“Il game design è l’atto di decidere 'cosa' dovrebbe essere un gioco".
Questa la definizione che campeggia in “The art of game design: a book of lenses", libro scritto da Jesse Schell, noto videogame designer statunitense e professore presso l'Entertainment technology center in Pennsylvania.
Interpretando le sue parole quindi il game designer è un professionista "capace" di fare per un gioco quello che un regista fa per un film. In parole povere: deve avere una visione di fondo.
Un talento non da tutti, ma che è possibile coltivare, come racconta Diego Ricchiuti, direttore del corso di Game design dell'Accademia italiana videogiochi a Roma e Milano, nell'ambito dello speciale sul design pubblicato sulla rivista di giugno di GiocoNews (consuiltabile integralmente online a questo link).
Nel suo profilo su Aiv c'è scritto “Il game design è il cuore del videogioco”. Quali devono essere le caratteristiche fondamentali di un buon game design per sancirne il successo?
"La prima cosa per un game designer è la conoscenza e l'amore per il proprio media: che si parli di giochi da tavolo, giochi di ruolo, videogame o altro, non si può riuscire a creare un'opera interattiva, un'opera emotiva se non si ha amore e conoscenza del media che si sta usando.
Il game designer è prima di tutto uno scienziato, un esperto del comportamento umano con conoscenze di psicologia e sociologia, infine la mancanza di ego ed una forte empatia sono tutti strumenti necessari ad un game designer.
Grazie a questo set di skill un game designer può progettare un game design efficace, ovvero un game design che soddisfa i bisogni del proprio target audience (ovvero chi lo giocherà). Un buon gioco deve trasmettere delle forti emozioni a chi lo gioca (il tipo di emozione dipende dal tipo di gioco, dall'horror anche l’ambito dell’educazioneall'epica, a giochi che trattano di temi come il cancro) per cui un buon game design deve concentrarsi sulla parte emotiva ed interattiva del prodotto, deve riuscire a trasmettere emozioni attraverso le azioni. Come altre discipline creative non c'è un'unica forma che può essere sempre applicata per creare un buon game design, sicuramente strumenti come il design thinking, e le tecniche di produzione a ciclo iterativo aiutano, ma il game design è un lavoro di dettaglio di artigianato; proprio come un sarto deve conoscere il fisico del proprio cliente, le sue misure, il suo carattere e cosa intende fare con il vestito, il game designer deve conoscere il proprio audience così da poter creare un'esperienza su misura".
In questi anni da cultore dei videogame, oltre che da professionista del settore, come ha visto cambiare il design dei giochi e secondo lei quali saranno i trend del futuro (più o meno prossimo)?
"Ho iniziato la mia carriera di game designer oltre 14 anni fa, ed in questi anni ho visto la game industry crescere a dismisura superando le più rosee aspettative dal punto di vista del valore economico ma anche dal punto di vista di maturità e qualità dei prodotti.
Il gaming ha ormai raggiunto una pervasività nella vita di ogni persona che non si pensava possibile. Adulti, anziani, teenager e bambini sono tutti giocatori (di differenti tipi di prodotto), la gamification è entrata nel mondo del lavoro andando a migliorare l'efficienza e la soddisfazione in vari ambiti lavorativi, cinema e libri prendono ispirazione o comprano le Ip di videogame. Anche l'ambito dell'educazione ha riconosciuto il valore didattico dei giochi, iniziando a gamificare i propri corsi (come i corsi di informatica e programmazione) oppure usando i videogiochi come materiale didattico ('Assassins' creed' come ricostruzione storica ed architettonica).
Infine, anche prodotti ancora di nicchia come Xr, Vr, stanno iniziando a trovare il loro pubblico crescendo di fatturato e diventando meno costosi come hardware. Per quanto riguarda il futuro sicuramente i prodotti come il Vr, Xr e Ar cresceranno in modo esponenziale, la potenza hardware di queste macchine sta aumentando, ed il costo dell'hardware sta diminuendo, abbassando il prezzo di ingresso e rendendo questi prodotti meno ingombranti e quindi più user-friendly.
Il mobile continuerà a crescere, a livello di pubblico, fatturato e qualità dei prodotti, ma sicuramente ci saranno anche dei piccoli terremoti, in quanto il mondo mobile sta ancora cercando di capire come rendere monetizzabili i prodotti premium. Alcuni esperimenti come Apple arcade hanno dimostrato un possibile interesse verso i modelli ad abbonamento ma non è ancora chiaro come rendere appetibili questi abbonamenti.
Parlando di abbonamenti, vedremo il game pass di Microsoft (che con l'acquisizione di Activision Blizzard ha chiaramente mostrato il suo enorme interesse nel gaming) venir integrato nell'acquisto dei nuovi Office e Windows, andando ad offrire un prodotto gaming di qualità all'interno del suo sistema operativo in modo default con sconti o mesi gratuiti in base al prodotto acquistato".
In Italia ci sono degli studi o dei game developer che stanno emergendo in questo campo o dobbiamo rassegnarci alla predominanza dei colossi stranieri?
"Negli ultimi 5 anni l'Italia ha mostrato una forte crescita nel settore gaming, studi come Milestone e 34 big things sono stati acquistati da grandi colossi internazionali del gaming, Nacon Milano (uno associato al colosso francese Nacon) sta avendo molto successo ed una forte crescita, a livello AAA (classificazione informale utilizzata per i videogiochi prodotti e distribuiti da un editore di medie o grandi dimensioni, in genere con budget di sviluppo e marketing particolarmente elevati, Ndr), Ubisoft Milano continua a crescere e a produrre giochi di altissimo livello.
Anche dal punto di vista indie, vari studi sono riusciti ad ottenere fondi europei o direttamente da investitori così da poter produrre i loro giochi.
Anche il mercato B2B del gaming in Italia sta crescendo, sempre più studi internazionali chiedono aiuto e/o collaborano con studi italiani come Forge studios per completare i loro progetti.
Quello che attualmente frena la crescita della game industry in Italia è la mancanza di supporto da parte del Governo, e delle istituzioni.
Nel discorso di rielezione il presidente francese Macron ha dichiarato: 'Renderò la Francia il Paese dei videogiochi', mostrando il pieno supporto a quella che a livello globale è l'industria con il maggior fatturato e crescita dal punto di vista dell'intrattenimento.
Al contrario, da noi non stiamo supportando in alcun modo gli esport, i fondi statali non coprono minimamente i costi di sviluppo di un videogioco, l'Italia continua a tassare gli investimenti esteri nel gaming, costringendo gli studi di sviluppo a chiedere maggiori fondi per coprire i costi di tassazione. Ma soprattutto qui manca ancora un concreto dialogo tra sviluppatori e politica".
DIEGO RICCHIUTI - Oltre 14 anni di esperienza come game designer e creative director nella game industry in Europa, America ed in Italia. Diego Ricchiuti ha lavorato nel comparto dei videogiochi di livello AAA per aziende come Ubisoft e Techland, nel mondo mobile creando "Don-Ay", il primo donation game capace di unire la beneficenza al videogioco.
Attualmente Diego Ricchiuti è il direttore del corso di Game design dell'Accademia italiana videogiochi a Roma e Milano e il lead designer di Caracal Games, uno studio AA romano; collabora come consulente per varie aziende di videogiochi italiane ed estere.
Infine, è l'autore di "The transcidiplinary game design toolbox", un libro sul game design pubblicato da Crc Press (disponibile da settembre).