Il poker live ignorato dal riordino del gioco pubblico: forse meglio così!
Poker live tra riordino e ipotesi di regolamentazione: forse in questa fase è preferibile rimanere borderline.
"Lavorando qui in UK come poker manager da 2 anni, mi sono accorto come ci sia un abisso tra le poker room italiane e e quelle inglesi. Sono solo profondamente rammaricato che ció che separa l'Italia del gioco live dall'Inghilterra è la mancanza di una sana e precisa legislazione. Come sempre, ci perdiamo in un bicchiere d'acqua. Abbiamo gente super preparata, sale che farebbero un baffo ai Casinò, ma senza l'appoggio di un governo e di leggi giuste, non si risolverá mai niente e si continuerá a brancolare nel buio". Basterebbe già questo per l'editoriale settimanale non credete? Non è nient'altro che un post su Facebook di Luca Palmieri, poker manager dell'Alea Casino di Nottingham, nel centro città della meravigliosa "casa" di Robin Hood. Un manager "in fuga", verrebbe da dire. Ma queste poche parole, che approfondiremo in settimana, ci danno la misura della situazione del poker live in Italia in confronto a quello europeo.
Solo a guardare la data della legge sul poker live verrebbe da tagliarsi le vene e da perdere anche quel briciolo di ottimismo che vorremmo continuare a mantenere.
Siamo in questo stallo ovviamente per colpa del nostro amato Governo, delle Regioni e dei Comuni. E proprio su questo punto vogliamo tornare per fare il check up del nostro poker live.
Sposiamo a pieno le considerazioni di Palmieri, siamo pronti a sottoscriverle e controfirmarle. Tuttavia siamo arrivati alla conclusione che, in questa fase, forse è meglio rimanere borderline e con questo framework normativo che il poker live si è costruito mano a mano che le sentenze, le ordinanze e le pronunce dei vari gradi di giudizio si sono posate l'una sopra l'altra fino a sedimentare su un terreno davvero solido e duro da attaccare. Lasciando da una parte, per il momento, l'aspetto fiscale dell'erogazione delle vincite e dei profit di sale di dimensioni piuttosto considerevoli. Ora non ci interessa.
E' possibile che i politici con i paraocchi della lotta alle slot come unico male del Mondo (tanto da sottovalutare ormai dipendenze vere e che nuocciono sul serio come alcol e droghe pesanti) abbiano davvero ignorato il problema perché non ne sono a conoscenza. Non ci stupiremmo, sia chiaro.
Ma è anche possibile che continua l'imbarazzo del regolatore di normare qualcosa che all'estero si regola senza paturnie e che abbiamo spesso dimostrato come non sia così difficile.
Tornando al momento politico è chiaro come per ora sia preferibile rimanere nell'ombra e con quel framework normativo artefatto di cui parlavamo pocanzi. Sì perché immaginate domani di uscire con una nota di Gioconews.it o di agenzie nazionali: "Il Governo mette all'asta 100 concessioni di poker online". Che reazione si avrebbe da parte dei "pasdaran" anti gambling che si infuocano sul nulla figuriamoci su una roba del genere. Titoli a sei colonne, prime pagine: "Il Governo apre le bische dove la gente ci si rovina col poker!". E magari una bella foto di un saloon western.
Se fossimo in un Paese maturo, culturalmente avanzato anche nella cultura del gioco e ben governato a tutti i livelli avremmo già una normativa. Si parla sempre di proteggere il consumatore/giocatore, ecco, in questo caso forse alcuni gestori di sale live ci danno maggiori garanzie del Governo. Pensate un po' come siam messi.