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Bookmaker sponsorizza Nazionali: ricorso al tribunale civile

13 ottobre 2016 - 16:13

Tre avvocati presentano ricorso al tribunale civile di Roma contro la sponsorizzazione delle Nazionali di calcio da parte di un concessionario di gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo
Bookmaker sponsorizza Nazionali: ricorso al tribunale civile

Il caso della sponsorizzazione delle Nazionali di calcio da parte del concessionario Intralot finisce in Tribunale. Tre avvocati romani, Alessio Di Amato, Samantha Caminiti e Anna Maria Rosaria Carbone, hanno inoltrato ricorso al Tribunale Civile di Roma chiedendo di vietare alla federazione sia di dare evidenza allo sponsor in occasione di qualsiasi manifestazione collegata alla Nazionale, sia di pubblicizzare il rapporto di sponsorizzazione. 

“Abbiamo presentato ricorso – spiega a Gioconews.it l'avvocato Di Amato – per conto di noi stessi, in quanto genitori di minori. Contestiamo questa sponsorizzazione in quanto la riteniamo lesiva dei loro interessi”.
La richiesta è stata inviata venerdì 7 ottobre con procedimento d’urgenza, motivato dall’imminente impegno della Nazionale con la Macedonia. E se il giudice della IX Sezione, Fausto Basile, da una parte ha rigettato la procedura d’urgenza, dall’altra ha convocato le parti per il 20 ottobre.

LE MOTIVAZIONI DEI RICORRENTI – Secondo i ricorrenti, sulla Nazionale italiana, “appare evidente che la esistenza di un rapporto di sponsorizzazione tra un gestore di gioco d’azzardo e le nazionali di calcio finisce con il convogliare su quel soggetto esercente il gioco d’azzardo il sentimento positivo che è in genere rivolto verso le nazionali di calcio”.
Inoltre, “è evidente che il trasferimento su di un gestore del gioco d’azzardo, attraverso il meccanismo delle sponsorizzazioni, dei valori positivi espressi dalle nazionali finisce con attenuare se non elidere del tutto le difese psicologiche individuali, che possono costituire una barriera per non cadere nella ludopatia. Si tratta di una associazione idonea a determinare, sia nei più grandi sia nei più piccini, una pericolosa forma di assuefazione e di accettazione del gioco d’azzardo come intimamente connesso al fenomeno sportivo”.

LA RISPOSTA DEL GIUDICE - Nella sua risposta, il giudice rileva che “al di là del giudizio morale sulla opportunità di associare in termini propagandistici valori e sentimenti così distanti tra loro”, nel ricorso non vengono individuati “eventuali profili di violazione della normativa vigente in materia di gioco d’azzardo” e che in ogni caso “la legislazione italiana ha da tempo legalizzato il gioco d’azzardo, disciplinandone contenuti e modalità”.
 

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