Il nostro network di informazione sul gaming segue tutti i verticali di gioco e siamo da sempre in prima linea dagli albori del settore sugli eSports. Tuttavia quello che sta accadendo con le sale lan, quelle dedicate proprio all’offerta di gioco competitivo, è corretto e auspicabile. Se, però, guardiamo la vicenda dal punto di vista del poker live nei club sparsi in tutta Italia, beh, tutto sembra gridare allo scandalo e alla rabbia. Nel giro di un mese, forse meno, la vicenda si è aperta e potrebbe chiudersi in tempi record. Complimenti a chi la sta gestendo ma l’affaire grida vendetta per un regolamento che non vede la luce da, ormai, 13 anni dalla promulgazione di quella legge che esiste ed è ancora nel mare magnum normativo del nostro Paese.
E la prima domanda è: ma veramente il retaggio del poker imbarazza così tanto il nostro regolatore o potrebbe essere questa l’occasione per aprirsi un varco nei gangli delle norme frenetiche in via di approvazione e di una buona disponibilità di Adm nel risolvere i problemi?
Raffreddiamo subito gli animi: il gioco dal vivo (così come la liquidità condivisa per l’online?) non è nell’agenda di nessun politico, probabilmente. Intervistammo ormai tre anni fa, Massimo Garavaglia, Lega Nord, ad un convegno e che è attualmente nel Governo Draghi come ministro del Turismo, e ci disse candidamente che, il poker live, “è un tipico esempio dell'ipocrisia italica, tutti sanno ma fanno finta di non vedere”.
In questi anni nessuno ha più preso in ballo la vicenda a parte il tentativo di un altro attuale ministro (per la disabilità) leghista, Erika Stefani che poi ritirò tutto quello che aveva presentato.
Adesso con un “comma” specifico la questione delle sale lan si può risolvere e il settore degli eventi dei videogiochi competitivi può essere già inquadrato.
Un Paese serio e maturo, però, dovrebbe ragionare con la testa e il raziocinio e non con i retaggi del passato e con le ideologie. O, peggio, sarebbe lasciare tutto così per paura di stuzzicare alcune aree politiche. E tutto questo sarebbe irreale.
Molti club, come scrivemmo noi tempo fa, probabilmente preferirebbero lasciare tutto così. Del resto il nostro Paese è quello che fonda il definitivo sul provvisorio, quindi non ci sarebbe nessuna stranezza in questo senso. E visti gli errori dello Stato in tante regole scritte forse, alla fine, è meglio che tutto resti così com’è per evitare chissà quali abomini normativi. Certo, vedendo i fatti di queste settimane, la rabbia, rimane.