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Cgia Mestre: 'Legge gioco Piemonte, già persi 2.300 posti di lavoro'

20 novembre 2020 - 09:46

I ricercatori della Cgia Andrea Vavolo e Daniele Nicolai evidenziano gli effetti sull'occupazione della legge del Piemonte sul gioco e gli scenari futuri, anche in materia di Covid.

Scritto da Redazione
Cgia Mestre: 'Legge gioco Piemonte, già persi 2.300 posti di lavoro'

Un grido d'allarme sul fronte occupazione, ma anche su quello della legalità ed erariale. Lo lanciano i ricercatori della Cgia di Mestre, Andrea Vavolo e Daniele Nicolai, nel presentare i dati del report su "Il gioco legale in Piemonte", un settore fortemente influenzato dagli inasprimenti fiscvali ma anche dal distanziometro previsto dalla legge regionale e "già entrato in vigore con modalità particolarmente restrittive", ma focalizzandosi anche sugli scenari derivanti dal doppio lockdown.

I CONTENUTI DELLA LEGGE - La legge, ricordano i due ricercatori, ha previsto un nutrito elenco di luoghi sensibili, che estende in maniera significativa le previsioni contenute nel Dl Balduzzi, facendovi rientrare, ad esempio, anche gli istituti di credito e gli sportelli dei bancomat, gli esercizi dei compro oro e le stazioni ferroviarie; viene data la possibilità ai Comuni di prevedere ulteriori luoghi sensibili; da questo punto di vista la definizione di luogo sensibile appare indeterminata e lasciata come un elencazione aperta ad ulteriori casistiche; si prevede l’applicazione del distanziometro con effetto retroattivo, imponendone il rispetto anche alle attività già in essere alla data di entrata in vigore delle legge piemontese.
"Gli imprenditori del gioco lecito piemontesi che si trovano a una distanza dai luoghi sensibili inferiore a 500 metri nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti o a 300 metri per quelli sino a 5.000 - spiegano Vavolo e Nicolai - si sono trovati nelle condizioni di dover decidere tra lo spostamento delle Awp/Vlt o la loro dismissione. Per molte sale da gioco, l’alternativa è tra lo spostamento e la cessazione dell’attività".

LE DATE DEL DISTANZIOMETRO - In Piemonte, il distanziometro è stato applicato a partire da novembre 2017 per gli esercizi generalisti mentre per le sale da gioco dedicate è entrato in vigore da maggio 2019 o da maggio 2021 a seconda che l’autorizzazione all’esercizio dell’attività sia stata rilasciata prima o dopo il 1 gennaio 2014.

LA RIDUZIONE DI ESERCIZI E OCCUPAZIONE - Sulla base dei dati attualmente disponibili, "che riteniamo si riferiscono prevalentemente all’impatto della prima applicazione del distanziometro emerge una fortissima riduzione sia degli esercizi generalisti che ospitano le Awp che degli stessi apparecchi da gioco, una conseguente pesante perdita di almeno 1.700 posti di lavoro e di gettito per l’erario".
Ma "la raccolta, nonostante le norme particolarmente restrittive per il gioco lecito, ha continuato ad aumentare distribuendosi tra le diverse tipologie di gioco, per cui considerando anche il gioco on-line, si può affermare che rispetto al 2016, la raccolta nel 2019 è aumentata. Vi sono forti indizi che testimoniano per una ripresa del gioco illegale"
Inoltre, nel periodo 2019 – 2016 si è avuto un pesante ridimensionamento del settore. "Nel 2016, il margine della filiera era in grado di sostenere 4.800 addetti, successivamente a causa dei continui e incessanti incrementi di tassazione, le risorse economiche del settore si sono ridotte in maniera rilevante tali da determinare una riduzione di circa 600 addetti; infine il distanziometro ha determinato una ulteriore rilevante perdita di 1.700 occupati. Complessivamente sono andati persi 2.300 posti di lavoro, determinando l’assetto del settore a fine 2019 che si stima risultasse pari a circa 2.550 addetti".

