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Il 2022 del betting, tra riordino aziendale e normativo

05 marzo 2022 - 08:58

Che anno sarà per le scommesse d’Italia? Il processo di uscita dal Covid-19 passa per un adattamento dei modelli di business dei bookmaker di casa nostra.

Scritto da Cesare Antonini
Il 2022 del betting, tra riordino aziendale e normativo


Partendo da un bilancio del 2021 (alcuni dati in generale mancano e le analisi per alcuni mercati verranno completate entro i primi mesi del nuovo anno), abbiamo stilato una prospettiva del 2022 per il settore del betting, tenendo anche in considerazione il 2020 che ha sancito, per colpa del Covid-19, una fortissima discontinuità con il passato. E, ovviamente, si è parlato anche di riordino del settore del gioco pubblico.

Sarà l’anno buono? E cosa serve per adattarsi a questa nuova fase?
Ad aiutarci a fare questo passaggio con una visione macro e micro del settore, il Ceo di Oia Services che detiene i brand Betaland e Enjoybet, Carmelo Mazza. Naturalmente il focus sarà sui brand di scommesse in questione ma la visione di questa realtà del gaming, la conformazione societaria e l’esperienza di Mazza come consulente nel settore del gaming, ci offrono un quadro completo del momento del particolare segmento di gioco tra retail e digital.

Partiamo dal quadro generale, quindi. Che bilancio si può fare per un altro anno particolare?
“È stato certamente un anno molto difficile e complesso. Da una parte è vero che l’igaming ha continuato a beneficiare dell’accelerazione di tutti i consumi sul web e della diffusione dell’abitudine al gioco online da parte degli utenti che, innescata dal lockdown della primavera 2020 è proseguita nel 2021. Dall’altra parte, la lunghissima chiusura della rete fisica a partire dalla fine di ottobre del 2020 è stata ancora più dura per la rete retail - avvia l’analisi Carmelo Mazza. “Tra l’altro, contrariamente al primo lockdown, durante la seconda chiusura non vi è stato lo stop degli avvenimenti sportivi, portando quindi gli utenti a proseguire l’abituale consumo di scommesse sull’unico canale disponibile, quello online. Questo ha oggettivamente accelerato la conversione degli utenti della rete retail in utenti ibridi che passano in modo seamless dal canale online a quello retail”.
 
Come hanno reagito le aziende?
Ormai la transizione verso l’omnichannel non è più una scelta strategica di nicchia ma quasi una necessità per competere. Non a caso i bookmaker e le società di gioco che erano già predisposte a questo si sono trovate meglio ad affrontare il particolare momento - prosegue ancora Mazza - anche chi aveva una rete più efficiente e ottimizzata ha reagito meglio limitando le perdite”.
 
L’online è cresciuto ma non ha compensato la decrescita del fisico, com’è il balance dei due canali di raccolta adesso?
“Confermo. Nel 2021 il passaggio di volumi di gioco verso l’online è stato più strutturale. La riapertura della rete retail non ha visto un movimento inverso della medesima portata. Nel 2020 il ritorno era stato più consistente. Relativamente a Oia Services, quando è arrivato il Covid i due canali si dividevano il mercato quasi al 50 percento mentre oggi siamo al 60 percento online e 40 percento fisico. In questo va considerato che noi abbiamo meno punti vendita ricarica rispetto all’era pre-coronavirus. Questo dimostra che c’è un movimento di players verso il gioco online. E, inoltre, osserviamo che la registrazione di utenti online nelle agenzie tende a crescere: per certi versi è più comune che lo stesso giocatore piazzi una scommessa in agenzia e poi giochi live sul proprio smartphone magari la sera durante i posticipi”.
 
Come dicevamo nelle premesse, Oia è un caso molto particolare.
“Siamo l’unica delle società che fa Pvr ad avere un numero considerevole di diritti. Abbiamo 160 punti gioco, i più grandi ad avere una rete fisica accanto ai Pvr e alla raccolta online - spiega ancora il Ceo di Betaland ed Enjoybet - per questo osserviamo bene questo tipo di evoluzione. Vi è stata una notevole accelerazione che impone alle aziende di adottare modelli che sappiano cogliere la caratteristica dell’utente che ora può essere sia fisico che online. Ad accelerare questo processo credo che abbia giocato un ruolo anche lo spezzatino estremo del calendario sportivo nel 2021 con posticipi serali quasi ogni giorno”.
 
Passiamo a un primo bilancio del 2021?
“Per noi è stato comunque un anno positivo quindi, al netto di tutto questo e considerando anche l’apertura degli uffici in Italia, abbiamo chiuso l’anno con un utile che ci regala soddisfazione, seppur limitato. Va detto che venivamo da un 2020 dove avevamo eravamo riusciti a preservare la redditività aziendale pur parando i colpi della pandemia”.

