“La scoperta della maxi-evasione di 600 milioni di euro conferma, ancora una volta, la strategia delle mafie di sfruttare il comparto legale per predare gli ingenti capitali che muovono gli scommettitori. Questo grazie alla complicità di imprenditori conniventi e per mezzo dell’eccessiva disinvoltura di paradisi fiscali come Malta, sede prediletta di server e sedi di concessionarie. È un fenomeno che danneggia i cittadini, lo Stato e gli operatori onesti”. E’ quanto ha dichiarato il senatore del Movimento 5 Stelle, Giovanni Endrizzi che è anche membro della commissione bicamerale antimafia e che ha lanciato un “tavolo di confronto con il governo per la riforma del gioco d’azzardo: non serve cambiare la narrazione tra gioco e azzardo, è urgente parlare di sicurezza, legalità, sistema concessorio e paradisi fiscali. In Commissione Antimafia serve assoluto rigore e approfondimento. Come coordinatore del IV Comitato su mafie e azzardo, sto coinvolgendo colleghi e altri comitati ad elevare qualità e livello di analisi ciascuno nelle proprie competenze."
Tuttavia se si legge tra le pieghe dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Catania cui Endrizzi fa i complimenti per l’ottimo lavoro nel settore dei giochi, non è chiarissimo se le mafie si siano infiltrare in attività legali. Anzi, la Gdf dice che “i finanzieri del Nucleo Pef, nell’ottica di trasversalità degli interventi e anche al fine di garantire la massima efficacia dell’azione amministrativa, hanno iniziato l’attività di verifica fiscale nei confronti di una società di diritto maltese che curava, senza autorizzazione, le attività di raccolta delle scommesse, come detto, offrendo una vasta gamma di prodotti “on-line”, fra cui scommesse sportive, giochi virtuali, poker live e sale da poker, giochi di abilità, 500 giochi di casinò e 4 casinò dal vivo. Gli accertamenti hanno consentito di appurare in primo luogo che la operatività della società, curata da due imprenditori catanesi, era in realtà tutta incentrata sul territorio nazionale e, in particolar modo, a Catania, dove è stata accertata la maggiore raccolta di giocate. Di conseguenza, è stato ricostruito l’intero volume delle puntate, raccolte in Italia grazie a “centri scommesse”, che - seppur formalmente costituiti come ditte individuali - agivano sotto la direzione dei due imprenditori”.
La società, seppur operante a Catania, quindi, era totalmente illegale anche perché tutte le transazioni di gioco sono tracciate da Sogei in qualsiasi momento esse accadono e il braccio informatico è proprio quello del Mef che conosce in tempo reale tutto quello che viene scommesso nel gioco legale.
Endrizzi chiede anche maggiori “filtri e controlli (ma le società di gioco sono già controllate fino all'ultima procedura interna, Ndr) che devono essere ulteriormente innalzati perché non possa essere il sistema di offerta pubblico a costituire un cavallo di Troia per la criminalità. Ogni minimizzazione del pericolo è un favore proprio per le mafie che rappresentano un nemico comune, temibile e sempre più strutturato tecnologicamente”. Ma, come detto, la denuncia della Gdf è chiara e parla di “esercizio abusivo di gioco e scommesse” e non di un bookmaker o una poker room legale che, per via della pandemia mondiale, tra l’altro, sono chiusi da ormai quasi 300 giorni.