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Verini (Pd): 'Gioco, una nuova governance per una vera riforma'

16 dicembre 2023 - 10:28

Il senatore del Pd Walter Verini traccia un bilancio politico del 2023 e illustra la sua visione per il futuro del settore del gioco, auspicando il coinvolgimento degli operatori nella definizione delle sue regole.

Scritto da Anna Maria Rengo
Nella foto: Walter Verini © Pagina Facebook ufficiale

Nella foto: Walter Verini © Pagina Facebook ufficiale

Tempo di bilanci, per un anno nel quale il gioco pubblico ha comunque portato a casa l'attesissima delega al Governo alla sua riforma, prevista all'esame del pre-Consiglio dei ministri lunedì 18 dicembre, ma che è stato comunque scandito da tanti eventi, per la maggior parte drammatici soprattutto a livello internazionale.

Con Walter Verini, senatore del Pd, proviamo a ripercorrere a volo d'angelo il 2023 che si avvia alla conclusione.

Che bilancio traccia dell'operato del Governo italiano e, allo stesso tempo, del Partito democratico?

“Quello del Governo è un bilancio per me negativo. Ma lo è soprattutto per il Paese. No, non erano affatto 'pronti', come proclamavano in campagna elettorale. Lo stato della sanità pubblica, l'aumento crescente della povertà e delle fragilità sociali, l'assenza di sostegni reali all'impresa, i ritardi - pesanti - sul Pnrr sono davanti agli occhi di tutti. Il fallimento delle politiche sull'accoglienza ai migranti, una finanziaria in debito e senza visione, che non dà risposte all'Italia sono altri tasselli di un mosaico fin qui molto deludente. E ancora di più, se possibile, lo sono questioni che danno l'impressione di uno schieramento che - più che pensare di avere vinto le elezioni - pensa di avere 'preso il potere'. Lo conferma l'occupazione militare del servizio pubblico radiotelevisivo, con risultati tali da affossare qualità e ascolti. E la riforma sul premierato approvata dal consiglio dei ministri rischia di rappresentare una ferita all'ordinamento costituzionale e democratico, con una chiara delegittimazione del ruolo del presidente della Repubblica e dello stesso Parlamento. E che dire del progetto di autonomia differenziata? Spaccherebbe in due l'Italia, aumenterebbe i divari economici e sociali. Sì, un bilancio negativo. Infine: in molti i provvedimenti prevale una allentamento della lotta e dei presídi contro la corruzione e le mafie. Nel nuovo codice degli appalti, che demolisce paletti di legalità e controlli, in una logica di condoni ad evasori fiscali, nell'aumento della circolazione del contante. Sono segnali molto brutti.

Anche noi dell'opposizione dobbiamo e possiamo fare di più e di meglio. Come Pd c'è una chiara ripresa di mobilitazione, iniziativa su temi fondamentali (salute, lavoro, questioni sociali). Però le opposizioni devono lavorare insieme, non farsi trascinare nelle logiche di competitività di partito e di logica proporzionale, ma costruire insieme piattaforme di una opposizione che si candida ad essere alternativa a questa destra. Il Pd vuole e deve lavorare per questo, nel Paese e nel Parlamento, cercando di aprirsi sempre di più e di parlare a tutta la società.”

 

L'Unione europea e l'Italia si trovano oggi ad assistere a ben due gravi conflitti, in Ucraina e in Israele/Palestina. Cosa auspica per queste due situazioni e qual è il ruolo che l'Ue e l'Italia possono e devono svolgere?

“Il mondo è davvero sull'orlo di un baratro, rischiando perfino forme di guerra globale. Sull'Ucraina abbiamo fatto bene a sostenere un Paese aggredito e invaso, da un criminale come Putin. Dobbiamo continuare, sapendo che lottare contro logiche di prepotenza e 'imperialiste' (si sarebbe detto una volta) è un dovere delle forze che hanno a cuore la democrazia. Naturalmente occorre lavorare, nello stesso tempo, per cercare ogni possibilità di interruzione del conflitto e di una pace giusta, che dovrà innanzitutto tenere conto del diritto dell'Ucraina a difendere la propria sovranità. Difendere questo vuol dire difendere l'Europa stessa, la democrazia.

Anche sulla guerra in corso in Palestina, siamo fortemente preoccupati. Il 7 ottobre i terroristi di Hamas hanno compiuto atrocità contro un Paese democratico come Israele. Del resto, sia Hamas che i suoi protettori come l'Iran hanno nei loro Statuti e nelle loro missioni l'obiettivo di distruggere gli ebrei e lo Stato di Israele. Ciò non ci ha impedito e ci impedisce di chiedere a Israele di non colpire i civili su Gaza, ma di favorire pause umanitarie fino a un cessate il fuoco. E ciò non ci ha impedito di condannare la politica estremista di Nethaniau, che in questi anni ha aggravato la situazione nella zona. Ma Israele non è Nethaniau. Oggi questo signore governa, ma la democrazia israeliana ha votato, nel tempo, anche uomini di pace come Peres, come Rabin che siglò gli accordi di Oslo con Arafat e Clinton. Questo dimostra che Israele è una democrazia, non ha tra i suoi obiettivi la distruzione dei palestinesi. E anche qui occorre riprendere quella che ancora oggi appare l'unica - pur difficile - prospettiva, quella dei due Stati e due popoli. 

