Le leggi regionali sul gioco hanno ancora un senso?
La domanda si pone, una volta di più, alla luce di quanto sta accadendo in questi mesi in alcuni Consigli, dove il tema non manca di suscitare polemiche fra le opposte fazioni (vedi Piemonte), ma anche un certo buon senso, con un impegno bipartisan a prorogare l'entrata in vigore del distaziometro vigente per le attività già autorizzate (vedi Lazio).
Una pericolosa schizofrenia che rende ancora più evidente la necessità di risolvere la questione (territoriale) una volta per tutte e di dare un indirizzo unico agli Enti locali, procedendo al riordino nazionale della materia, dopo il tentativo non attuato della Conferenza unificata Stato-Regioni del 2017. Ne è convinto anche il direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, Marcello Minenna, che in più occasioni è tornato a spingere per la redazione di un Testo unico dei giochi, con la delega affidata proprio ad Adm, e il reset delle leggi regionali. Ma non solo.
Vediamo cosa ne pensano i rappresentanti di alcune Regioni, protagoniste della prima parte di uno speciale pubblicato sul numero della rivista GiocoNews di luglio e agosto, consultabile nella sua interezza a questo link.
COLETTO (UMBRIA): "DESTINARE IL GETTITO ERARIALE A PROGETTI DI CURA E CONTROLLI" - L'assessore alla Salute e welfare della Regione Umbria, Luca Coletto, parte da una delle proposte più interessanti fra quelle avanzate da Minenna: la compartecipazione comunale e regionale al gettito erariale derivante dai giochi.
"Tale compartecipazione dovrà essere finalizzata perché altrimenti rappresenterebbe una sorta di speculazione su delle persone che sono affette da una vera e propria dipendenza patologica. Non bisogna trascurare il fatto che la dipendenza da gioco coinvolge spesso persone che lasciano nelle sale il loro stipendio. Questi soldi, nella maggior parte dei casi, arrivano dalle famiglie meno abbienti sottoposte a situazioni difficilissime e spesso vittime di usura. Proprio per questo credo che la cosa più giusta sarebbe quella di applicare anche per il gioco il sistema usato per comprare le sigarette dai distributori automatici, ovvero rendere obbligatorio l’accesso al servizio (se così si può definire) attraverso la tessera sanitaria con un 'alert' quando si sta giocando troppo.
Detto ciò, per quanto riguarda la compartecipazione ai proventi di Regioni e Comuni, penso che nel caso delle Regioni dovrebbero essere utilizzati per coprire totalmente le spese di cura e riabilitazione dei soggetti affetti da ludopatia, mentre i Comuni dovrebbero reinvestire quelle risorse per finanziare progetti finalizzati alla sicurezza e controllo del territorio. Diversamente non sarebbe etico".
LANZARIN (VENETO): "NON DISCONOSCERE L'AUTONOMIA REGIONALE" - Dal Veneto, l'assessore alla Sanità e politiche sociali, Manuela Lanzarin, sottolinea che "le affermazioni del direttore generale di Adm partono da una prospettiva radicalmente diversa da quella di chi si occupa di tutela della salute e di politiche sociali.
Infatti nel sito internet dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli si legge: 'L'azione di Adm muove dalla considerazione del gioco quale fattore di promozione e sviluppo dell'integrazione sociale e della comunicazione tra gli individui. In ragione del maggior valore attribuito al momento ludico, Adm agisce al fine di garantirne all'utente la facile fruizione nell'ambito di un contesto regolamentato e di un ambiente tecnologicamente avanzato e costantemente monitorato'. All’articolo 1, comma primo della legge regionale 10 settembre 2019, n. 38 recante: 'Norme sulla prevenzione e cura del disturbo da gioco d'azzardo patologico' si precisa invece che: 'La Regione del Veneto, nell'ambito delle proprie competenze in materia di tutela della salute e di politiche sociali, promuove interventi finalizzati alla prevenzione, al contrasto e alla riduzione dei rischi da gioco d'azzardo e delle problematiche azzardo-correlate, nonché al trattamento e al recupero delle persone che ne sono dipendenti e al supporto delle loro famiglie'", ricorda l'assessore.
