Roma - Si parla anche di videogame e di eSports nel Rapporto Italia 2021 stilato dall'’Eurispes, presentato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma oggi, 13 maggio.
Evidenziando sia la diffusione del fenomeno, sia l'aumento del numero di persone che nel nostro Paese seguono quotidianamente eventi basati sulle competizioni di videogiochi: 466mila (+33 percento rispetto all’anno precedente). E questo bacino di utenza si espande a circa 1.410.000 (+20 percento) se si considera anche chi segue un evento di eSports più volte a settimana.
La scheda "Gli sport virtuali all'anno zero" poi snocciola altre cifre importanti.
Si stima che nel corso del 2021 l’industria degli sport elettronici a livello mondiale raggiungerà 1,5 miliardi di dollari di valore. In Italia 8 persone su 10 dichiarano di aver giocato con un videogioco almeno una volta negli ultimi 6 mesi (Euromedia Research – Multiplayer.it). Si gioca soprattutto dallo smartphone (35,2 percento), dalla console fissa (27,5 percento), dal Pc (20,6 percento).
Inoltre, è diffusa l’idea che gli eSports sostengano lo sviluppo di un ambiente aperto e inclusivo (66 percento) (Nielsen 2020).
I MODELLI DI BUSINESS IN ITALIA E IL FUTURO DEL MERCATO - Gli eSports in Asia (Corea del Sud in primis), Stati Uniti e Regno Unito sono ormai una realtà consolidata; in Europa, il Paese strutturalmente “più avanzato” è attualmente la Francia.
Si sono sviluppate tre diverse tipologie di luoghi di gioco: arene, eSports bar e sale Lan.
In Italia stanno nascendo locali che uniscono le caratteristiche del classico bar o pub con quelle di una moderna sala giochi, quale conseguenza della crescente diffusione del fenomeno eSports anche nel nostro Paese. Si tratta di luoghi di svago più che di allenamento, ove vedere in diretta le competizioni dei principali incontri “e-sportivi” a livello nazionale e internazionale. La sfida sarà comprendere quale possa essere il modello di business più adatto al nostro mercato.
IL PERCORSO DI RICONOSCIMENTO DEGLI ESPORTS - Il Comitato olimpico internazionale ha sottolineato che il movimento olimpico non può ignorare la crescita degli sport virtuali, prendendo atto che il videogioco competitivo comporta un’attività fisica paragonabile a quella richiesta negli sport più tradizionali. Nel Rapporto Italia 2020 l’Eurispes poneva l’accento sulla necessità di ottenere un riconoscimento giuridico, nell’ambito del diritto sportivo, dei videogiochi che rispecchino i valori sanciti nella Carta olimpica.
Ciò consentirebbe anche di controllare le situazioni di rischio come scommesse illecite e comportamenti illegali. Con nota del 22 maggio 2020 il presidente del Coni dava atto di aver condiviso con la Giunta nazionale la relazione sugli sport elettronici presentata dal presidente del Comitato promotore eSports Italia, con la quale si evidenziava, fra l’altro, l’esigenza prioritaria di un soggetto rappresentativo di tutte le realtà nazionali ed in linea con i princìpi dell’ordinamento sportivo.
Ad un anno di distanza, si segnala che il percorso di riconoscimento è stato tracciato, ma resta aperta la questione su quali sport elettronici potranno essere riconosciuti nell’ambito del diritto sportivo.
Sul punto si segnala che nel corso di un vertice del 12 dicembre 2020, i rappresentanti del Cio hanno fornito alcune indicazioni importanti, effettuando una distinzione tra quattro categorie di videogiochi: gli sport virtuali in cui è presente l’attività fisica del giocatore; gli sport virtuali dove non vi è la componente fisica; i giochi di fantasia e strategia; i giochi di puro intrattenimento. Per il momento, il Cio ha esortato le federazioni internazionali a riconoscere la prima categoria, con particolare attenzione alla regolamentazione della concorrenza leale, al rispetto dei valori dello sport ed al raggiungimento di un nuovo pubblico. Si registra inoltre una situazione anomala che si sta verificando in Italia: da una parte il nostro Paese è in estremo ritardo rispetto a Francia, Germania e Spagna per quanto riguarda lo sviluppo di infrastrutture dove si può giocare e competere con i videogiochi; dall’altra, sul piano istituzionale, sta facendo da apripista a livello giuridico e regolamentare, grazie al lavoro del Comitato promotore eSports Italia – Coni, alla collaborazione dell’Eurispes e di alcuni fra i principali atenei italiani.
