Poker in plexiglass o distanziamento sociale? Intanto il problema è il blocco dei confini
Spuntano i primi tavoli da poker live con i divisori in plexiglass, giuste le reazioni negative ma pensiamo ai lavoratori del gioco dal vivo.
Il tema, purtroppo, è caldo e dalle prime reazioni negative i dubbi continuano ad essere tantissimi. Il dibattito che vogliamo aprire è: giochereste con tavoli full ring come questo ritratto nella foto che circola dagli Usa o preferireste aspettare che il virus scompaia e continuare a grindare online? L’altra ipotesi, come sembra in alcune case da gioco che dovrebbero riaprire, vedi il King’s Resort, sarebbe quella del semplice distanziamento nei table games, senza divisori e pannelli ma con utilizzo di guanti e mascherine.
Prima di dirvi come la pensiamo una premessa importante: bisogna pensare ai tanti lavoratori del poker live che sono fermi da ormai due mesi e che non vedono la luce visto che non ci sono eventi in programma nel calendario internazionale e sono bloccate le frontiere troncando alla base la forza degli eventi dal vivo e la natura dei cosiddetti Rounders.
Visto così, ovviamente, il tavolo è a dir poco imbarazzante. In quanti si siederebbero sereni in questa struttura che ci lascia le stesse sensazioni delle simulazioni viste per le spiagge e soprattutto per i ristoranti? Ovviamente se vogliamo tornare a giocare dal vivo non ci resta che rassegnarci sia al distanziamento ai tavoli che a queste strutture. Poi bisognerà vedere la risposta dei players che potrebbe essere molto scarsa. In molti chiedono se oltre a queste strutture avremo anche l’obbligo di guanti e mascherine. Secondo noi assolutamente sì. I guanti, almeno, visto che il problema sta nella circolazione delle carte e delle chips vista come principale veicolo per la trasmissione del virus. Forse le mascherine, con queste struttura si potrebbero evitare.
In Usa è infiammata una polemica lanciata da Phil Galfond che invitava il Governo federale a legalizzare il poker online come dire: volete veramente giocare su questo tavolo? In molti hanno spiegato al founder di Run it Once Poker che ci sono migliaia di dealer e addetti che in America sono senza lavoro. E che bisogna trovare una soluzione. Ovviamente la provocazione di Galfond andrebbe comunque seguita dal regolatore a stelle e strisce. Il proliferare anche di room dot com che offrono gioco ai players Usa di quei stati che non sono serviti da sale legali è un problema piuttosto dilagante e preoccupante. Ma questi sono problemi d’oltre Oceano.