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Oscar Farinetti: 'Ecco il segreto dell'ottimismo'

11 febbraio 2023 - 08:35

Il noto imprenditore e scrittore parla del suo ultimo libro, del suo rapporto con il gioco e racconta che in Piemonte quelli di Alba sono considerati soggetti ai quali piace l'azzardo.

Scritto da Daniele Duso
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“Ho preso il dilemma dei dilemmi e ho fatto una scelta: per me è nata prima la gallina”. Così Oscar Farinetti, notissimo imprenditore, dirigente d'azienda e scrittore italiano fondatore della catena Eataly, presenta a Gioconews.it, dopo averlo fatto ai Martedì letterari del Casinò di Sanremo, il suo ultimo libro, “È nata prima la gallina... forse”, edito da Feltrinelli, nel quale parla principalmente di ottimismo. “Sì, perché tra la gallina che è movimento, azione, decisione, e l’uovo che è mancato movimento, mancata decisione, fato, l’ottimista sceglie la gallina”, spiega ancora. “Poi però ho aggiunto un forse, ricordando che nei secoli c’è stata grande divisione tra i filosofi e tra i sociologi, su questo tema. Aristotele e Darwin, ad esempio, scelsero la gallina, mentre scelsero l’uovo sia Platone che Schopenhauer, che era un pessimista esagerato”.
Ma come è nato questo suo ultimo libro?
“Volevo scrivere un libro sull’ottimismo, ho letto un rapporto sugli ottimisti e ho visto che noi italiani siamo riusciti ad arrivare ultimi. Mi fa impazzire pensare che gli abitanti del più bel Paese del mondo non riescano ad essere ottimisti quando avrebbe moltissime ragioni per esserlo. Ho letto oltre 50 libri per scriverne uno, ma invece di scrivere un saggio ho deciso di scrivere una serie racconti, 52 storie brevi, in parte storiche, in parte personali, che mettono in risalto forme diverse di ottimismo o forme di ottimismo contro forme di pessimismo”.
Il libro riporta gli esempi di tanti uomini illustri, che insegnano come sia necessario essere ottimisti. Ecco, ma in un mondo che sforna, e amplifica, quotidianamente, notizie anche terribili, da dove si può partire?
Ormai è entrato nel cervello di tutti i giornalisti che bad news è good news. Le notizie sono sempre dei ragionamenti su dei fatti logici. E questo è un problema su cui bisogna fare una riflessione, perché nel settore dei media c’è un pessimismo diffuso. In tempi passati accadeva l’opposto, e lo racconto ad esempio quando parlo del mio mito, che è Immanuel Kant, e del sorgere dell’Illuminismo, che nasce dopo una enorme catastrofe come il terremoto di Lisbona del 1755. Noi imprenditori per lavoro invece siamo ottimisti, sennò non saremmo imprenditori. Il libro serve un po’ a questo, perché ognuno nel suo piccolo deve fare la sua parte”.
Lei ha detto che “i veri ottimisti usano spesso la parola forse. Vuol dire che non sono sicuri di farcela (com’è giusto che sia) ma di sicuro ci provano”. È l’atteggiamento che sicuramente sta a monte anche di grandi imprese, imprenditoriali, ma anche sportive, che fanno molta presa sull’opinione pubblica. Ma il suo non è un invito a gettarsi nel vuoto...
“Si può correre questo rischio, di cadere nel vuoto, ma io penso che ‘bad decision is better that no decision’. Preferisco quelli che di fronte al dilemma su ‘è nato prima l’uovo o la gallina’, scelgono l’uovo, perché almeno decidono. Perché l’unico modo per andare avanti nella vita è prendere delle decisioni. Io penso che il tema del forse sia eccezionale. Forse - diceva anche Leopardi - è la parola più bella, perché si apre verso l’infinito, e diciamo che Leopardi, che era un inguaribile ottimista, di infinito se ne intendeva”.
Lo stesso atteggiamento è alla base anche della filosofia del giocatore: se non ci fosse la speranza di una vittoria nessuno farebbe nulla. Qual è il suo rapporto con il gioco?
“Ma, vede, io vengo da Alba, una cittadina considerata la Milano del Piemonte, patria di imprenditori di grande successo, basti pensare a Ferrero, ad esempio. Alcuni dicono che tutto questo derivi dal fatto che ad Alba siamo giocatori: da generazioni uno dei giochi cittadini è la palla elastica. Allo sferisterio si scommette: sulla partita, sul singolo gioco, sulla caccia, ossia il punto. Anche per questo in Piemonte noi di Alba veniamo chiamati i gigaȓela, gli amanti del gioco, e quindi abbiamo una naturale attitudine al rischio. In fondo anche noi imprenditori giochiamo: forse ce la fai, forse non ce la fai”.
Lei ha avviato una interessante carriera di scrittore e saggista, oltre a quella di imprenditore. Sta già lavorando a qualche altra opera? Può anticiparci qualcosa?
“Ne ho sempre due in cantiere, perché mi piace fare più cose insieme. In questo momento sto scrivendo un romanzo sulla storia di un beota, sono stato anche in Beozia, regione prevalentemente agricola a nord est della Grecia, i cui cittadini per gli ateniesi erano quasi citrulli, ed è incredibile che questa attribuzione sia rimasta sino ai giorni nostri. Il secondo libro invece è sulla storia millenaria del sale e dello zucchero, due cibi affascinanti, due elementi che ci piacciono da pazzi, che rendono i nostri piatti straordinari, ma nello stesso tempo ci fanno male se presi in quantità esagerata. Ma per scrivere ci vuole tempo, prevedo di pubblicarli a fine 2023, o inizio 2024”.

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