Infine, siamo angosciati per il dilagare di un antisemitismo drammaticamente pericoloso, in realtà mai sopito in questi anni. A questo dobbiamo reagire tutti. L'orrore e gli abissi di barbarie umana della Shoah sono troppo vivi perché l'antisemitismo non allarmi le coscienze civili e democratiche.”

 

Tra le varie riforme che il Governo sta portando avanti c'è quella dell'offerta di gioco con vincita in denaro. Quali sono gli obiettivi che devono essere raggiunti e ritiene che il Governo sarà in grado di raggiungerli?

“Il tema, come noto, è complesso poiché il fenomeno in questione oltre a muovere somme di denaro estremamente ingenti (basti pensare che nell’arco temporale 2011 – 2021 il volume di denari veicolati nei vari canali di gioco è stato di 1,03 trilioni di euro) prima di tutto va ricordata la cronica e persistente mancanza di una legge organica che disciplina la materia: nonostante l’offerta ridondante nel nostro Paese le normative che regolano giochi e scommesse sono molto ampie e l’intera offerta è di fatto disciplinata dai codici Civile e Penale, da leggi speciali, da sentenze della Corte costituzionale, da innumerevoli decreti in materia e dal Testo unico delle leggi e da provvedimenti contenuti nelle leggi di Stabilità, e la mancanza di una legge dà luogo a situazioni di criticità sempre più devastanti quali: impoverimento, usura, malattia, interessi malavitosi, cortocircuiti istituzionali tra Enti locali e Stato centrale circa la regolamentazione. Una riforma vera del comparto dei giochi, dunque, passa necessariamente da una nuova governance del settore e l'impegno del Partito democratico in questa direzione è chiaro da tempo: penso alle proposte avanzate dal senatore Franco Mirabelli, così come dall'onorevole Stefano Vaccari.”

 

Ritiene che gli operatori di gioco debbano essere coinvolti in questo processo di definizione delle regole e in generale quale ruolo possono svolgere?

“Certamente, non potrebbe essere altrimenti, nessuno escluso. La filiera del gioco, assieme agli interlocutori politici, alle associazioni dei consumatori, ai soggetti preposti al controllo e alla vigilanza e non ultimi a coloro che si battono per contrastare le degenerazioni di carattere sociale e sanitario che purtroppo il gioco produce, debbono necessariamente essere parte attiva della stesura delle regole che non può e non deve (come accaduto fin qui) muovere solo e soltanto dagli appetiti del gettito erariale, ma dalla tutela delle persone.”

 

Il recente caso di giocatori di calcio che scommettono su siti illegali riporta alla ribalta due temi. Innanzitutto, in che modo si può proteggere il giocatore?

“Si tratta di problemi che vengono da lontano: in questa fase, certo, hanno una grande evidenza mediatica perché riguardano campioni dello sport, ma si tratta della punta di un iceberg di dimensioni assai più estesi. Di fronte a questi scenari è necessario che la politica e dunque il legislatore ponga un argine concreto con misure di contrasto in grado di sovvertire l'attuale e ascendente trend. Ad esempio attuando quanto approvato nella Relazione sui giochi dalla commissione Antimafia nella XVII Legislatura (con voto favorevole di Senato e Camera) e che tuttavia è rimasta lettera morta.”

 

In secondo luogo, il decreto Dignità ha vietato completamente la pubblicità del gioco, con la conseguenza che un giocatore può anche essere in buona fede se lo fa su un sito (fisico od online) illegale, perché è venuto meno uno strumento per distinguere il legale dall'illegale. È pensabile una rivisitazione delle disposizioni contenute nel decreto Dignità?

“Non sono d'accordo. il divieto sulla pubblicità dei giochi (che prima dell'approvazione del Dl Dignità veniva promossa anche da calciatori, attori e da altri testimonial d'eccezione) è uno strumento di civiltà. Chi vuol giocare d'azzardo sa benissimo come funziona: per i giochi online bisogna aprire un conto gioco con una società autorizzata, così come per praticare il gioco 'fisico' è necessario rivolgersi agli esercenti autorizzati. Non addossiamo agli avventori un problema che ha un rilievo globale. I siti di scommesse non autorizzati ad operare nel nostro Paese, nascono come funghi e le autorità preposte, di continuo, li oscurano, ma questo non è sufficiente. Serve, quantomeno, una politica comunitaria condivisa di respiro europeo. Noi, lo abbiamo chiarito a più riprese, abbiamo dei problemi con realtà come quella maltese (per citare un esempio calzante). La sede europea è lo spazio giusto e deputato per affrontare la questione. Anche in quella sede, come sempre, siamo disponibili a dare il nostro contributo circa la questione dei giochi e delle scommesse partendo dalla convinzione che sia improcrastinabile regolamentare e non vietare, un fenomeno che oramai è scappato di mano.”

 

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