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'I libri hanno bisogno di raccoglimento'

01 aprile 2023 - 10:09

Marco Rossari, traduttore e scrittore a sua volta tradotto, svela i segreti del suo duplice mestiere e, da appassionato lettore, evidenzia come i libri abbiano bisogno di raccoglimento

Scritto da Anna Maria Rengo

Un tempo relegati in una scrittina a caratteri minuscoli, sconosciuti e, probabilmente, mal pagati. I traduttori hanno però poi visto accrescere il loro status e nei libri di più recente stampa i loro nomi figurano ora quasi a parità di importanza nel frontespizio e, talvolta, nella terza o quarta di copertina, anche con foto e biografia. 
“Posti” pienamente meritati, ma la vita del traduttore è ancora complessa. Ce la racconta uno come Marco Rossari, 47 anni, curatore dell'operetta di Herbert Clyde Lewis “Gentiluomo in mare”, uscita a fine gennaio ed edito da Piccola Biblioteca Adelphi.

È vero, la traduzione ha cambiato status e c'è sempre più attenzione, curiosità e visibilità. È buffo: una volta le traduzioni erano molto peggiori ma non ci faceva caso nessuno. Ora sono migliori ma quando un libro non piace si dice 'è colpa del traduttore'”.
E non c'è solo da difendersi da questi indici troppo facilmente puntati contro.... ci sono pure altre difficoltà da affrontare....
“Puoi infatti trovare uno scrittore molto distante dalle tue corde, con il quale non ti trovi a tuo agio, oppure uno così bravo che ti rende una vita un inferno. Per esempio, la pulizia di scrittura di George Orwell mi sembrava irraggiungibile. O ancora, trovi quello che ci ha messo otto anni a scrivere il libro e tu lo devi tradurre in pochi mesi. C'è poi la ricerca culturale, sintattica, sull'autore, che porta via molto tempo”.
Quanto deve fidarsi un autore (se vivente, ovvio) del traduttore cui affida la sua opera?
Si deve affidare all'editore e percepire, dal suo entusiasmo e da quello del suo agente, se sta cadendo in buone mani. Poi ci sono gli scrittori che pensano di sapere l'italiano e che interferiscono, penso a un mio amico traduttore il cui scrittore gli faceva le pulci impropriamente. C'è però da dire che anche io sono stato tradotto: alcuni traduttori non chiedono niente, ma io mi sento più rassicurato da quelli che mi mandano le mail per avere chiarimenti....”.
E con i giochi di parole, come la mettiamo? Sono tutti traducibili?
Non esistono giochi di parole intraducibili. Non riuscire a tradurli è la più grande sconfitta!”.

Chiudiamo la “sessione” sui segreti del mestiere di traduttore dando qualche consiglio a chi vuole iniziare a farlo... 

“Innanzitutto bisogna prepararsi a fare altri due o tre lavori, perché campare di sola traduzione è difficile. E poi, bisogna essere un grande lettore di autori italiani”.
 

Parliamo ora, senza anticipare troppo, dell'operetta di Lewis. Che cosa le piace di più di essa e per quale motivo la consiglierebbe ai nostri lettori?
Si tratta di un tour de force tragicomico quasi perfetto. Cento pagine tirate con un'idea semplice e gestita magistralmente, con una lingua alla Fitzgerald, quasi inglese. Un'opera piena di umorismo nero, intelligente, con quell'elemento acre che a me piace sempre”.
Nella vita di bordo, sul piroscafo Arabella dal quale Henry Preston Standish precipita, si gioca molto, a bridge e non solo. In che modo viene rappresentata dall'autore questa componente giocosa?
La crociera è un momento di sospensione nel tempo e questo tempo, tanto idolatrato, porta velocemente alla noia e viene colmato dal gioco. Proprio in questa crociera il protagonista ha la percezione dell'inutilità della propria esistenza, viene portato fuori dal tempo e poi ancora più in là”.
Lei è anche scrittore. C'è una sua opera cui è particolarmente legato e ha mai trattato il tema del gioco?
Mi è piaciuto scrivere, era il 2018, 'Nel cuore della notte':  è stato un bel momento di creatività e mi sembrava di avere trovato una nuova voce, la mia. E poi ho scritto un libro molto giocoso e strampalato: 'Le cento vite di Nemesio', selezionato tra i dodici finalisti al Premio Strega nel 2017. Quello è stato un gioco. Volevo giocare con la lingua, con la trama, con le idee”.
Qual è l'autore che più le è piaciuto tradurre e quale vorrebbe tradurre in futuro?
Il mio autore preferito è Malcom Lawry di cui ho tradotto 'Sotto il vulcano'. Poi, mi piacerebbe molto ritradurre il Lamento di Portnoy di Philiph Roth”.
Quale futuro vede per il mondo della traduzione e della lettura?
Vorrei che la traduzione venisse valorizzata, pagata, curata di più. Per la promozione della lettura, bisogna ripartire dalle scuole e dalle famiglie, ma il cellulare è una bestia difficile da sconfiggere. E i libri hanno bisogno di raccoglimento”.

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