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Riordino gioco, Pd al Mef: 'A quando il confronto con Regioni e Comuni?'

28 novembre 2023 - 10:48

I deputati Merola e Vaccari (Pd) chiedono lumi al Mef sulle entrate del gioco stimate per il 2023 e il 2024 e se sia o meno in atto il confronto con gli enti territoriali in merito al riordino del settore.

Scritto da Dd
Foto di Jeshoots Com (Unsplash)

Foto di Jeshoots Com (Unsplash)

Come già accaduto nelle scorse settimane, l'esame in Consiglio dei ministri del decreto attuativo del riordino del gioco online previsto dalla riforma fiscale continua a slittare, e la speranza è che si realizzi quantomeno prima di Natale.

Un rinvio, attuamente sine die, che aumenta le perplessità degli attori coinvolti, già sorte in merito alla sostanza del testo circolato, che non sarebbe ancora definitivoe ancora più in merito alla forma di un riordino che dovrebbe avvenire, secondo il Governo, in due fasi distinte.

Una soluzione contro la quale si sono espresse le associazioni Acadi, As.tro, Egp e Sapar, lanciando la proposta di un riordino contemporaneo di online e terrestre, finalizzato anche a risolvere la questione territoriale. 

Non poche poi sono le perplessità espresse dagli operatori del settore del gioco online sui parametri previsti dalle bozze di decreto attuativo circolate fino ad oggi, secondo cui il costo di ogni licenza sarà “pari a sette milioni di euro per ogni concessione richiesta, fermo restando il limite numerico massimo di cinque concessioni che possono essere chieste da un singolo gruppo societario”, i concessionari potranno “attivare sul proprio sito internet, previa autorizzazione dell’Agenzia e compatibilmente con le specifiche regole tecniche che la stessa stabilisce, esclusivamente una sola App per ciascuno dei giochi oggetto di concessione” ed è prevista l'istituzione di un "albo dei titolari di rivendite, ordinarie o speciali, di generi di monopolio autorizzati alla raccolta di giochi pubblici, nonché dei soggetti che esercitano attività di punti vendita ricariche titolari di autorizzazione ai sensi degli articoli 86 ovvero 88 del Tulps" con il "pagamento preventivo all’Agenzia di un importo annuale pari a euro duecento per il primo anno e a euro centocinquanta per ciascuno degli anni successivi". 

Secondo Moreno Marasco, dell'associazione Logico, così come formulato il riordino del gioco online rischia di tagliar fuori 65-75 degli attuali concessionari, con gravi danni per consumatori e aziende. E non sarebbe "neanche un buon affare per le casse dello Stato. Nelle ipotesi più ottimistiche, lo Stato incasserebbe tra i 105 e i 140 milioni”. Per Marasco poi “basterebbe attuare il tanto criticato bando vigente e inapplicato, ed eliminare il limite di 40 concessioni previsto, per raccogliere tra i 100 e i 150 milioni, senza distruggere la concorrenza”. Ed è necessaria "l’apertura di un tavolo di confronto, critica nel dettaglio altri punti contenuti nel decreto, che glissano sull’effettiva esigenza del riordino del settore".

In quest'ottica il tema torna d'attualità alla Camera dei deputati grazie a un'interrogazione presentata  da Virgino Merola e Stefano Vaccari. Secondo i due esponenti del Partito democratico "sarebbe utile sapere se sia in corso un confronto con i soggetti interessati dal riordino del settore dei giochi, in particolare se vi sia il coinvolgimento degli enti territoriali per un intervento organico di riparto delle competenze e razionalizzazione della normativa", chiedendo, in particolare, al ministro dell'Economia e delle finanze, "quale sia la raccolta complessiva stimata per il 2023, anche fornendo una suddivisione per tipologia di gioco e per regione – e le relative entrate erariali, nonché quali siano le previsioni della raccolta per il 2024 alla luce della annunciata riforma".

"La delega fiscale (legge n. 111 del 2023)", considerano gli interroganti, "prevede princìpi e criteri direttivi per il riordino delle disposizioni sui giochi pubblici, con specifico riguardo alla tutela dei soggetti maggiormente vulnerabili, anche attraverso l’impiego di forme di comunicazione del gioco legale coerenti con l’esigenza di tutela di detti soggetti, alla prevenzione dei fenomeni di disturbi da gioco d’azzardo, alla dislocazione territoriale degli esercizi, alla riserva statale nella organizzazione ed esercizio dei giochi, alla partecipazione degli enti locali al procedimento di autorizzazione e di pianificazione e, grazie ad un emendamento approvato alla Camera voluto fortemente dai Pd-Idp, all’accesso, da parte dei soggetti pubblici e privati che svolgono attività di prevenzione e cura della patologia da gioco d’azzardo, ai dati concernenti la diffusione territoriale, la raccolta, la spesa e la tassazione dei giochi autorizzati di qualsiasi tipologia e classificazione".

E aggiungono ancora che "secondo il rapporto 2022 dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli il gioco legale in Italia, è tornato ai livelli pre-pandemia del 2019 e ha raggiunto 136 miliardi di euro nel 2022 con un aumento del 22,3 percento rispetto il 2021. Al netto delle vincite nel 2022 la spesa dei giocatori è stata di 20,34 miliardi con un incremento del 31,3 percento rispetto all’anno precedente e il gettito erariale è stato di 11,2 miliardi di euro; il settore del gioco cresce nonostante le difficoltà economiche e le tensioni sociali".

Merola e Vaccari quindi rilevano che "innumerevoli sono i luoghi in cui si può giocare d’azzardo; secondo agenzie di stampa la riforma del Governo prevederebbe tra l’altro una sorta di regolarizzazione del punti vendita e ricarica (Pvr) attraverso l’iscrizione ad un albo presso l’Agenzia, senza bandire una gara, per cui saranno abilitati a offrire gioco d’azzardo non solo gli esercizi con licenza specifica ma anche esercizi pubblici commerciali; in tal modo si aumenta l’offerta di gioco e vengono depotenziati i presìdi contro le dipendenze". Da qui l'esigenza di una risposta precisa da parte del Mef.

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