2021, "L'ANNO ZERO DEGLI SPORT VIRTUALI" - Illuminante la conclusione della scheda dedicata agli esport. "Compatibilmente con l'andamento della pandemia, che ha stravolto il mondo intero, i tempi sono maturi: molto probabilmente il 2021 sarà l'anno zero per gli sport virtuali, l'anno in cui vi sarà la netta distinzione tra sport e mero intrattenimento; l'anno in cui coloro che competono con i videogiochi potranno partecipare a gare, nazionali ed internazionali, con la tessera della rispettiva disciplina riconosciuta dal Coni: l'anno in cui si porranno le basi per il professionismo anche nel settore degli eSports. L'anno zero in cui anche le persone più scettiche sul fenomeno eSport saranno, loro malgrado, costrette a cambiare idea, perché vedranno nei videogiochi non più un semplice passatempo (per non dire, perdita di tempo), ma nuove opportunità sia in termini di sviluppo culturale sia in ambito lavorativo, tutto con l'esaltazione dei valori tipici dello sport".
IL RAPPORTO ITALIA "PER UNA NUOVA RI-COSTRUZIONE" - Il Rapporto Italia, giunto quest’anno alla 33a edizione, ruota attorno a sei capitoli, ciascuno dei quali offre una lettura dicotomica della realtà esaminata. Ogni capitolo è illustrato attraverso i saggi e 60 schede fenomenologiche. Vengono affrontati, quindi, attraverso una lettura duale della realtà, temi che l’Istituto ritiene rappresentativi della attualità politica, economica e sociale del nostro Paese. Le dicotomie tematiche individuate per il Rapporto Italia 2021 sono: Continuità/Frattura, Oikos/Kosmos, Sostenibilità/Insostenibilità, Scienza/Coscienza, Salute/Malattia, Meridione/Settentrione.
Nel Rapporto vengono, inoltre, affrontati attraverso le schede fenomenologiche diversi altri temi di stretta attualità come, ad esempio, i fenomeni migratori, la capacità di innovazione del Made in Italy, la moda sostenibile, la comunicazione veicolata attraverso i social network, gli eSports, la questione meridionale, le professioni del futuro, la valorizzazione del capitale umano, il fisco e le possibili riforme, la robotica e l’industria 4.0, la moda etica, la Scuola in digitale, gli alunni con bisogni educativi speciali, le smart cities e le nuove esigenze abitative, le infrastrutture.
Secondo i sondaggi svolti, poi, emergono gli orientamenti degli italiani su molti temi. In merito alla fiducia nelle istituzioni, ad esempio, raggiungono un ottimo risultato in termini di consensi il presidente della Repubblica, per le forze armate e le forze di polizia. Calano la magistratura, la chiesa e i sindacati. L’operato dei presidenti di regione divide a metà l’opinione pubblica con una prevalenza di sfiduciati, eppure in molti chiedono maggiore autonomia per le regioni (54,7 percento), mentre l’elezione diretta del presidente della Repubblica ancora non convince.
Aleggia il pessismismo sul futuro dell’economia del Paese, eppure per la maggior parte dei cittadini la propria condizione economica nell’ultimo anno è rimasta stabile, con segnali positivi sul fronte del risparmio, anche se pesano di più mutuo e affitto ed è diffuso il ricorso alle rate.
L'Europa sembra indispensabile per uscire dalla crisi, ma l'opinione diffusa è che l'Italia debba contare di più come Stato membro. Sull’arrivo dei fondi europei prevalgono i fiduciosi, anche se di poco.
Nei rapporti fra donne ed uomini ancora oggi ci sono troppe disparità nel lavoro e nella società, i più discriminati sono i transgender, senzatetto e rom.
In materia di temi etici molti italiani si dicono favorevoli alla tutela delle coppie di fatto, alla decondazione eterologa, all'eutanasia e al testamento biologico, e contrari a a suicidio assistito, adozioni per persone dello stesso sesso, droghe leggere e prostituzione.
Parlando di salute, se il mercato della psiche vale oggi a livello globale un miliardo di euro e il Ssn investe poco nell’assistenza psicologica, i dati raccolti nell’indagine Eurispes indicano che in italia un intervistato su 5 (19 percento) ha assunto psicofarmaci nell’ultimo anno. Il 27,2 percento si è rivolto ad uno psicologo, il 5,6 percento ad uno psichiatra.