"Si tratta di finalità profondamente diverse: nel primo caso si attribuisce 'maggiore valore al momento ludico', nel secondo si cerca di tutelare i cittadini e le famiglie dal disagio e dalla sofferenza indotte dal Disturbo da gioco d’azzardo.
Quindi, dal nostro punto di vista, più che alla 'numerosità' delle norme in materia, bisognerebbe prestare attenzione alla loro efficacia rispetto al dettato costituzionale sulla tutela della salute. Allo stesso modo dovrebbe essere evitata una visione centralistica, che disconosce l’autonomia regionale (anch’essa presente nella nostra Costituzione al terzo comma dell’articolo 116.
Le finalità per la Regione del Veneto e, nello specifico di questo assessorato sono la prevenzione, il contrasto e la riduzione dei rischi da gioco patologico e delle problematiche azzardo-correlate, nonché il trattamento e il recupero delle persone che ne sono dipendenti e al supporto delle loro famiglie. Il Testo unico può essere utile se inquadrato in tale contesto, non se questo è orientato ad una maggiore libertà di gioco ed a limitare le possibilità di intervento regionale. Inoltre non penso sia opportuno 'un reset delle leggi regionali', ma solo un loro miglioramento nel caso venga redatto un Testo unico con il fine primario della tutela della salute".
Altro tema posto dal progetto di riforma del gioco postulato da Adm è la "razionalizzazione delle reti di vendita sotto il profilo numerico, qualitativo e della diffusività sul territorio, individuando modalità di compartecipazione regionale e comunale al gettito erariale".
Per l'assessore veneto sono "da escludere interventi autoritativi in materia, soprattutto se influenzati da una visione economicistica inadatta a cogliere la complessità dei temi inerenti il gioco con vincita in denaro nel nostro Paese. L’intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali concernente le caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico del 2017 del 7 settembre 2017, pur non avendo prodotto i risultati sperati e desiderati, può costituire una prima base per un confronto che porti a importanti sviluppi. Ripeto, gli orientamenti di tipo centralistico sono assolutamente non idonei ad affrontare la complessità ed a rispondere ai bisogni dei diversi territori.
Non dobbiamo nasconderci che l’eventuale scrittura di una norma di riordino nazionale del gioco sarebbe estremamente difficile ed impegnativa. Come ricorda la Corte costituzionale (fra le altre, Sentenza n. 72 del 22 febbraio 2010), ai caratteri comuni dei giochi, quali aleatorietà e possibilità di vincite in denaro, si riconnette un disvalore sociale, con la conseguente forte capacità di attrazione e concentrazione di utenti e la probabilità altrettanto elevata di usi illegali degli apparecchi impiegati per lo svolgimento degli stessi anche nel caso dei giochi leciti.
Questo disvalore sociale si combatte su diversi piani: sociale, culturale e normativo. In tal senso, sicuramente un testo legislativo nazionale dovrebbe contemplare i seguenti capisaldi: a) tutela della salute; b) lavoro e impresa; c) ordine pubblico. Per contemperare tutti questi aspetti è indispensabile un corretto confronto tra Stato, Regioni e Comuni. Il centralismo e gli atti autoritativi non rispondono ai bisogni dei cittadini".
L'assessore Lanzarin quindi dice la sua anche sulle proroghe all'entrata in vigore delle leggi regionali sul gioco e delle modifiche normative proposte o in discussione fra Piemonte, Lazio, Marche ed Emilia Romagna.
"Sulle proroghe, pur nel rispetto dell’autonomia di altri legislatori regionali, in osservanza dei principi costituzionali inerenti la tutela della salute non posso che condividere le preoccupazioni espresse dalla Caritas e da altre associazioni antiusura. In proposito un orientamento importante viene dal Consiglio di Stato che ha avuto modo di esprimersi precedentemente (Consiglio di Stato, Sezione III, 19 dicembre 2019, n. 8563) osservando che la Corte costituzionale ha ritenuto, in più occasioni, che le disposizioni sui limiti di distanza imposti alle sale da gioco dai luoghi sensibili siano dirette al perseguimento di finalità, anzitutto, di carattere 'socio-sanitario' e anche di finalità attinenti al 'governo del territorio', sotto i profili della salvaguardia del contesto urbano.
