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Franco Arminio, l'azzardo dello scrivere

20 maggio 2023 - 10:23

Il poeta a tutto campo su un'arte che per i più fortunati (e bravi) può anche diventare mestiere.

Foto Agenzia Impress

Distante anni luce da sciatti post sui social, dalla scrittura usa e getta o, ancora, da quella che “serve” a qualcosa di pratico e utilitaristico. Nel terzo millennio, nella società contemporanea, c'è ancora spazio per la poesia?
Speriamo di sì, ma lo chiediamo al poeta, scrittore e regista Franco Arminio, ospite anch'esso, come Dario Salvatori, della rassegna Umbria Libri Love organizzata a Terni lo scorso 6 e 7 maggio 2023. 

“Assolutamente sì. Anzi, più il mondo va nella direzione delle merci, dell'economia e più il bisogno di poesia è fondamentale proprio per bilanciare questo eccesso di materialità. Anche perché la poesia è vicina al sacro e il mondo ha bisogno di sacro, che è una cosa che viene buttata fuori dal meccanismo della produzione, del consumo, per cui la poesia è fondamentale”.
Sulla base della sua esperienza, poeti si nasce o lo si può diventare tramite lo studio e l'applicazione?
“Sicuramente serve lo studio e bisogna leggere tantissimo, ma io credo che serva una certa crepa, che non si sa bene che cosa sia. C'è una condizione particolare nella quale si nasce, o che si costruisce nella vita, ma certamente non basta lo studio. Sennò diventi uno studioso di letteratura, di poesie. Ma la poesia richiede un elemento che è difficile definire ma che è fisico e che è legato alla tua natura particolare, tant'è che tu fai il poeta e un altro fa l'astrofisico”.
Come nasce una sua poesia e quanto c'è di “inventato” e quanto invece delle sue personali esperienze?
“Il poeta parla sempre un po' di sé, rispetto allo scienziato che ha più distacco tra sé e la materia. Il poeta, sia che parli di sé che del mondo, ci mette sempre il proprio corpo. Anche se io parlo di Terni, è sempre Terni filtrata dal mio corpo. È difficilissimo mettersi fuori gioco nella poesia”.
Lei si definisce un paesologo. Ci spiega meglio in che cosa consiste e se ciascuno di noi può diventarlo?
“Se la paesologia è l'interesse per i paesi ciascuno può esserlo. Il paesologo è uno che dà attenzione al paese. Nel mio caso è un'attenzione coltivata, continua, poi io vivo in un paese (Bisaccia in provincia di Avellino Ndr) e dunque ho acquisito un occhio per guardare i paesi perché è una cosa che faccio da tanti anni ma penso che un'attenzione paesologica la possano avere tutti quanti, se vuoi capire un paese e che cosa vi succede”.
Quali sono le sfide che la collettività deve o dovrebbe affrontare e che cosa può fare, a livello singolo, ciascuno di noi?
“Intanto secondo me bisogna rifuggire dall'idea che noi non possiamo fare niente. Il nostro intervento non è mai inutile. Da come ci svegliamo la mattina, salutiamo le persone, parliamo, scriviamo, da quello che consumiamo, diamo il nostro contributo, che non è indifferente. Poi in questo momento la cosa fondamentale, al di là di eventi contingenti come la guerra, la pandemia, è il problema della tenuta del pianeta. Stiamo facendo un uso dissennato del pianeta e dunque il riscaldamento climatico è la spia di una malattia del corpo in cui abitiamo, la terra. Se essa si ammala facciamo anche noi una brutta fine e penso che la letteratura, la politica, la religione, tutto debba avere una curva ecologista in questo momento, non si può rifuggire da questa questione”.
Il gioco d'azzardo è spesso stato una fonte di ispirazione per scrittori, poeti e pittori. Lei ne ha mai tratto spunto?
“No, forse perchè mio padre mi diceva sempre che lui aveva cominciato a trovarsi bene nella vita quando aveva smesso di giocare. Lui giocava a carte ma in maniera patologica, ore e ore, anche a soldi, e trascurava il lavoro. Quindi, crescito con questa continua narrazione di mio padre, probabilmente per questo non mi sono mai avvicinato al gioco. Ma forse il mio gioco d'azzardo è la poesia, perché comunque in essa ci metto anche il mio corpo, e la faccio con grande slancio, mettendomi a rischio. Io non la vivo come un passatempo, ma per me è un'attività molto impegnativa”.

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