Roma - “Questo convegno segue quello dello scorso febbraio in cui si auspicò che il programmato riordino fosse codificato sulla base di un dialogo fra maggioranza e opposizione e una condivisione della nuova regolamentazione da emanare. Auspicio che per ora è rimasto tale ma quel convegno ha seminato, perché ci è giunta la proposta di ripetere il convegno con gli stessi fini ma con maggiore incisività da parte di Acadi.
La provenienza della proposta ci ha indotto a riprovarci, nel frattempo è intervenuto il rinvio del decreto che era previsto per agosto di quest'anno ed è invece slittato al 31 dicembre del 2026. Questo rinvio, opportuno per il dibattito in corso, pur se giustificato dalle ragioni degli Enti locali, non può valutarsi positivamente per gli operatori che auspicavano una stabilizzazione chiarificatrice delle disposizioni sul gioco fisico, oggi piuttosto frammentate”.
Sono le parole di Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Bruno Buozzi, ad aprire l'evento “Stati generali del gioco - La riforma nasca dal confronto e rimetta al centro la tutela della persona”, promosso dalla Fondazione Bruno Buozzi e dall'Intergruppo parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d'azzardo, oggi, 3 luglio, alla Camera dei deputati.
“Il riordino è un'occasione per affrontare il tema del gioo patologico in modo serio, cosa che non è stata fatta finora”, prosegue Benvenuto. “La Fondazione ha approfittato della collaborazione preziosa dell'intergruppo parlamentare che si occupa dei problemi connessi al gioco per insistere sulla necessità di approfondimento anche nel senso più politico perché si giunga a una disciplina che abbia maggiore forza e possibilità di durata, senza che dopo poco tempo si riproducano le medesime polemiche a livello locale.
Oggi il tema del gioco va guardato alla luce degli ultimi dati, per guardarlo in modo più largo.
Gli ultimi dati su spesa, raccolta e gettito dal gioco generano delle valutazioni che deve affrontare la politica. Nel 2024 una raccolta di 157 miliardi, i dati di spesa superano costantemente i 20 miliardi, aumento del gioco online e diminuzione di quello fisico, cosa che comporta diminuzione dell'entrare erariali, uno dei motivi principali della legalizzazione del gioco. Come noto, il gioco telematico gode di trattamento tributario di favore rispetto all'altro, dibattito deve riguardare tutta l'impostazione del sistema, che va rivisto alla radice. No a desideri proibizionisti, che non servono a nulla, ma attenzione alla tutela dei giocatori, sì al dialogo e al confronto fra tutte le parti in causa, e in primis con la politica che ha il grave compito di regolare una materia delicata”.
CARDIA (ACADI): "DIALOGARE IN MODO PIU' AMPIO" - Dopo di lui, Geronimo Cardia, presidente di Acadi: “Un dialogo trasparente, aperto, basato su dati scientifici è il modo migliore per tutelare il settore e i giocatori, risolvere davvero i problemi delle persone. Giusto andare a vedere cosa c'è 'dentro' al comparto del gioco pubblico, abbiamo 33 tipologie di giochi, che magari hanno diverse tipologie di giocatori, quindi fare di tutta l'erba un fascio non va bene.
Non c'è dubbio che i numeri parlano dell'aumento della spesa del gioco online, dell'incremento della raccolta, ma credo che vada cambiato il modo con cui va trattato questo fenomeno; se lo demonizziamo facciamo lo stesso errore fatto nel 2010-2011 verso le slot e le Vlt, anni da cui gli Enti locali hanno iniziato a ridurne l'offerta, non accorgendosi di una problematica più ampia da gestire con complessità.
Quindi anche oggi se spostiamo tutta l'attenzione sull'online stiamo facendo la cosa giusta? Siamo nel 2025, quindi possiamo trovare delle soluzioni al problema numero 1, avere un'attività che sia normalizzata, ma senza cercare un nuovo nemico, un bersaglio che si rivelerebbe sbagliato.
Parlando degli apparecchi, oggi, nel 2025, la tecnologia è andata avanti: noi siamo in grado di proporre un prodotto attento all'utente che, senza violare la sua privacy, è in grado di riconoscere i tratti somatici e in base all'isometria del volto comprendere se è riconducibile a un minore.
