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Il poker live ignorato dal riordino del gioco pubblico: forse meglio così!

20 novembre 2017 - 16:47

Poker live tra riordino e ipotesi di regolamentazione: forse in questa fase è preferibile rimanere borderline. 

Scritto da Cesare Antonini


"Lavorando qui in UK come poker manager da 2 anni, mi sono accorto come ci sia un abisso tra le poker room italiane e e quelle inglesi. Sono solo profondamente rammaricato che ció che separa l'Italia del gioco live dall'Inghilterra è la mancanza di una sana e precisa legislazione. Come sempre, ci perdiamo in un bicchiere d'acqua. Abbiamo gente super preparata, sale che farebbero un baffo ai Casinò, ma senza l'appoggio di un governo e di leggi giuste, non si risolverá mai niente e si continuerá a brancolare nel buio". Basterebbe già questo per l'editoriale settimanale non credete? Non è nient'altro che un post su Facebook di Luca Palmieri, poker manager dell'Alea Casino di Nottingham, nel centro città della meravigliosa "casa" di Robin Hood. Un manager "in fuga", verrebbe da dire. Ma queste poche parole, che approfondiremo in settimana, ci danno la misura della situazione del poker live in Italia in confronto a quello europeo.

E' senz'altro vero che la qualità di alcune sale di Roma, Milano, Napoli, Pisa, Firenze, Brescia, Bergamo e tante altre città d'Italia dal Nord al Sud isole comprese, ha ormai raggiunto un livello davvero in grado di fare concorrenza alle card room dei 4 casinò, tanto per capirci. Spesso il poker nei casinò è relegato in spazi anche non idonei e per anni ha "migrato" di sala in sala fino a trovare collocazione in spazi idonei. Continua a latitare il servizio ai players, ad esempio. Cosa che, invece, eccelle in alcune sale dove per mangiare e bere non si deve accendere un mutuo ma si può avere un servizio in grado di fidelizzare i players ai tavoli. Ma non solo, l'attenzione ai giocatori è ben diversa anche se la non piena legalità del poker fuori dei casinò blocca tantissimi amatori e pro nonostante tutta la giurisprudenza favorevole per il live italiano.
E veniamo al sodo: ma come mai siamo ancora in questo stallo e soprattutto, conviene in questa fase ottenere un riconoscimento, una legge, quel regolamento famoso dell'emendamento Germontani diventato poi legge nella comunitaria 88 del 2009?
Solo a guardare la data della legge sul poker live verrebbe da tagliarsi le vene e da perdere anche quel briciolo di ottimismo che vorremmo continuare a mantenere.
Siamo in questo stallo ovviamente per colpa del nostro amato Governo, delle Regioni e dei Comuni. E proprio su questo punto vogliamo tornare per fare il check up del nostro poker live.
Sposiamo a pieno le considerazioni di Palmieri, siamo pronti a sottoscriverle e controfirmarle. Tuttavia siamo arrivati alla conclusione che, in questa fase, forse è meglio rimanere borderline e con questo framework normativo che il poker live si è costruito mano a mano che le sentenze, le ordinanze e le pronunce dei vari gradi di giudizio si sono posate l'una sopra l'altra fino a sedimentare su un terreno davvero solido e duro da attaccare. Lasciando da una parte, per il momento, l'aspetto fiscale dell'erogazione delle vincite e dei profit di sale di dimensioni piuttosto considerevoli. Ora non ci interessa.
Insomma, una legge in questa fase politica e sociale che impatto avrebbe sul poker live d'Italia? O meglio, come mai (e già l'avevamo detto) il riordino del gioco fortemente voluto dalle Regioni e che sta già causando disastri erariali incalcolabili, ha totalmente ignorato l'esistenza di queste sale da gioco spesso tra l'altro connesse e annesse a sale slot o betting legali che faranno parte di riduzioni macchine, riorganizzazioni delle distanze e quant'altro previsto nel documento redatto nella conferenza unificata?
E' possibile che i politici con i paraocchi della lotta alle slot come unico male del Mondo (tanto da sottovalutare ormai dipendenze vere e che nuocciono sul serio come alcol e droghe pesanti) abbiano davvero ignorato il problema perché non ne sono a conoscenza. Non ci stupiremmo, sia chiaro.
Ma è anche possibile che continua l'imbarazzo del regolatore di normare qualcosa che all'estero si regola senza paturnie e che abbiamo spesso dimostrato come non sia così difficile.
Tornando al momento politico è chiaro come per ora sia preferibile rimanere nell'ombra e con quel framework normativo artefatto di cui parlavamo pocanzi. Sì perché immaginate domani di uscire con una nota di Gioconews.it o di agenzie nazionali: "Il Governo mette all'asta 100 concessioni di poker online". Che reazione si avrebbe da parte dei "pasdaran" anti gambling che si infuocano sul nulla figuriamoci su una roba del genere. Titoli a sei colonne, prime pagine: "Il Governo apre le bische dove la gente ci si rovina col poker!". E magari una bella foto di un saloon western.
Se fossimo in un Paese maturo, culturalmente avanzato anche nella cultura del gioco e ben governato a tutti i livelli avremmo già una normativa. Si parla sempre di proteggere il consumatore/giocatore, ecco, in questo caso forse alcuni gestori di sale live ci danno maggiori garanzie del Governo. Pensate un po' come siam messi.

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