Dalla parte dell’indagine Eurispes relativa agli stili alimentari si evidenzia la stabilità del numero dei vegetariani, molto diffuse le diete “senza” e l’uso di integratori.
Quanto agli animali, li troviamo in 4 case su 10 e la tendenza è di averne più d’uno. La spesa mensile che viene loro dedicata, nel 63,4 percento dei casi, è compresa tra 31 e 100 euro.
FARA (PRESIDENTE EURISPES): "SERVE UNA PACIFICA RIVOLUZIONE CULTURALE" - Nelle considerazioni generali che aprono il Rapporto il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, sottolinea: "La pandemia ha messo in discussione valori, interessi, scelte, etiche, priorità, prospettive. Ha ridisegnato alleanze, confini politici, rapporti tra Stati. Ha imposto nuovi percorsi economici e sociali. Ha messo in risalto fragilità e ritardi del sistema, inefficienze e incapacità nella gestione della complessità. Ha mostrato il fallimento delle pretese taumaturgiche delle autonomie regionali. Ma, soprattutto, ha fatto emergere la necessità di ricostruire una identità statuale compressa negli anni da una devoluzione verso il basso, le Regioni, e verso l’alto, l’Europa. Nello stesso tempo, ha archiviato l’idea che i cittadini possano sostituire efficacemente – e ad un livello etico supposto superiore – le Istituzioni politiche.
Il Covid è anche il salutare 'scapaccione educativo' dato da un padre burbero e un po’ all’antica per richiamare il figlio scapestrato a più miti consigli e al senso di responsabilità. Un microscopico virus ha qualificato il gigantesco tema del futuro come 'necessità' e imposto a tutte le generazioni l’urgenza di impegnarsi nella coltivazione di un pensiero a lungo termine.
Il Paese dis-organizzato, così come è oggi, non è in grado di sostenere le sfide che la pandemia ha lanciato. Senza una pacifica 'Rivoluzione culturale' saremo destinati all’oblio, ad una deriva dell’esserci senza essere, alla perdita di quel tanto di identità rimasta.
Intanto, crescono l’insofferenza, l’insicurezza e la ricerca di un futuro possibile, ma soprattutto la richiesta di una guida sicura che liberi il Paese dall’incertezza e dall’approssimazione con le quali è stato condotto sin dall’inizio della pandemia. L’insediamento del Governo Draghi – frutto dell’incessante lavoro del presidente della Repubblica – è il segno della raggiunta consapevolezza, tra le diverse forze politiche, della gravità della situazione.
Istituzioni litigiose, in contraddizione o distanti tra loro diffondono un senso di sfaldamento proprio laddove, invece, dovrebbe passare la percezione di un 'serrate i ranghi' a ogni livello; di qui il disagio generale, l’incertezza del presente, la paura del futuro. L’arrivo della pandemia si inserisce in un quadro di grande difficoltà di un Paese segnato da una profonda crisi economica e sociale e da una crisi demografica che assottiglia di anno in anno il numero delle nascite. Insomma, un Paese sempre più povero e sempre più vecchio che, nello stesso tempo, registra il progressivo indebolimento dei ceti medi, vera spina dorsale della democrazia.
Se, come diceva Shakespeare nel Giulio Cesare, 'gli uomini in certi momenti sono padroni del loro destino', questo è il tempo di dimostrarlo dispiegando tutta la saggezza, l’impegno, il senso civico, lo spirito di collaborazione necessari senza inutili protagonismi e mettendo da parte ogni interesse personale.
Di particolare importanza sono i cambiamenti che stanno intervenendo nelle nozioni di tempo, nel rapporto tra passato, presente e futuro; come nelle nozioni di spazio, nel rapporto tra locale, nazionale, internazionale, tra virtuale e reale. Quale futuro vogliamo costruire?
La costruzione degli scenari futuri va al di là di una semplice proiezione della situazione presente: richiede una visione, una idea di futuro possibile, un sistema di valori di riferimento, in sostanza un pensiero forte in grado di guidare le nostre azioni di oggi verso una direzione ben precisa. In questo senso, valgono ancor oggi gli ammonimenti di uno dei padri della programmazione strategica, Hazan Özbekhan, cofondatore e primo direttore del Club di Roma, 1968: 'Programmare non è proiettare il presente nel futuro, ma l’opposto, avere una idea di futuro da innestare nel presente'".