Colpa del reddito di cittadinanza? Qualcuno giura che sia colpa piuttosto del Covid-19. Dopo la crisi dei lavori stagionali sono in tantissimi gli addetti del settore della ristorazione e dell’intrattenimento in generale che hanno preferito cambiare area merceologica. Orari d’ufficio, o totalmente diversi. Ma basta faticare anche di sabato e domenica anche se l’inverno, spesso, si può riposare o arrotondare con altri incarichi.
E la crisi pare stia colpendo anche il settore dei parchi d’intrattenimento. In particolare qualcosa di pazzesco è successo a Gardaland, uno dei brand principali dell’industria di riferimento in Italia. Ben 13 giostre avrebbero chiuso anticipatamente proprio per la mancanza di lavoratori stagionali. Non solo camerieri, quindi, ma anche altre attività che non garantiscono posto fisso e presentano orari e ruoli decisamente più scomodi, sono in evidente difficoltà.
Il tutto è partito proprio da questo weekend. Nel momento peggiore dove, gioco forza, sono tanti i gruppi e le famiglie che si spostano per cercare relax, emozioni e divertimento. Alla fine ad essere tagliate sono ben 4 ore scelte nella fascia serale. Le giostre, infatti, si spegneranno alle 19 invece che alle 23. Ora bisognerà capire l’effetto che farà un provvedimento del genere, sia sulle casse del parco che sulla clientela.
L’annuncio è arrivato dalla pagina Facebook. "Siamo estremamente dispiaciuti per la delusione causata da una situazione temporanea – ha fatto sapere la direzione del parco divertimenti rispondendo alle lamentele dei clienti -. Cercheremo di risolvere il problema al più presto. Nel frattempo stiamo continuando ad assumere personale e stiamo attivando tutti gli strumenti per integrare i dipendenti ancora ancora mancanti".
Secondo Gardaland, con il recruiting si raggiungerà il numero necessario di addetti in poco tempo per poter poi riaprire progressivamente le attrazioni chiuse. Le giostre continueranno ad essere fruibili durante l'orario diurno: soltanto alcune di queste saranno accessibili anche in serata a causa della mancanza di personale. Il Parco infatti aveva disposto l'apertura fino alle 23.00 per la stagione estiva, ma lo scarso numero di dipendenti ha costretto la direzione a tenere aperte nella fascia serale soltanto alcune delle giostre disponibili.
Non si riesce a trovare nessuno. Non a caso altri parchi come Leolandia, hanno iniziato a pubblicare annunci dai primi mesi dell’anno. Oltre 60 persone che potrebbero ancora mancare all’appello.
I motivi sono quelli già noti a tutti e che abbiamo elencato nell’attacco del pezzo. Ad aggiungere un elemento è la Filcams Cgil: ci sono stagionali assunti per un impiego di 6 ore e 40 minuti al giorno che poi finiscono per svolgere quotidianamente 10 o 12 ore di lavoro senza alcun tipo di integrazione salariale aggiuntiva. La precarietà dell'impiego, inoltre, è un altro deterrente che fa desistere gli aspiranti dipendenti: troppe ore di lavoro, stipendi troppo bassi e incertezza per quanto riguarda il futuro nell'azienda che sta assumendo. Difficile anche incolpare le società d’intrattenimento: Covid-19, caro energetico, inflazione e ora la guerra. Una giostra vera e propria.