Salomone (Pryma Gaming): 'Un tavolo di confronto col Governo prima che sia troppo tardi'
Giosuè Salomone, ceo di Pryma Gaming, fa il punto sulla legislazione del gaming e chiede un tavolo di confronto tra Governo e operatori prima che sia troppo tardi.
Quale futuro per il comparto giochi in Italia? Lo abbiamo chiesto a Giosuè Salomone, ceo di Pryma Gaming e storico addetto ai lavori settore con una grandissima esperienza nel settore. Negli ultimi dodici anni ha vissuto e operato in vari paesi europei e cerca di tirare le somme di tutto quello che ha vissuto e visto affrontando il momento critico della legislazione italiana mettendola a confronto con quella europea nel mondo del gaming.
Che futuro per il settore giochi in Italia? “Siamo abbastanza vicini ad un punto di non ritorno purtroppo. Le vessazioni, fiscali e non solo, stanno allontanando interesse e investimenti verso altri paesi dove il Gaming è visto come una risorsa dalle enormi potenzialità . E girando l'Europa mi duole vedere che anche i giovani laureati che vogliono lavorare nel mondo del marketing e del gioco riescono a trovare posto solo in altri paesi, dove le multinazionali del settore stanno concentrando i propri investimenti. In Italia il gioco, comprendendo l'indotto, occupa circa 100.000 addetti, ma è un numero che potrebbe facilmente triplicare con le giuste politiche.
Eccessiva tassazione? “Definirla “eccessiva” è un mero eufemismo. Basti pensare che alcune tipologie di gioco, in Italia, sono tassate il quadruplo rispetto ad altri paesi europei. E malgrado questo gli operatori devono sottostare a limiti e regole sulla pubblicità fuori da ogni logica, ad una burocrazia esasperata e ad una demonizzazione da caccia alle streghe”.
Nessun beneficio dal Decreto dignità? “Assolutamente no. Ottiene l'effetto esattamente opposto rispetto a quello che si prefigge. La ludopatia va contrastata con una maggiore informazione e con un maggior controllo. Banalmente potrei dire che l'impossibilità di promuovere il gioco legale impedisce al consumatore di comprendere le differenze con il gioco illegale, rischiando di favorire quest'ultimo. Ma il problema è ben piu' ampio: nessun operatore investirà sul gioco responsabile in presenza di queste misure; e da qui, appunto, si va in direzione opposta rispetto alle intenzioni”.