Sono stati centodiciotto i manifestanti per i diritti degli animali arrestati dopo aver invaso l’ippodromo di Aintree Racecourse dove si è svolta nel weekend la celebre corsa di cavalli Gran National. È quanto viene riportato sul The Guardian dove si apprende che per questa ragione lo start della gara ha subito un ritardo di circa quindici minuti nella giornata di sabato 15 aprile.
Circa 70.000 spettatori erano giunti ad assistere alla corsa più famosa del mondo ma la giornata non sarà ricordata per l’affluenza di pubblico, bensì per le dozzine di manifestanti di Animal Rising che hanno tentato in tutti i modi il boicottaggio.
L’obiettivo degli animalisti era quello di porre fine alla sofferenza degli animali in tutte le sue forme. A tal proposito alcuni di loro, riconoscibili per la maglietta rosa, hanno cercato di attaccarsi alle recinzioni, prima di essere portati via dalle forze dell’ordine.
Ma le proteste non si sono esaurite qui perché in aggiunta circa 150 manifestanti provenienti da diverse organizzazioni per i diritti degli animali si sono fermati davanti ai cancelli di Aintree. Molti di loro portavano cartelli con su scritto: "Puoi scommetterci, muoiono" oppure "Proteggi gli animali, cancella il Grand National".
A questo va aggiunto che i manifestanti hanno anche chiuso l'autostrada M57 attaccandosi all'asfalto e provocando ore e ore di ritardo per gli automobilisti, con la polizia che ha dovuto bloccare il traffico in entrambe le direzioni.
La giornata inoltre è stata segnata dalla morte di Hill Sixteen a seguito di una caduta dopo il primo recinto e complessivamente sono stati tre i cavalli deceduti nel corso di questa edizione dell’evento.
Secondo quanto riporta the Guardian un manifestante ha affermato che è stata intrapresa un'azione diretta per aumentare la consapevolezza riguardo le sofferenze degli animali: "Siamo una nazione di amanti degli animali – ha spiegato - ma il dolore che queste meravigliose creature provano quotidianamente non rende giustizia a questa etichetta. Dobbiamo trovare modi per amare gli animali che non facciano loro del male.
“So che tutti quelli che vengono ad Aintree per vedere le corse - prosegue - oggi direbbero che amano i cavalli. Tuttavia, la sofferenza che vivono dovrebbe scioccarli tutti. Ecco perché ho deciso di mettere il mio corpo tra quei cavalli e la loro morte sull'ippodromo, piuttosto che fare delle scommesse sulle loro vite.”
Per contro Lucinda Russell, l'allenatore di Corach Rambler, vincitore della gara, ha affermato invece che in le proteste hanno influito negativamente sul benessere dei cavalli mentre si preparavano a correre. "I manifestanti - ha detto - lo stanno facendo solo per lor stessi."
Non si tratta comunque della prima volta in cui la celebre corsa Grand National è stata prese di mira dagli animalisti con il dibattito sulle condizioni degli animali che rimane ancora aperto.