Quindi, interventi dilazionati nel tempo possono produrre ritardi e discriminazioni (in relazione alla residenza) nella tutela dei cittadini.
Rispetto alle modifiche normative proposte, approvate o in discussione fra Piemonte, Lazio, Marche ed Emilia Romagna ritengo che sia molto difficile contemperare aspetti che attengono all’ordine pubblico, all’impresa e al lavoro e alla tutela della salute. La Regione del Veneto ha raggiunto un buon punto di equilibrio, per cui al momento non sono in previsione modifiche o integrazioni".
BARMASSE (VALLE D'AOSTA): "NECESSARIO UN INTERVENTO UNIFORME SU TUTTO IL TERRITORIO" - Spostandoci in Valle d'Aosta, territorio in cui il gioco ha una valenza particolare, visto il legame fra il casinò Saint Vincent e la Regione, che ne è proprietaria, a prendere posizione sulla domanda iniziale di questo pezzo è Roberto Alessandro Barmasse, assessore alla Sanità, salute e politiche sociali, che ne approfitta per ricordare quanto fatto fin qui per il contrasto alle patologie collegate al giocare compulsivo.
"La dipendenza patologica dal gioco, è un fenomeno ancora poco conosciuto ma come altre patologie della dipendenza (alcolismo, tabagismo, tossicodipendenza) anch'essa ha conquistato, senza troppo clamore, un suo posto di rilievo. Oltre alle norme nazionali, che in anni recenti sono state adottate sia al fine di regolamentare la disciplina dei giochi, sia al fine di prevedere forme di sostegno per i giocatori patologici, anche numerose regioni stanno adottando disposizioni per combattere questa piaga sociale. In realtà, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm), sia nella IV che nella V edizione, ha sostituito il termine ludopatia con quello di disturbo da gioco d'azzardo (Dga), non riconoscendo al primo alcuna valenza scientifica.
Sotto il profilo medico, il Dga è definito come un disturbo del comportamento che rientra nella categoria diagnostica dei disturbi del controllo degli impulsi. Esso ha una forte attinenza con la tossicodipendenza, tanto che nella V edizione del Dsm è stato inquadrato nella categoria delle cosiddette 'dipendenze comportamentali'. Per combattere questa forma di dipendenza è importante che vi sia un intervento uniforme in tutto il territorio", esordisce.
Dal canto suo la Valle d'Aosta, attraverso la giunta regionale "ha approvato un Piano operativo per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno delle dipendenze gravi, previsto dalla legge n. 189 del 2012 tra le misure possibili e in attuazione della legge regionale n. 14 del 2015 'Disposizioni in materia di prevenzione, contrasto e trattamento della dipendenza da gioco d’azzardo patologico'.
Il piano predisposto viene attuato grazie a finanziamenti presenti all’interno del 'Fondo per il gioco d’azzardo patologico (Gap)' istituito dalla Legge di stabilità 2016, all’art. 1 comma 946. L’assegnazione dei fondi nazionali alla regione autonoma è stata predisposta previa presentazione del Piano di attività al Ministero della Salute per una valutazione in concerto con l’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, valutato positivamente il 4 maggio 2018, dopo una rimodulazione.
Il piano definisce gli obiettivi, le macro-tipologie degli interventi da attivare, i destinatari principali nonché gli indicatori di risultato e la valorizzazione economica delle attività da finanziare con i fondi, e demanda all’Azienda Usl della Valle d’Aosta, attraverso il dipartimento di Salute mentale e il servizio per le dipendenze (Ser.D), la realizzazione delle azioni previste ed il coordinamento degli attori coinvolti.
La Regione ha ancora emanato la legge regionale n. 2 del 27 marzo 2019 promuovendo una mappatura dei luoghi sensibili evidenziando le aree di interdizione dal gioco d’azzardo.
Ulteriori misure di prevenzione a contrasto alla ludopatia sono state introdotte con la legge regionale n. 12 'Divieto di apertura di spazi per il gioco d’azzardo sul territorio regionale'. Modificazioni alla legge regionale 15 giugno 2015 n. 14 (Disposizioni in materia di prevenzione, contrasto e trattamento della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico. Modificazioni alla legge regionale 29 marzo 2010, n. 11 (Politiche e iniziative regionali per la promozione della legalità e della sicurezza)".