“Attualmente io sono fermo, ma se Spalletti mi chiamasse al suo fianco in Nazionale sarei pronto a rimettermi all’opera”. Già, perché gli scarpini li ha appesi al chiodo da ormai qualche tempo, ma l’amore per il calcio è quello di sempre, per Giancarlo Antognoni, classe 1954, storico capitano della Viola e storico centrocampista di quell’Italia che si portò a casa dalla Spagna il Mundial del 1982. “Eh sì, sono passati oltre 41 anni, ma sembra ieri che eravamo lì a giocare, e poi a festeggiare”, esordisce sorridendo.
Una vita dedicata al calcio, quella di Antognoni, che dopo aver smesso i panni dell’atleta ha vestito quelli da dirigente, negli uffici della Fiorentina, fino a due anni fa, quanto l’arrivo di Rocco Comisso ha portato a una rivoluzione anche ai vertici della società.
Ma la chiacchierata, sempre a tema calcistico, parte da lontano, da un doveroso ricordo a una persona molto importante per lui. Parliamo di Carlo Mazzone, scomparso il 19 agosto scorso.
“Lui è arrivato nel ’75 alla Fiorentina. Quell’anno avevamo vinto la Coppa Italia, battendo squadroni come la Roma, e il Milan, in finale. Poi arrivò Mazzone, veniva dall’Ascoli, lo si conosceva poco. Si faceva rispettare, ma era una persona normale, che ti lasciava tranquillo, e che mi ha migliorato come calciatore, dandomi la libertà di agire in campo, e dandomi anche la fascia di capitano, a ventun anni.”
Una figura molto importante, quindi, per la sua carriera?
“Per me Mazzone è stato importantissimo per la mia crescita. I suoi consigli mi hanno aiutato molto, sia per quel che riguarda la mia esperienza nel club che, poi, per quel che riguarda la mia storia con la Nazionale.”
Già, la Nazionale, vogliamo far due parole anche sulla situazione attuale?
“Sicuramente non mi sarei mai aspettato che Mancini lasciasse, le motivazioni non le conosco, quelle le sanno solo i diretti interessati, ma posso immaginare qualcosa da quel che ho letto sui giornali. Ora però c’è Luciano Spalletti, allenatore di esperienza, che si merita questa nuova avventura dopo lo scudetto conquistato a Napoli, e che sono sicuro farà bene, anche se di giocatori qui in Italia non ne abbiamo molti. Soprattutto lì davanti.”
Pensa anche lei che ci siano troppi stranieri in campo?
“Sì, alcune squadre, soprattutto tra quelle che puntano al vertice, ne hanno pochissimi. Ci sono pochi italiani soprattutto in certi ruoli, come ad esempio in attacco, questo perché le squadre più forti puntano sempre sul campione straniero. In ottica Nazionale speriamo che continui a trovare spazio e a far bene Belotti, altrimenti ci resta il solito Immobile. Per il resto vedo pochi altri, e meno male che è rientrato in Italia Scamacca.”
E la Serie A 2023/24 come la vede? A suo parere qual è la compagine più attrezzata quest’anno?
“Quest’anno io dico ancora Napoli, perché ha cambiato poco, di fatto è la stessa squadra che ha dominato l’anno scorso. Ma ci metto assieme l’Inter, che ha una rosa molto completa. Poi, leggermente sotto vedo Milan e la Juventus, anche se i Rossoneri hanno cambiato davvero tanto. Quindi Atalanta e Fiorentina, con Roma e Lazio in secondo piano”.
Ma torniamo a parlare di lei, attualmente di cosa si occupa?
“Ora sono fermo, da un paio d’anni. Ma seguo sempre il calcio, sia andando allo stadio che seguendo molte partite in televisione. Continuo a tenermi aggiornato. E poi non si sa mai, se l’amico Spalletti volesse chiamarmi, io sono sempre pronto.”
Il gioco del calcio ha sempre fatto parte della sua vita, ma quali sono gli altri giochi di Antognoni?
“Mi piacciono ancora molto i giochi che facevo da bambino, dal biliardo al ping pong, al tennis, e ora la novità del paddle, oltre al più tranquillo golf. Già, perché ogni età ha il suo sport, e il suo gioco.”
E il suo rapporto con i giochi di fortuna?
“Più di qualche volta sono stato al casinò, ho giocato alla roulette, qualche volta anche vincendo. Ma di fortuna ne ho sempre avuta poca. Sono più i soldi che ho lasciato giù di quelli che mi sono riportato a casa.”
Tornando al calcio, le è mai capitato di rivedersi giocare all’interno di un videogame?
“Ah, no, io non ho molta dimestichezza con l’elettronica e la tecnologia”, dice ridendo, “e ormai anche i figlioli sono grandi.”