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Sapar risponde a Contribuenti.it: "Arbitrarietà delle cifre riportate sul gioco"

31 ottobre 2012 - 16:45

L’associazione Sapar manifesta il proprio sconcerto riguardo a numerose delle affermazioni fatte in riferimento alla realtà del gioco in Italia nei risultati di un’indagine sul gioco svolta dal 'Centro Studi e Ricerche Sociologiche Antonella Di Benedetto di Krls Network of Business Ethics', per conto di Contribuenti.it Magazine. La Sapar esprime totale dissenso nei confronti delle proposte avanzate in fase conclusiva. Bolzano: Ladinser “Entro metà dicembre via slot machine dai bar del capoluogo” Roma: appello di Forza Nuova contro le sale slot, Non vivete in questi posti

Scritto da Sm

“Ci si stupisce, in primo luogo, del fatto che un Centro Studi e Ricerche Sociologiche – si legge in una nota dell’associazione - continui ad usare indebitamente il termine di gioco d’azzardo, invece di gioco pubblico gestito direttamente dallo Stato in virtù della riserva che esso si è attribuito sin dal lontano 1948. Certamente più deprecabile è l’affermazione che la cifra “giocata ai tavoli da gioco” (termine del tutto incomprensibile) viene sottratta all’economia reale. In effetti, come tutti i settori industriali, anche quello del gioco contribuisce alla formazione del Pil, all’occupazione, all’erario, generando un flusso di denaro sicuramente importante, ma che – è importante sottolinearlo – per il 77% (come affermato dall’Aams) torna nelle tasche dei giocatori.

Per quanto riguarda il gioco minorile e il gioco compulsivo, oltre all’estrema difficoltà che si ha nel tentare di capire cosa intende il comunicato in oggetto quando parla di “perdite dovute alla dipendenza da giochi e scommesse” (nell’ordine del 20,8%), si segnala l’assoluta arbitrarietà della cifra riportata sui “giocatori di età inferiore ai 18 anni”, pari a 3,6 milioni, ai quali sarebbe addirittura attribuibile il 34% di tutte le giocate, che non trova il benché minimo riscontro né nei controlli effettuati sinora dalle autorità competenti, né nelle ricerche svolte da istituti dalla massima autorevolezza quali Cnr, Conagga, Censis, Nomisma, ecc.

Al di là delle dissertazioni sui numeri, ciò che lascia esterrefatti è l’affermazione per cui “l’idea sarebbe quella di introdurre il divieto di gioco (d’azzardo) in tutti i luoghi pubblici, come è avvenuto con le sigarette. Un’ulteriore proposta è quella di applicare su tutti i giochi legalizzati un’imposta unica sostitutiva pari al 50% sulla vincita”.

Vietare il gioco pubblico e lecito nei luoghi pubblici è un controsenso che non richiede altri commenti, se non quello che, nel momento in cui si volesse fare tabula rasa, le organizzazioni criminali saranno pronte a riappropriarsi del comparto e ad attirare i giocatori verso ambienti del tutto insicuri e devianti, mettendo altresì a repentaglio la sopravvivenza di decine di migliaia di lavoratori del comparto e azzerando le entrate erariali che esso garantisce.

In merito alla questione fiscale, è solo opportuno ricordare che sulle NewSlot già vige un prelievo del 56% sull’incasso e che comunque sarebbe assurdo gravare tutti i prodotti di gioco della medesima aliquota, in quanto la tassazione prevista per ognuno di essi è studiata in ragione delle rispettive realtà di mercato, che sono molto diverse fra loro anche in ragione della differente configurazione delle varie filiere commerciali.

Da ultimo, la Sapar respinge con profondo sdegno l’affermazione del presidente di Contribuenti.it Vittorio Carlomagno, per cui “non sono pochi i giocatori fanno uso di sostanze stupefacenti o si prostituiscono per racimolare i soldi.” Rimanendo in attesa di una spiegazione su come un individuo possa racimolare soldi facendo uso di sostanze stupefacenti, si ritiene che una frase del genere sia dettata non certo dal buon senso – anche perché pure in questo caso manca, né potrebbe esistere, un dato attendibile di riscontro – ma soltanto dalla volontà di distruggere il comparto del gioco lecito, senza tenere minimamente in conto quali deleterie conseguenze provocherebbe il proibizionismo assoluto”, conclude l’associazione.

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