Come affrontare il 2022?
“Ci concentreremo principalmente sulle attività di investimento sulle agenzie e sui punti di raccolta proprio per seguire con maggiore attenzione le esigenze dell’utente che sono sempre più promiscue, più omnichannel. Stiamo guardando ad un miglioramento dei prodotti di gioco in agenzia e ad una maggiore automazione nei punti vendita e Pvr. Oltre a questo stiamo ragionando su forme di acquisizione clienti ibride tra l’online e la rete retail. Riteniamo che i Pvr debbano essere punti di servizio per i titolari dei conti di gioco piuttosto che un modo per riprodurre l’esperienza di gioco retail nel campo del gioco a distanza. Bisogna pensare a un modello di Pvr come un punto di servizio di prossimità all’utente”.
 
Le prospettive del 2022 passano per forza dal riordino delle norme sui giochi che potrebbe avere qualche possibilità di concretizzarsi nei prossimi mesi.
“Sono due gli aspetti fondamentali di cui vorrei discutere - esordisce Mazza - esiste una precondizione dalla quale non si può prescindere ed è quella di limitare gli spazi del gioco illegale. Purtroppo la chiusura dei punti di raccolta nel 2020-2021 ha oggettivamente dato spazio a reti prive di qualunque legittimazione giuridica alla raccolta che danneggiano la vivibilità del settore e che sono tornati ad essere una presenza ingombrante soprattutto in alcuni territori come puntualmente ci ricorda la Direzione nazionale antimafia. Questo tipo di offerta va rigorosamente perseguita e limitata al massimo. Associato a questa pre condizione c’è il tema della regolamentazione. Lo spazio del gioco illegale si nutre delle aree grigie della regolazione e ci sono aspetti che attendono da troppo tempo di essere chiariti”.
 
E un tema forte sono i Pvr.
“Sono punti di gioco che vanno qualificati in maniera univoca - propone il Ceo Oia - e dobbiamo definire una volta per tutte cosa si può fare e come. Mi pare sia tempo per creare un vero tavolo tecnico con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli per definire un modus operandi dei Pvr condiviso da includere successivamente nella regolamentazione. In ogni caso, attenzione ad usare la regolamentazione come uno strumento per fare sparire i Pvr. Se fossero eliminati si creerebbe spazio per forme di illegalità e si potrebbero aprire contenziosi ed incertezze di cui il settore non ha bisogno in questo momento”.
 
Poi ci sono i bandi.
“Un tema enorme che non può prescindere dall’armonizzazione normativa delle leggi regionali. Mi piace sempre scherzare sul fatto che le licenze Bersani (2006, Ndr) vanno ormai per la maggiore età, sono quantomeno nella piena adolescenza. Poi ci sono le licenze Monti del 2013 che scadevano nel 2016 e ormai vanno per i nove anni. È una situazione unica nel suo genere e non possiamo continuare così. Sono necessari interventi normativi e va garantita al settore una giusta e sana dimensione competitiva. Una certa tendenza della regolazione ad assistere inerme alla trasformazione del settore verso un modello oligopolistico porterebbe solo ad un danno per il consumatore ed anche una riduzione del gettito erariale. La teoria economica ha scritto pagine illuminanti sull’inefficienza degli oligopoli: mi aspetterei maggiore consapevolezza di questo tema da parte del regolatore a tutti i livelli. Al contrario passeremmo dal monopolio alla liberalizzazione tornando infine all’oligopolio agevolato dalle infinite proroghe. E anche sotto questo punto di vista va fatta grande attenzione”.

Un settore sano e solido passa anche da una qualificazione del ruolo del concessionario.
“Chi fa oggi il concessionario si porta dietro una grande responsabilità di interazione con gli stakeholder, ha un forte impatto sulla società e ha una consapevolezza molto più grande rispetto a 15 anni fa. Chi ha preso la Bersani con due agenzie come impresa familiare vive oggi in un mercato radicalmente differente - prosegue Carmelo Mazza - il regolatore deve guidare l’evoluzione dei concessionari verso la qualità della gestione, in termini di responsabilità, tutela e sicurezza del consumatore, non premiare solo la dimensione. La migliore qualificazione deve arrivare anche alla rete di commercializzazione che deve diventare, quando già non lo fosse, altamente professionale”.
 
Cosa dovrà esserci nel riordino, quindi?
“Oltre ai temi regolatori affrontati prima, in primis l’armonizzazione delle normative nazionali e locali, io immagino una parte che tuteli i giocatori secondo le linee evolutive della normativa Ue, ad esempio verso le auto-esclusioni con un registro nazionale. Poi una semplificazione della gestione dei prodotti. Abbiamo ancora processi lunghi e bizantini di certificazione per i giochi virtuali e online anche se rispetto a tanti anni la semplificazioni è stata tangibile. Bisogna insistere su questa direzione.”.

Un pronostico da un bookmaker sul riordino?
"Non voglio essere pessimista; però voglio sottolineare ad una politica spesso poco attenta che non c’è un tempo infinito per fare queste modifiche. Sarebbe meglio riuscirvi il prima possibile”, conclude Mazza.
 

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