I minori avrebbero facile accesso alle sale scommesse e al betting in generale. E a questo contribuirebbe anche una serie di rischi che arrivano dai social network ai quali spesso i minori hanno facile accesso.
Betting su Facebook, oltre mille gruppi, fan page con pronostici con oltre 5 milioni di like e i minorenni giocano indisturbati
Oltre mille pagine e gruppi dedicati alle scommesse sportive, più di cinque milioni di ‘mi piace’ e iscritti. Sono i numeri degli scommettitori su Facebook, dati elaborati dal Centro studi Automat dell’Associazione Nazionale Sapar, che non possono tenere conto dei gruppi segreti, non visualizzabili nei risultati della ricerca e che quindi potrebbero far salire ancora di più il numero dei partecipanti. Piazze virtuali in cui i giocatori si incontrano, si scambiano consigli e, soprattutto, puntano ogni giorno su tutti gli eventi quotati: dai big match della Champions League di calcio alle sfide del campionato di hockey su ghiaccio di Paesi lontani.
Sono luoghi in cui i minorenni hanno libero accesso, attratti dai nomi seducenti di alcune di queste pagine come ‘Vivere di scommesse’, ‘Pronostici sicuri’, ‘Bollette vincenti’: senza preoccuparsi del divieto di gioco per i minorenni, postano le loro giocate vantandosi delle vincite o rammaricandosi per una ‘multipla’ sfuggita per una sola partita.
Anzi, spesso sono loro stessi i pronosticatori o addirittura i gestori stessi delle pagine. La spinta verso il gioco è costante perché le proposte di scommesse da parte degli amministratori sono un flusso continuo, si spinge perfino alle giocate ‘live’ o ‘virtuali’, e per non perdere un pronostico si possono sempre attivare le notifiche push degli aggiornamenti. Quanto questa offerta imponente di pronostici, su una piattaforma sulla quale i ragazzi sono sempre connessi e presenti, influisca sul gradimento dei giovanissimi per le scommesse è difficile da stabilire. Ma i risultati dell’ultima ricerca dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza sul gioco d’azzardo e i minorenni lo dice senza mezzi termini: insieme con i gratta e vinci la scommessa è ritenuta un gioco ‘popolare tra i coetanei’ dal 58 percento degli intervistati, un dato che fa riflettere se paragonato al 9 percento degli apparecchi da gioco come le slot, che non attirano più di tanto i giovani per via della difficoltà rappresentata dal controllo degli esercenti, e perché ritengono le scommesse sportive un modo per dimostrare la propria abilità e competenza con i coetanei.
E a giudicare dalle ricevute delle ‘bollette’ postate, gli scommettitori sembrano apprezzare e puntare con disinvoltura sui siti .com e nei punti di gioco illegali che continuano a proliferare sottraendo spazio agli operatori legali e che non prevedono alcuna forma di tutela per i soggetti più deboli. Vanno forte anche le applicazioni per gli smartphone, più facili da consultare quando ci si collega a un bookmaker da un dispositivo mobile.
L'Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza: il fascino del betting, quindi giochi di carte online e gratta e vinci sui giocatori minorenni
Conosce il gioco d’azzardo tramite il web, la pubblicità in televisione e i social network, scommette sulle discipline sportive ma ne conosce bene i rischi e ne paragona la dipendenza a quella da droghe pesanti.
È questo il ritratto degli adolescenti alle prese con il gioco d’azzardo che emerge dall’indagine commissionata dall’Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza a Swg. I numeri raccolti raccontano di un adolescente che, pur associando il gioco d’azzardo a qualcosa di vietato e rischioso, conosce i vari tipi di giochi ma non collega questa pratica all’impiego di denaro e questo non permette di riconoscere i pericoli del gioco d’azzardo.
Gli adolescenti italiani sono convinti che avere soldi a disposizione sia l’aspetto di maggiore appeal per un coetaneo che si avvicina al gioco d’azzardo. Ne sono convinti soprattutto i ragazzi più grandi, che invece prendono le distanze dall’idea che si giochi per sentirsi adulti.
Gli amici che già giocano sono il principale veicolo di conoscenza, seguito dalla pubblicità televisiva, dai social network e, subito dopo, dal web che tramite i siti sportivi, attrae i ragazzi che praticano discipline sportive e si avvicinano al mondo delle scommesse.
Sono infatti le scommesse sportive il mondo più popolare tra gli adolescenti: hanno un potere di penetrazione maggiore di altri (come i gratta e vinci che invece resta il gioco più praticato) da tenere sotto controllo. Il 44% dei ragazzi italiani ha avuto occasione di provare un gioco d’azzardo, e il 18% continua a giocare senza lasciare intravedere sintomi di dipendenza: si tratta per lo più di piccole somme giocate con gli amici, in compagnia. L’8% degli adolescenti italiani gioca con frequenza almeno mensile , ma solo il 2% lo fa con frequenza settimanale .
Mediamente giocano circa 12 euro al mese, somma che non percepiscono come causa di privazioni significative. Anche la vincita di denaro non è identificata come una possibilità di accedere ad acquisti altrimenti impossibili. Solo il 16% non trova nulla di interessante nel gioco d’azzardo, mentre 7 adolescenti su 10 conoscono le regole di almeno un gioco e 3/4 hanno un luogo di gioco a portata di mano, nel 38% dei casi le sale giochi sono vicino a casa e nel 30% dei casi vicino a scuola.
Pur non conoscendo direttamente il significato del termine ludopatia, quasi la metà (il 45%) racconta di averne discusso in casa. Sono consapevoli del rischio da dipendenza che si corre con il gioco d’azzardo, descrivono il giocatore tipo come una persona che ha perso il controllo ed è malata e, soprattutto, pensano che lo Stato non faccia abbastanza per prevenire questo rischio! Per i nostri adolescenti, il gioco d’azzardo resta una trasgressione e proverebbero imbarazzo, colpa e paura di punizioni se venissero scoperti a giocare dai genitori: il controllo di mamma e papà, la difficoltà di effettuare pagamenti e il controllo degli esercenti e delle forze dell’ordine sono i principali deterrenti. Accanto a questo folto gruppo c’è una cospicua minoranza (il 27%) che non avrebbe timore a confessare ai genitori l’abitudine di giocare.