I NUMERI ATTUALI - Le sale da gioco piemontesi sono circa 760, nei loro locali vi sono 8.378 Awp e 4.635 Vlt, che realizzano un margine economico in grado di sostenere 1.360 occupati. Se consideriamo tutti coloro i quali lavorano nelle sale da gioco occupandosi anche di altre tipologie di gioco, possiamo ipotizzare una platea di circa 1.800 lavoratori".
I due ricercatori della Cgia Mestre sottolineano inoltre che "l'applicazione del distanziometro potrebbe seriamente mettere a rischio la sopravvivenza di molte attività che si trovano a non poter rispettare le distanze da uno degli innumerevoli luoghi sensibili. L’alternativa di spostare l’attività incontra enormi difficoltà tali da essere una opportunità solo teorica (difficoltà di trovare un locale con i requisiti normativi e di spazi che rispetti il distanziometro, necessità di disporre di capitali per effettuare lo spostamento e sopportare lo sviamento della clientela, le difficoltà che si trovano nel trovare credito da parte delle banche)".

GLI EFFETTI FUTURI DEL DISTANZIOMETRO - Al momento, sottolineano, "non si dispongono di dati ufficiali per poter determinare puntualmente l’effetto del distanziometro sulle sale da gioco; nello studio sono stati ipotizzati tre scenari che considerano una riduzione del 30 percento (scenario eccessivamente ottimistico), del 50 percento e dell’80 percento. Si determinerebbe una contrazione di posti di lavoro che va da 571 occupati sino a 1.738 e una perdita di gettito tra i 92 e i 245 milioni di euro".
In conclusione, affermano Vavolo e Nicolai, "gli inasprimenti fiscali, ma soprattutto la piena applicazione del distanziometro in Piemonte (dopo maggio 2021), rispetto al 2016, stanno determinando una perdita tra il 60 e l’80 percento dei posti di lavoro del gioco lecito: una perdita tra i 2.870 e i 3.800 posti di lavoro. Ancora, un minor gettito per le casse pubbliche complessivamente tra i 771 e 1.938 milioni di euro. Contemporaneamente il gioco lecito in Piemonte (complessivamente considerato) non è diminuito.

GIOCO E COVID - A questa situazione si aggiunge, ovviamente e ultima solo in ordine espositivo, l'emergenza Covid. Per avere un’idea dei danni economici che l’emergenza Covid ha causato per il comparto del Gioco Lecito in Piemonte, si considerano due scenari: uno ottimistico, in cui si ipotizza 138 giorni di chiusura (quelli già previsti sino al 3 dicembre); uno pessimistico, in cui si ipotizza 166 giorni di chiusura (nell’ipotesi in cui le imprese del settore rimangano chiuse sino alla fine del 2020).
Inoltre, per ognuno dei due scenari si effettuano due diverse rappresentazioni. Nella prima, si considerano gli andamenti delle principali variabili poste uguali a 100 nel 2015, in questo modo si può avere un’idea delle rilevanti tensioni economiche a cui sono state sottoposte le aziende del settore. Nella seconda si considerano le variazioni rispetto al 2019. In entrambi i casi non si considerano gli effetti del distanziometro, in modo da porre in evidenza il solo Impatto Covid.
Se si considera il 2015 come anno base, nello scenario ottimistico, il fatturato da 100 si è ridotto a 33, in quello pessimistico a 30. Prendendo come riferimento il 2019, invece, nello scenario ottimistico il fatturato si riduce del 40 percento, in quello pessimistico del 46 percento.
"La grave emergenza sanitaria e i conseguenti provvedimenti di contenimento, hanno
determinato una grave e generalizzata crisi economica. Il settore del gioco lecito, già provato dai continui e incessanti inasprimenti fiscali, da norme restrittive a livello locale, è tra quelli per i quali prevedono i più lunghi periodi di sospensione", sottolineano in conclusione i due ricercatori. "Nel 2020 il fatturato degli operatori si fortemente ridotto, mentre sono numerosi i fattori di criticità che ne mettono a forte rischio la continuazione dell’attività: forte incertezza per il futuro, legata non solo (come per tutti gli operatori) alla situazione economica, ma anche ai provvedimenti regionali che li costringono a chiudere nel momento in cui non rispettano le distanze da luoghi sensibili; l’impossibilità di coprire i costi fissi, data la contrazione del fatturato senza precedenti; l’obbligo di investire nella propria azienda considerato che gli apparecchi devono essere adeguati alle variazioni del Preu e del payout, e la difficoltà di ottenere finanziamenti dagli Istituti di Credito. In tale situazione il rischio è che le imprese, che fino a questo momento hanno resistito, decidano di cessare la propria attività.

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