“Abbiamo preso in esame l’impianto delle regole fiscali che sono dispiegate nelle modalità di gioco, anche se c’è un punto di incrocio tra una materia così tecnica di tipo finanziario e fiscale e la quesitone della dipendenza di cui ci occupiamo. La ridotta marginalità del prelievo fiscale naturalmente permette un sistema che si basa per avere remunerabilità sull’altissima frequenza e sul prolungamento del tempo della persona impegnata.” A sottolinearlo è Maurizio Fiasco rappresentante di Alea, Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e di comportamenti a rischio nel corso delle audizioni della commissione Finanze e Tesoro al Senato sul tema del Riordino del gioco.
Fiasco evidenzia che come documentato nel libro blu “il volume della raccolta delle scommesse tra privati è di 2,4 miliardi. Inolltre a ogni cittadino è consentito di essere banco dell’offerta di gioco senza avere una concessione, perché è una modalità dove il gestore intermedia lo scambio delle quotazioni che chiunque può fare. Questo presenta un prelievo fiscale pari allo 0,98 per mille, quindi su 2,4 miliardi di transazioni documentate nel libro blu lo stato prende meno di 2,5 milioni. Il fatto che ci sia un’accessibilità facile a svolgere il ruolo di scommettitore e di banco è un driver importante per la dipendenza.”
“Il decreto legislativo si occupa del gioco online - sottolinea Fiasco - il gioco online già nel 2018 aveva rivelato evidenze molto nette sulla capacità di attivare comportamenti disfunzionali, molto di più di quello fisico. Il rapporto è impressionante perché noi abbiamo a disposizione forse l’unica indagine epidemiologica istituzionale che è quella condotta dall’istituto superiore della sanità, l’organo che fornisce le evidenze epidemiologiche al ministero della salute. Quella indagine certificata documentava che la prevalenza di forme problematiche era di uno su quattro dei praticanti e siamo nel 2018 quando il volume era il 35 percento in meno dell’attuale, un problema molto evidente. Questo comporta la contaminazione di chi si occupa della clinica o della ricerca sociale tra professionalità perché non si capisce la dinamica e non si può inquadrare la dipendenza connessa al gioco se non si entra nell’interna corporis del progetto industriale, che spiega la complessità di alcuni comportamenti.”
“La dipendenza - rimarca Fiasco - dipende dall’altissima frequenza dell’alternarsi della gratificazione e della frustrazione, il fattore tempo diventa determinante per questo profilo e questo spiega la maggiore additività del gioco online rispetto al fisico. Peralto anche il gioco distribuito sul territorio fisico conta su un a velocizzazione estrema delle operazioni. Inoltre il fattore dell’altissima frequenza e il fatto che si gioca ovunque, con le variabili spazio tempo saltate, quindi 24 ora su 24, ha reso evidente il problema.”
“Il gioco responsabile è un ossimoro: mi rifaccio su un approfondimento in cui abbiamo individuato che il 20 percento dei clienti del gioco qualsiasi, praticamente consente di avere l’80 percento del ricavato. Si conferma la legge di Pareto che il 20 percento di clienti del supermercato consente l’80 percento dei margini della catena della grande distribuzione, quindi questo 20 percento in gran parte viene a sovrapporsi con la popolazione a rischio.”
Le soluzioni proposte da Maurizio Fiasco sono diverse partendo dal “contrastare l’ubiquitarietà e di conseguenza selezionare i luoghi di accesso, lavorare sul fattore tempo, ridurre le frequenze che sono la matrice del rischio e soprattutto generare delle franchigie della giornata in cui ci si abbia l’interruzione. La questione delle franchigie, di introdurre nella giornata alcune ore di interruzione, magari incidenti con quelle dei pasti è importante per ridurre il profilo del rischio, come pure ci sta un approfondimento da fare sul rischio anche nell’ambiente di lavoro. La presenza nelle attività produttive di persone che hanno questo problema rende evanescente l’applicazione integrale della legge 626 sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro.”
Altro quesito che il rappresentante di Alea solleva durante il suo intervento riguarda l’intersezione tra questione economica e questione fiscale: “Abbiamo visto con molta perplessità il fatto che nel decreto legislativo sia prevista una consulta dei giochi pubblici ammessi in Italia. Se questa consulta si deve occupare degli aspetti fiscali ed economici, non può sollevare nessun rilievo da parte di chi si occupa della parte sociosanitaria, ma poiché nel testo è previsto che si debba occupare della salute c’è un conflitto con la funzione pubblica, anche perché nel decreto è riportata una dizione che non regge da un punto di vista tecnico.”
“L’evidenza che abbiamo riscontrato è che la patologia non rimane confinata nella persona con disturbo da gioco ma si riversa sui familiari più prossimi oltre che sull’ambiente di lavoro, non solo per scadimento dei livelli di decoro e dignità come pignoramenti e forme di aggressività nel ménage familiare. Ma anche dal un punto di vista clinico, ce lo dicono i medici che riscontrano problemi cardiovascolari, disturbi alimentari e del sonno anche nei familiari. Parlare di salute del giocare senza parlare della salute della sua sfera primaria dove il giocatore ha un ruolo di responsabilità è un concetto che presta il fianco a una lettura che in maniera involontaria può risultare fuorviante.”