Questo stesso prodotto inoltre può stabilire che la frequenza con cui si spinge un tasto di giocata fa capire che magari sta esagerando, e invia un segnale al gestore e direttamente alla persona una messaggistica adeguata dissuasiva dell'atteggiamento che sta tenendo. Una volta che è stato intercettato c'è il registro di autoesclusione. Questo unito alle politiche attive sui territori delle regioni può fare un ottimo lavoro, perciò per noi è giusto aiutare le Regioni con dei fondi che vengano dalla tassazione di tutti e 33 i tipi di gioco, e dai due canali distributivi”.
CANGIANELLI (EGP FIPE): "QUALIFICARE OFFERTA, OPERATORI E GIOCATORI" - Emmanuele Cangianelli, presidente di Egp Fipe Confcommercio, dal canto suo afferma: “Nello spirito di un lavoro comune, anche da posizioni differenti, credo sia doveroso mantenere il sistema con il minor numero possibile di giocatori patologici e nessun minore.
Dall'allungamento dei tempi dell'emanazione del riordino del gioco fisico ne consegue l'impossibilità di pianificare, programmare gli investimenti, avviare nuove soluzioni che sono già disponibili in giro per il mondo, e in un sistema pensato 25 anni fa invece è necessario utilizzare le nuove tecnologie, è uno dei motivi per accelerare le nuove disposizioni.
Le soluzioni come i distanziometri e i limiti orari peraltro solo su parte dell'offerta non hanno risolto il problema ma lo hanno solo spostato.
Il terzo tema è quello della qualificazione degli operatori, oggi, anche con le tecnologie, gli impegni dei controlli sui territori da parte dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli e delle forze dell'ordine si ha il polso dell'offerta: come in altri settori, le future gare individueranno un numero chiuso di punti vendita, questa è l'opportunità per qualificare ogni singolo punto.
Quindi è importante poter offrire al cittadino luoghi ben identificati, con personale ben qualificato e un mercato che nel lungo termine posa escludere i giocatori che possono arrecare danno anche alle imprese ed essere più sostenibile dal punto di vista economico e sociale”.
GIULIANI (ADM): "RIORDINO IMPORTANTE NELLA SUA TOTALITÀ" - Antonio Giuliani, dirigente dell’Ufficio gioco a distanza e scommesse dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, spiega che i dati presentati da Benvenuto “sono reali, si ha un aumento della raccolta ma un calo dell’erario in quanto si ha una diminuzione della raccolta fisica e un aumento sull’online dove la tassazione è più bassa. Questo evidenzia quanto sia importante arrivare al riordino. L’articolo 15 delle legge delega è quello che regola il riequilibrio e la ridefinizione tributaria e su alcuni aspetti un riequilibrio è importante, ma dobbiamo tenere presente che ogni singolo gioco ha una tassazione precisa, perché ci sono ragioni tecniche che hanno portato a impostazioni diverse”.
Giuliani aggiunge che “questo segnale ci dice quanto sia importante il riordino del gioco nella sua totalità. Io ho potuto lavorare allo schema del riordino del decreto legislativo 41 su cui sono stati fatti passi importanti con principi validi per tutto il gioco pubblico e si prende posizione su aspetti fondamentali. Aspetti che sono il pilatro del gioco pubblico in Italia che nel decreto legislativo hanno trovato chiara espressione su tutti il rispetto della salute del giocatore e il contrasto al gioco patologico. Nel decreto legislativo 41 ci sono misure al contrasto del gioco patologico aspetto su cui siamo all’avanguardia. È importante fare le gare perché per la prima volte ci sono delle previsioni di investimento dei concessionari sul gioco responsabile”.
“Uno dei requisiti per presentare le domane era infatti quello di presentare una politica del gioco responsabile. È un segnale di come il riordino e le norme in materia di gioco in Italia siano importanti per contrastare il gioco patologico e illegale. Il segnale per cui il gioco fisico è in calo è dovuto probabilmente al fatto che sono prodotti vecchi, l’online attrae perché è smart e si adatta alle esigenze di tutti. Noi come Adm, ogni giorno troviamo apparecchi irregolari, e quando c’è un arretramento del gioco legale non si favorisce il mercato illegale.”
“Per me è importante – conclude Giuliani - arrivare al riordino del gioco fisico, su cui si sta lavorando, perché solo in questo caso detteremo delle norme a garanzia dei giocatori, legalità e concessionari. Il nostro lavoro è regolare il gioco, far sì che rispetti le norme e deve portare anche gettito all’erario, e in questo momento è in una fase di calo. Non so se è disamore del giocatore, ma probabilmente questo è dovuto anche a un arretramento del gioco fisico a vantaggio del gioco illegale. Ora Con le concessioni dell’online abbiamo introdotto l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, stiamo vedendo le relazioni tecniche e dentro ho trovato delle idee e degli strumenti molto interessanti che potrebbero essere il futuro anche per il gioco fisico”.
