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Guzzo (As.Tro): "Impossibile combattere illegalità senza tutela gioco lecito"

20 gennaio 2014 - 14:31

“La lotta al gioco illegale resta ‘per fortuna’ uno scenario programmatico su cui convengono in molti, stante la difficoltà di negare la presenza e la dannosità complessiva (erariale, di ordine pubblico, di ordine sociale) di un sistema economico irregolare che oramai è insediato sul Paese con migliaia di punti di raccolta scommesse estranee al circuito pubblico, e decine di applicazioni software-hardware che da Bolzano in giù (ma che proprio da Bolzano sembrano partire), si affacciano nei pubblici esercizi deslotizzati (alcuni con Tares scontata)”.

Scritto da Redazione
Guzzo (As.Tro): "Impossibile combattere illegalità senza tutela gioco lecito"

È quanto afferma Manuela Guzzo, della segreteria As.Tro. “I dati dei controlli della Gdf infatti, collocano al primo posto assoluto delle infrazioni penali riscontrate la diffusione della “scommessa” non autorizzata, e i referti che pervengono in Associazione denunciano l’esponenziale aumento dei punti di gioco istallanti apparecchi legali “scoperti” ad offrire sistemi di scommesse non riconosciuti da Adm".

Secondo Guzzo "Il danno – in questo caso – è triplice: l’operatore delle slot lecite perde un punto di installazione, gli operatori delle scommesse lecite perdono fette di mercato, lo Stato perde introiti erariali e si ritrova con una emergenza di ordine pubblico (tra cui la perdita di monitoraggio sulle puntate inerenti gli eventi sportivi) che prima o poi dovrà essere messa al centro di qualche azione seria di contrasto e prevenzione. Il nodo, tuttavia, è di difficile scioglimento in quanto si vorrebbe contrastare il gioco illecito senza sporcarsi mediaticamente le mani per tutelare quello che è legale, la cui abolizione resta oggetto di istituzionale veto finanziario, ma la cui seria regolamentazione per una sua definitiva messa in sicurezza (dalle infiltrazioni, come dalle normative locali di demagogico approccio anti-slot, dagli effetti socio-sanitari come dalle campagne di panico morale), stenta a trovare una base solida di contenuti condivisi. L’italico rimedio del parlare in eterno di un argomento quando l’intenzione è di non affrontarlo, si sta oggi riflettendo nel duplice dato dell’andamento “al ribasso” del comparto industriale e del calo dello share per i programmi anti-gioco. Da un lato, il 2013 conferma il calo della spesa di gioco lecito degli italiani (a fronte di istanze di soccorso ai centri anti-g.a.p. in aumento) e dall’altro lato evidenzia come lo share traguardato dalle trasmissioni “anti-slot” sia sceso ai minimi storici degli ultimi due anni. Il vincitore, per adesso, è solo il gioco non autorizzato che vanta una capacità di espansione aggressiva, potendo promettere ai suoi adepti una “no-tax zone” compensativa di tutte le possibili (e peraltro modeste) deterrenze normative oggi vigenti, acquisibile senza particolari affiliazioni. Nessun contrasto all’illegalità, pertanto, potrà mai essere anche solo “pensato” senza una chiara presa di posizione a favore di chi la Legge la rispetta tutti i giorni, così come non sarà mai possibile creare una società più civile se i modelli dominanti continueranno ad affermarsi sotto forma di prevaricazione /privilegio/ esaltazione dell’ambiguità. Prima si pongono le condizioni, per evitare che la tutela della legalità nel gioco sia atto con cui ci si debba “sporcare mediaticamente le mani” , e prima si potrà individuare quel nuovo modello di sviluppo del settore che serve a plurimi scopi: all’industria stessa, per uscire da quella condizione di saturazione di mercato sancita dalla Corte dei Conti nella relazione del maggio 2012; ai territori, per poter beneficiare dell’indotto occupazionale delle imprese senza dover scontare effetti sociali a rilevanza epidemiologica; all’Erario, per poter finalmente reperire la fonte più “credibile” di finanziamento per le funzioni delegate agli enti locali”.

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