Il poker live e online dopo le elezioni: dove siamo nella 'mano' con questi risultati?
Quali sono gli scenari del poker live e online dopo i risultati elettorali delle politiche di domenica 4 marzo.
Cosa aspettarsi dalle elezioni politiche di ieri, 4 marzo, per il settore del poker live e online? Bella domanda eh? Diciamo che ci troviamo "out of position" con 4 e 5 suited a cuori su un flop monotone a picche con AKJ: un po’ scomodi, insomma. Partiamo da un presupposto: il poker deve guardare al futuro del sistema concessorio italiano gestito dal braccio operativo del Mef, L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Le grandi aziende, eccezion fatta per PokerStars, offrono poker online ma anche slot, grattini, casinò online, scommesse. Insomma, se crolla il settore del gioco crolla anche il poker online. Questo per dire che non possiamo barricarci dietro al solito refrain: “Ma noi siamo quelli che puntano tutto sulle skills mica schiacciamo pulsanti a caso”. No, il gaming è un settore unito sotto questo punto di vista sebbene l’online rappresenti ormai una percentuale davvero infinitesimale del volume totale del gioco.
Il trasformismo dei “grillini”, però, è quasi ultimato: dalla negazione assoluta e al proibizionismo esasperato si è passati a nuove posizioni. “Beh il gioco produce tasse per l’erario non si può cancellare ma va regolato”. Ben diverso dalla cancellazione totale del settore ovviamente. Tuttavia la linea dei pentastellati è abbastanza “aggro” e piuttosto random. Di “pancia” l’azzardo è un male ma dobbiamo ricordare il grosso rischio di un divieto totale ma anche parziale.
La nostra idea è questa: si è creata un’offerta che ha generato una domanda e questo va regolato in maniera intelligente, non a caso. Alzare le tasse tout court, poi, è altrettanto irreale: i giochi producono già molto per l’erario ma la filiera è al limite della sopportazione di aliquote. Specie nel gioco online. Alzare tasse significa poi abbassare i payout e quindi penalizzare i giocatori. Giocatori che sono già penalizzati dall’azzardo, secondo i 5Stelle, una “tassa sulla disperazione”, come l’ha definita Di Battista da Fazio qualche settimana fa. Bene, quindi alziamo la tassa per speculare sulla disperazione magari per finanziare il reddito di cittadinanza? Qualcosa non torna.
E non torna neanche la rinuncia al gaming: le coperture per le casse dello Stato sono sempre più esigue e al limite. Bisogna regolare, non ridurre a caso e modulare la tassazione senza calcolare percentuali da strozzinaggio. Qualsiasi Governo andrà al potere questo dovrà fare. Speriamo.