L'IMPEGNO DEGLI OPERATORI SOCIO-SANITARI - Lo psicoterapeuta Paolo Jarre, fondatore nel 2007 insieme con il Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche dell'epidemiologia sul gioco d'azzardo, rimarca: “Allora circa il 30 percento degli italiani dichiaravano di aver giocato almeno una volta nell'anno precedente e circa 180mila persone lo facevano in modo patologico, secondo quanto riportava una ricerca scientifica. Quel 30 percento un anno fa è diventato il 40 percento. La spesa è a 158 miliardi. In questi 20 anni ci è stato detto che è servito per combattere il gioco illegale. Ma l'ha mai misurato qualcuno? In termini di patologia quei 180mila son diventati 800mila, secondo studio Ispad del Cnr”. Per Jarre nel decreto sull'online “non ci sono misure valide per il contrasto al gioco patologico, ridurre l'offerta, il gioco deve essere tolto dagli esercizi generalisti, va confinato in zone periferiche, un po' come quelle a 'luci rosse' dell'Olanda. Bisogna rieducare le persone, proteggere i vulnerabili e i minori”.
“Le parole che sono nel sottotitolo ('La riforma nasca dal confronto e rimetta al centro la tutela della persona', Ndr) mi sembrano un po' inadeguate”. Inizia con una nota polemica l'intervento di don Armando Zappolini, portavoce della campagna nazionale Mettiamoci in gioco. “Non mi pare ci sia un reale confronto in quello che sta facendo il Governo. Sicuramente la centralità della persona è quantomai aleatoria, l'unica cosa che si chiede è che il gettito erariale sia lo stesso. I numeri parlano di una esplosione incontrollata del fenomeno, i dati politici parlano invece di una cancellazione dell'Osservatorio. Il Cnr ci dice che la maggior parte arrivano da persone abitudinarie, problematiche. Perché non è possibile che per la privacy ogni comune possa avere i dati del gioco del suo territorio? Un sindaco come fa a gestire se c'è un fenomeno che esce dalla misura?” Chiude, Zappolini, sottolineando che “bisogna fare un lavoro di regolamentazione. Non siamo proibizionisti, non facciamo crociate, ma serve regolamentare, individuando i punti di riferimento che si devono salvaguardare. L'Osservatorio, con tutti i limiti che ha avuto, ha prodotto dati utili a migliorare il settore, a proteggere la gente. Quindi ora prima dateci dei segnali, altrimenti il confronto lo fate solo tra di voi.”
IL CONFRONTO CON LA POLITICA - Andrea Quartini, deputato del Movimento cinque stelle, membro della commissione Affari sociali, nel suo intervento spiega che da antiproibizionista ‘il punto centrale sul tema del gioco è quello di far crescere un sistema consapevole’. Inoltre analizzando l’esperienza sul campo nel contesto delle dipendenze aggiunge che "alla base di queste ci sono aspetti legati ‘alla genetica, alla depressione e alla bassa scolarità. Quando parliamo di prevenzione, dunque, dobbiamo ragionare anche in questa logica”.
