governo dovrà peraltro aggiornare il quadro macro e di finanza pubblica ma dovrà anche tracciare la rotta per la ripresa in un contesto internazionale difficile.

Intanto, il 30 marzo l’Istat ha stimato una caduta nell’area euro di 0,4 punti di Pil nel primo trimestre del 2021, seguita da un recupero dell’1,5 percento nel secondo e del 2,2 percento nel terzo. Una caduta che, secondo il ministro Daniele Franco, anche per l’Italia dovrebbe essere l’ultima. Al Mef si sta quindi lavorando alacremente alla rivisitazione del Pnrr. Che prima di essere inviato alla Ue dovrebbe essere nuovamente sottoposto alle Camere, probabilmente nel corso di un esame congiunto con il Def, in cui dovrebbe essere citata anche la riforma degli ammortizzatori da definire sempre entro fine aprile. Uno scenario, questo, in cui le entrate garantite precedentemente dal comparto del gioco pubblico potrebbero tornare sicuramente utili per l'esecutivo.

COME PUÒ CAMBIARE IL DL SOSTEGNI – Intanto durante questa settimana dovranno essere presentati gli emendamenti nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato al Dl Sostegni (il termine scade venerdì 9). La sensazione è – al solito - che la coperta delle risorse sia ancora una volta troppo corta. Con appena 550 milioni a disposizione del Parlamento per finanziare il pacchetto delle modifiche al provvedimento da 32 miliardi, messo in campo dal Governo per sostenere il sistema economico travolto dall’emergenza coronavirus. Ma la lista delle modifiche è ancora aperta. Da una parte manca ancora una lista delle priorità condivisa da tutta la maggioranza sulla revisione del primo provvedimento anti-crisi del Governo Draghi (mentre all’orizzonte si delinea anche il prossimo scostamento e un “Sostegni bis”, che dovrebbe essere focalizzato in gran parte sulle imprese); dall’altra però i partiti hanno iniziato ad avanzare richieste nel tentativo, anche, di allargare la platea di chi può beneficiare dei sostegni. Tutto questo mentre i commercianti chiedono una nuova disciplina anche sulla Tari, visto che l'attuale normativa non prevede sconti per le attività chiuse o semi-chiuse dalle restrizioni: per un autentico paradosso più volte messo in luce da sindacati e associazioni. Ma un intervento sulla tassa sui rifiuti per le imprese, per “coordinare le diverse disposizioni normative” ci sarà già con la conversione del decreto, ha assicurato il viceministro all'Economia Laura Castelli. Anche se risulta difficile che si possa intervenire anche con agevolazioni ad hoc sull'imposta locale.

BRACCIO DI FERRO SU NUOVO SCOSTAMENTO - Il dossier delle modifiche al dl Sostegni, come detto, si andrà ad affiancare a quello sulle misure da inserire nel prossimo provvedimento da varare nella seconda metà di aprile con l'obiettivo di estendere le misure per garantire la liquidità alle imprese e di far scattare nuovi meccanismi selettivi per l'erogazione dei sostegni. Su questo secondo fronte, tutto dipenderà dall’entità del nuovo scostamento. Lega, 5 Stelle, una parte di Pd e una di Fi premono per accrescere il nuovo spazio di deficit fino a 30 miliardi, mentre Palazzo Chigi e Mef sembrano intenzionati, almeno per ora, a rimanere sotto i 20 miliardi. Il via libera all’ulteriore indebitamento arriverà con il Def, che sarà l’ennesimo intervento, dopo il primo del decreto “Cura Italia” dello scorso anno, e i successivi sette provvedimenti di urgenza emanati fino ad oggi, con 140 miliardi di disavanzo aggiuntivo tra il 2020 e il 2021.

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