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Luca e Daniela Sardella: ‘Curare le piante terapeutico per chi ha dipendenza dal gioco’

08 febbraio 2024 - 11:37

L'agronomo e conduttore televisivo Luca Sardella e sua figlia Daniela evidenziano i benefici delle piante nel libro ‘Una pianta per amica’. Occuparsene può essere d’aiuto anche per chi soffre di dipendenza dal gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo
@ profilo instagram di Luca Sardella

@ profilo instagram di Luca Sardella

Chi vuole “Una pianta per amica”? Probabilmente tutti, dopo avere esplorato con l'agronomo e conduttore televisivo Luca Sardella e sua figlia Daniela, avvocato e anch'essa conduttrice tv, l'importanza e i benefici delle piante, raccontati nel libro appunto dal titolo “Una pianta per amica” edito da RaiLibri e presentato alla Biblioteca comunale di Terni nell'ambito di UmbriaLibri365. 

Parlando di cura delle piante per salvaguardare l'ambiente, cosa possiamo fare noi e  cosa devono invece fare i governi nazionali e l'Unione europea?

La parola a Daniela: “Sicuramente l'attuazione delle direttive europee è una cosa importantissima e tra l'altro c'è in ballo la ripiantumazione di alberi, fondamentale. Pensate che ci sono  3 miliardi di alberi che dovranno essere piantati proprio grazie  a un intervento dell'Ue. Quindi sicuramente serve una cooperazione a 360 gradi con le istituzioni che hanno, a nostro avviso, la necessità di intervenire purtroppo in una situazione critica. I cambiamenti climatici ci sono sempre stati ma l'azione antropica dell'uomo li sta accelerando e quindi bisognerà trovare un equilibrio e questo lo può fare solo l'uomo, custode della natura.”

Al di là dell'importanza di salvaguardare l'ambiente iniziando dalla cura delle piante, quali sono i benefici personali che questa attività dà al singolo individuo?

A rispondere, papà Luca: “Ormai in tutto il mondo scienziati di ogni tipo e nazionalità hanno studiato per le piante per il benessere che esse portano all'uomo dal punto di vista salutistico. Le piante poi emettono delle sostanze che servono per la formazione delle nubi e come allarme quando vengono attaccate da un insetto o da un microrganismo. Soprattutto, queste sostanze fanno bene alle persone. Il bambino che nasce, che va a giocare nel verde è un bambino meno aggressivo, con un quoziente intellettivo molto più alto, apprende di più. Io dico sempre a chi sta a casa: preparate una spremuta d'arancio o di limone in più! Bevetela assieme a una pianta, statele vicini, chiacchierateci: le piante hanno bisogno d'armonia, sembra che non capiscono, ma ci sentono e di riflesso anche noi proviamo un senso di benessere”.

Alle persone che hanno subìto una perdita, oppure che soffrono di una dipendenza da sostanza o comportamentale, come quella da gioco, a volte si consiglia di dedicarsi alla “cura”, magari di un animale. Anche occuparsi delle piante può essere terapeutico?

“Sicuramente sì – assicura Daniela – è stato dimostrato che il sapersi prendere cura di un animale o di una pianta è un mettersi in gioco. Mettersi in gioco significa prendersi una responsabilità, è un concentrare le proprie energie sulla donazione di qualcosa, in questo caso a una pianta, che sembrerebbe un oggetto statico ma che in realtà sa anche donare molto. Iniziamo dal piccolo. È vero che bisognerà ripiantare gli alberi perché c'è la necessità di trattenere l'anidride carbonica, è vero che si dovranno mantenere gli alberi in salute per gestire le problematiche della Co2, ma certamente  possiamo iniziare dal nostro piccolo, da una piccola pianta. Per esempio l'aloe vera mettetela in camera, non solo in cucina per le ferite quando ahimè ci si brucia. In camera perché ha una fotosintesi invertita e quindi di notte è una delle poche piante in grado di cedere ossigeno anziché anidride carbonica e dunque respireremo meglio, saremo più tranquilli, avremo un sonno migliore. Questo rapporto di reciprocità è utilissimo da applicare nel grande, iniziamo dal piccolo.”

Che cosa consigliereste a una persona che ha il pollice nero, anziché verde, e a cui muoiono tutte le piante?

“Di mettere il dito nella vernice verde – ride Luca – scherzi a parte, serve l'amore per le piante. Faccio un esempio:  se lasciamo una pianta quasi del tutto al buio essa si incurva e si sposta verso la luce con la parte della cima. Dedichiamole tempo. Se io la mattina di fretta le do dieci litri d'acqua la faccio morire. La pianta va capita. Mia figlia fin da bambina le piante le accarezza, ci parla ed esse la ascoltano! Una volta aveva un abete che stava messo male, gli ha detto quattro-cinque volte: o ti metti a posto o ti mando via, beh: si è messo a posto! Si è detto: mi tocca mettermi in sesto sennò mi buttano nella pattumiera.”

Al di là dei quadrifogli, che peraltro non si possono cogliere sennò si dice che portino sfortuna, quali piante e fiori regalereste a una persona cara per augurarle buona fortuna?

L'addetta ai consigli è Daniela: “Una pianta beneaugurale è l'orchidea, che una simbologia particolare, legata al colore. L'orchidea bianca è beneaugurale nei confronti di persone cui vogliamo bene come la mamma, la nonna, si può regalare per una nascita. Poi c'è quella più rossiccia e che mette in gioco la passione, tanti scrittori hanno parlato di orchidee proprio per questo. L'orchidea ha una sua eleganza, una sua bellezza, e poi è anche molto utile: se la mettiamo vicino a un computer, cattura l'elettrosmog.”

 

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