Interviene quindi Riccardo Pedrizzi, ex senatore, già presidente del commissione Finanze nel quinquennio 2001-2006, secondo il quale “un filo rosso ha legato sempre tutti i presidenti delle commissione Finanze del Senato. Ci siamo sempre trovato tutti d'accordo su questi temi. Ci troviamo ancora, stasera, dopo decine di convegni a parlare di questo settore (e penso che continueremo a farlo) perché la riforma di questo settore strategico, dovremo aspettare tanto tanto tempo. Ancora oggi ci troviamo a parlare con il soggetto Stato che dovrebbe mediare tra settore del gioco e enti locali, e non arriviamo mai a fare bingo. Vediamo lo spostamento della Delega fiscale all'agosto 2026 perché le regioni hanno chiesto lo spostamento, e la politica ha acconsentito. Ancora una volta sarà un intervento pressapochista, un tampone che non risolverà il vero problema del settore dei giochi. Se fate un po' i conteggi, la legge delega è del 2023, si posta al 2026, i decreti applicativi arriveranno a fine 2026. Se questa legislatura dovesse durare 5 anni significa che avrà scadenza nel 2027, pertanto un tema così sensibile non verrà trattato, per paura di scontentare qualcuno. Eppure i precedenti ci sono: la conferenza Stato-Regioni del 2017, il documento della mia commissione, della legislatura 2001-2006, votato anche da Rifondazione comunista, con indicazioni che sono ancora attualissime. Poi c'è stata anche una Commissione sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico (guidata da Mauro Maria Marino, di Italia Viva, Ndr) che dettò le stesse soluzioni, ma non si fece nulla: evidentemente quelle soluzioni non sono gradite.” “Il tempo passa”, commenta Pedrizzi, “e si ha sempre più difficoltà a investire nel nostro Paese, con una situazione di incertezza che non consente a nessun operatore sano di mente di investire nel nostro Paese. Continua ad aleggiare la leggenda nera attorno a questo settore. Finché si continua a dire che il popolo italiano ha dilapidato 147mila miliardi, non capendo che si tratta di spesa, dei quali 127 miliardi sono ritornati al popolo sotto forma di vincite. Restano 20 miliardi: 11 miliardi circa vanno allo stato. Altri 9 miliardi sono andati al settore, distribuiti tra aziende e famiglie. Accanto a questa leggenda nera che mette paura anche alla parte politica che dovrebbe essere liberista (perché la politica non ha voglia di studiare e di approfondire) basterebbe andare a riprendere i documenti presentati ai vari convegni.” In tutto questo, continua Pedrizzi, “la regione Puglia aveva una normativa estremamente proibizionista, abbiamo studiato il tema con la Guardia di Finanza e il presidente Emiliano ha rivisto la normativa. Lo stesso è avvenuto in regione Campania. Mi chiedo: perché le regioni di centro-destra non fanno lo stesso varando questa riforma che tarda ad arrivare? Le esperienze politiche citate prima dimostrano che quando si studia, quando si ha sensibilità, ci si trova tutto d'accordo nei confronti di un settore così importante.”
Alessio Saponaro, responsabile dell’area Salute mentale, Dipendenze patologiche, Salute della Regione Emilia Romagna analizza i cambiamenti che ci sono stati negli ultimi tempi con la crescita dell’online e altri temi importanti per il settore come la questione legata ai luoghi sensibili. Fondamentale secondo lui che “in materia di gioco la politica agisca in maniera sinergica, tutelando diversi interessi previsti dalla costituzione”.
“Da amministratori locali ci troviamo sempre di fronte alla scelta di dover subire o gestire un fenomeno”, commenta Stefano Locatelli, vicepresidente di Anci. “Negli anni abbiamo cercato di andare incontro ai problemi della popolazione. Non abbiamo una posizione di contrarietà agli operatori economici, diciamo solo che servono normative chiare che consentano ai comuni di legiferare allo stesso modo su tutto il territorio. La questione delle distanze non è un'idiozia, ma è un modo per cercare di legiferare. Le difficoltà sono nate per mancanza di chiarezza, ed è questo che chiediamo: come amministratori locali dobbiamo avere gli strumenti per garantire che sia tutto lecito e tutti possano divertirsi in sicurezza. Chiarire la normativa, garantire la libertà economica”, aggiunge Locatelli, “deve andare di pari passo con tutela della salute, attenzione ai giovani, andando a prevenire problemi. Identificare i luoghi sensibili non è una banalità, mettere dei limiti territoriali è necessario. La questione delle fasce orarie è un'altra delle cose che può servire: nei territori dove siamo riusciti a mettere delle fasce orarie, i problemi di degrado sono diminuiti. A questo servono le regole chiare.”
