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Virginia Oldoini: la contessa femminista

21 settembre 2022 - 11:58

Nel libro di Benedetta Craveri nuovi documenti su Virginia Oldoini, la contessa di Castiglione, figura che precorre di quasi un secolo le conquiste femministe.

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Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, coniugata Verasis Asinari, storiograficamente nota come la Contessa di Castiglione, è una donna che ha sempre attratto romanzieri e registi, che nel corso del Novecento, e fino ad anni recenti, l’hanno resa protagonista di innumerevoli opere.

 

“La contessa: Virginia Verasis di Castiglione” (questo il titolo del libro, edito da Adelphi) torna ora d’attualità, dopo il ritrovamento, da parte della saggista Benedetta Craveri, di documenti inediti che la riguardano, compresa una straordinaria collezione di fotografie.

Benedetta Craveri svela così nuovi dettagli di questa donna straordinaria, “usata” a fini politici da Cavour e re Vittorio Emanuele II, ma mai soggiogata, e sempre consapevole del suo valore e delle sue capacità. Abbiamo avuto modo di parlarne con l’autrice di questo studio, esaminando alcuni dettagli della personalità di una donna straordinaria, ricordata non solo per i suoi innumerevoli amanti (tra i quali Napoleone III) e per la sua spregiudicatezza, ma anche come patriota italiana.

 

Professoressa Craveri, con “La Contessa” lei fa emergere un personaggio molto attuale, che oggi forse sarebbe protagonista di qualche salotto televisivo e, quasi certamente, sui social. Quali sono gli aspetti nuovi di Virginia Verasis di Castiglione che con il suo lavoro di ricerca è riuscita a svelare? Si tratta di una donna davvero atipica, per l’ambiente e per l’epoca in cui viveva, ossia l’aristocrazia piemontese di fine Ottocento.

“Più che attuale, direi. La Castiglione precorre di quasi un secolo le conquiste perseguite dalle donne solo a partire dal secondo dopoguerra. ‘Le leggi sono fatte dagli uomini e dunque sfavorevoli al nostro sesso’, ella constatava amaramente, in un’epoca in cui le donne dipendevano in tutto e per tutto dall’autorità maschile. Ma lei non aveva bisogno delle pari opportunità per arrogarsi il diritto di essere libera, di non avere padroni, e per sfidare tutti gli imperativi morali del secolo borghese. La sacralità del matrimonio, la fedeltà coniugale, la devozione materna, le convenzioni sociali non erano affar suo e a guidarla nelle sue scelte erano solo le esigenze insopprimibili del suo io.

D’altronde le sue passioni, la volontà di dominio, la politica, la speculazione in borsa, sono per la sua epoca passioni virili e come seduttrice seriale fa pensare, più che alla femme fatale, a Don Giovanni”.

 

Tornando alla protagonista del suo libro, che tipo di donna era Virginia Verasis di Castiglione? Aveva una personalità narcisista, lo si vede anche dalle fotografie, strumento nuovissimo per l’epoca, che lei ha saputo utilizzare in modo molto moderno. Quali erano le altre passioni di questa donna così straordinaria?

“Certo che era narcisista, che aveva il culto della propria bellezza, una bellezza che ha voluto immortalare in centinaia e centinaia di fotografie. E anche da questo punto di vista la Castiglione può apparire in perfetta sintonia con il narcisismo della nostra società contemporanea che ha fatto del selfie il suo gesto chiave. Ma il suo era un narcisismo originale e creativo. Le sue fotografie magnifiche in cui è non soltanto l’oggetto dell’obiettivo ma la registra, la scenografa, la costumista della sua autorappresentazione hanno cambiano la storia del ritratto fotografico, e la celebre foto in cui si copre il volto con una cornicetta vuota a mo’ di maschera e isola lo sguardo è diventata il simbolo stesso della fotografia. Inoltre la Castiglione è la prima a fotografare il suo corpo come un’opera d’arte, aprendo la strada alle grandi performers contemporanee, ad cominciare da Marina Abramovic che l’ha presa a modello”.

 

Questo libro, come tutti i suoi lavori, nascono da tante ore di studio e da tantissime ore trascorse a scandagliare negli archivi storici, che nascondono, e nasconderanno per molto tempo ancora, tantissimi segreti e curiosità. Sicuramente per trovare occorre anche saper dove cercare, ma quanto è importante, a suo parere, la componente casuale, quello che potremmo forse chiamare “il gioco della fortuna”, nel lavoro di uno storico?

“Ho una formazione letteraria e sono abituata a lavorare soprattutto sui testi già pubblicati mentre questo sulla Castiglione è per me il primo libro basato quasi interamente su fonti archivistiche. Ed effettivamente mi considero fortunata perché ho trovato negli archivi italiani e francesi una immensa quantità di documenti inediti che mi hanno fatto scoprire una Castiglione del tutto diversa dalla sua immagine canonica, consentendomi di ridarle la parola. E la fortuna più insperata è stata quella di ritrovare le sue lettere al principe Poniatowski, l’unico uomo capace di ispirarle un sentimento simile all’amore, e che costituiscono un documento sconvolgente.

Ma sono certa che la Castiglione conserva ancora molti segreti interessanti e mi auguro che nel prossimo futuro altri ricercatori avranno il desiderio, e la fortuna, di poterceli svelare”.

 

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