Virginio Merola, deputato del Partito democratico, membro dell'intergruppo parlamentare sul gioco, offre il suo punto di vista sulla situazione: “Si è voluta fare prima la riforma dell'online, si è rinviata quella del fisico, si è tolto l'osservatorio specifico, ed entra tutto in un calderone indeterminato sulle dipendenze. Però trovare una sintesi richiede chiarezza e concretezza. Pensiamo sia un errore rinviare il riordino del fisico, stiamo incentivando l'online a discapito del fisico e passeranno anni di limbo per questo secondo comparto, visto che nel 2026 ci saranno pure le elezioni. Dovrebbe riaprirsi un dialogo su come è stato regolamentato l'online, un riordino avrebbe avuto senso tenendo insieme entrambe le dimensioni del gioco. Infatti nel riordino del gioco online non si interviene sulla tutela del giocatore, a proposito di concorrenza, e delle piattaforme illegali. Attenzione al rinvio, alla proroga delle gare, bisogna evitare che la riduzione del fisico vada a tutto vantaggio dell'online. Nelle norme approvate mancano tante cose, e credo che fra operatori e consumatori bisognerebbe intendersi su quanto fatto dagli Enti locali in questi anni: hanno fatto quello che potevano, ricorrendo ai distanziometri e alle fasce orarie. Se noi riuscissimo ad avere delle regole vere, degli strumenti veri per i Comuni credo che potremmo raggiungere delle posizioni convergenti. Io penso – e lo proporrò - che la commissione Finanze della Camera potrebbe chiedere un'indagine conoscitiva per valutare perché la domanda di consumo del gioco genera solo aumenti della domanda e un approfondimento sui benefici generali economici sui costi e sulla ricaduta o meno della domanda di consumo”.
Paolo Ciani, deputato di Demos- Democrazia solidale e altro membro dell'intergruppo parlamentare, sottolinea: “È importante uscire da un'ambiguità: il gioco è un'altra cosa, questa è un'attività economica che ha delle ricadute importanti per il lavoro, le entrate erariali, le imprese. Non è un gioco una cosa che ti dà dipendenza. Se non faremo chiarezza su questo aspetto, continuerà ad esserci una certa sproporzione fra le parti”.
il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, sulla lotta alle dipendenze sottolinea innanzitutto che ‘è necessaria la consapevolezza. Tutti dobbiamo fare la nostra parte e mi auguro che su questo punto anche il parlamento trovi una convergenza perché sono questioni che richiedono una convinzione trasversale perché non esistono sensibilità diverse e bisogna unirsi in un unico scopo’.
VACCARI (PD): ‘OBIETTIVO, TUTULARE SALUTE DEI GIOCATORI’: A chiudere l'evento è il deputato del Partito democratico Stefano Vaccari che sottolinea l’importanza del confronto evidenziando anche l’intento di “mettere insieme quanti più soggetti nelle condizioni di creare una possibile convergenza su alcuni punti. Tutto questo per consentire il progredire del lavoro dell’Agenzia delle dogane e monopoli, del Governo, della conferenza stato regioni ed enti locali. Tuttavia questo viene fatto in un contesto politico che ha quasi il senso della retromarcia da parte del Governo stesso”.
Vaccari infatti evidenzia come la strategia di staccare l’online dal fisico sia “sbagliata per gli operatori perché c’è un tema rdi concorrenza e di libertà economica che è stato seriamente messo in discussione. Inoltre quando si sente dire dal Governo che sul tema del gioco l’obiettivo è salvare l’invarianza del gettito secondo me c’è un problema culturale che non ci consente di fare un saluto di qualità”.
Il deputato del Pd spiega infatti che va un aspetto fondamentale è quello di mettere al centro “la tutela della salute, facendo in modo che l’obiettivo sia la riduzione dei giocatori in condizione di dipendenza e nessun coinvolgimento di minori. Questo secondo me può essere un punto su cui costruire un buon sistema perché mette al centro la tutela della salute che credo sia l’obiettivo principale dello Stato”.
Vaccari aggiunge che “bisogna provare a superare le distorsioni che la legislazione ha costruito dal 2003 con tutte le stratificazioni che hanno portato a risultati deludenti”. Per quanto riguarda il tema dei luoghi sensibili concorda sul fatto che “la distanza fisica non debba essere l’unico criterio ma c’è anche da considerare il tema della concentrazione e quello del monitoraggio delle ore del giocate nei singoli luoghi. A partire da questi punti si può pensare di intavolare un ragionamento che incorpora altre scelte e ci sono delle proposte concrete su cui sviluppare questo ulteriore confronto”.
Con questo evento “abbiamo provato a creare un’occasione di confronto per i diversi portatori di interesse per segnalare al Governo e allo Stato che per la riforma serve un cambio di impostazione che dia certezza agli operatori e che dia stabilità a quelle norme che se cambiano ogni tre anni diventano per loro controproducenti”. Inoltre bisogna continuare a essere convinti che "attraverso il confronto possano uscire proposte migliori, più stabili e durature nel tempo perché dall’imposizione non si produce niente di positivo”. Il deputato del partito democratico conclude il suo intervento sottolineando che è possibile “trovare delle convergenze: è un lavoro faticoso ma i testardi sono i maratoneti che arrivano in fondo dopo 42 chilometri”.